La storia del carnevale napoletano: quando un tempo c’era la “cuccagna”.

Il Carnevale è la festa più gioiosa e trasgressiva dell’anno. Legata ad antichi culti pagani di celebrazione dell’avvicendarsi delle stagioni e di festeggiamenti per l’imminente rinascita primaverile, questa festa ha le sue ritualità e tradizioni ben precise, anche culinarie. Andiamo indietro con la memoria e scopriamo il carnevale al tempo dei Borbone.
La storia del carnevale napoletano: quando un tempo c’era la “cuccagna”.
Il Carnevale è la festa più gioiosa e trasgressiva dell’anno. Legata ad antichi culti pagani di celebrazione dell’avvicendarsi delle stagioni e di festeggiamenti per l’imminente rinascita primaverile, questa festa ha le sue ritualità e tradizioni ben precise, anche culinarie. Andiamo indietro con la memoria e scopriamo il carnevale al tempo dei Borbone.
I coriandoli nelle piazze, chiacchiere e sanguinaccio in bella vista nei bar e nelle pasticcerie. È così che si manifesta il carnevale, ancor prima che arrivi il martedì grasso e le sfilate con i carri allegorici. La festa ha origini molto antiche e nella storia di Napoli ha sempre avuto una grande importanza. Nel diciottesimo secolo, infatti, il re Carlo di Borbone organizzava grandi festeggiamenti in tutta la città, molto attesi dal popolo e dalla nobiltà. Il re faceva costruire in tutta la città le cosiddette “cuccagne”, delle strutture in legno ricoperte di cibo che veniva donato al popolo. Anche i nobili napoletani amavano il Carnevale, organizzando eleganti feste in maschera nei più bei palazzi della città di Napoli. I napoletani sono molto legati a queste tradizioni, ecco perché nel 2020 è stato organizzato un evento in maschera che rievoca una festa di carnevale tipica di quel periodo storico della città. Il Carnevale di Napoli, pur non essendo tra i più famosi, come quello di Venezia e di Viareggio, presenta molte usanze, maschere, ricette e tradizioni particolari. Per tradizione, il Carnevale inizia il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate. In suo onore si accende una catasta di legna – O Cippo e Sant’Antuono – che allegoricamente rappresenta tutte le cose brutte da dimenticare. Ma ripercorriamo ancora la storia di questa festa: la prima documentazione del Carnevale a Napoli si ha nel XIV secolo quando i nobili si mettevano in scena con grandi ricevimenti in maschera, balli, spettacoli, giochi e tornei. Nel XVII secolo le maschere cominciano a diffondersi anche fra i plebei: ecco che tutti scendevano in piazza per festeggiare pubblicamente, ma rigorosamente mascherati. Nel XVIII secolo, i Borbone organizzavano grandi festeggiamenti in tutta la città. Il popolo, in un tripudio di colori e suoni, invadeva le strade e faceva baldoria con i classici strumenti di musica popolare, dallo Scetavajasse, al Putipù e al tricchebballacche. E’ in quel periodo che nasce la maschera della “Vecchia ‘o Carnevale”. Una doppia maschera che unisce Pulcinella a cavallo di una vecchia, quest’ultima simbolo dell’anno trascorso, dell’inverno, della natura appassita, della negatività pregressa.
Chi la indossa rende l’immagine indossando una lunga gonna sulla tunica bianca e legandosi in vita una testa di anziana donna fatta di stoffa imbottita, e delle finte gambe, in modo da dare l’impressione che Pulcinella stia a cavalcioni sopra la vecchia. Come abbiamo già scritto, il Carnevale napoletano viene spesso associato al Gioco della Cuccagna, detto anche “palo di sapone”, visto che l’altissimo palo che fa parte del gioco veniva interamente insaponato e reso scivoloso. C’è anche una rigorosa tradizione culinaria legata al carnevale. La cucina carnevalesca napoletana è varia, divertente, colorata e comprende piatti tradizionali e unici ricordati nei giorni successivi quando vige “digiuno e astinenza”. Si inizia con la lasagna un piatto multistrato molto elaborato con ricotta, polpettine, uova sode, ragù, perché Carnevale si sa, è la festa del grasso e allora non ci si può risparmiare niente. Il menu prevede un secondo a base di carne al ragù; oppure polpette fritte, braciole e tracchiolelle. Non manca mai un sostanzioso contorno di parmigiana di melanzane abbondantemente farcita con mozzarella filante. Immancabili, i dolci tradizionali napoletani: In pole position non possono mancare le Chiacchiere. Al forno o fritte, vanno rigorosamente servite con una bella manciata di zucchero, da inzuppare nel Sanguinaccio. Un altro dolce molto famoso a Napoli è il Migliaccio. Il nome deriva dal miglio grezzo molto utilizzato nella cucina contadina povera partenopea. Cibo, musica, balli, maschere, stravolgimento dell’ordine consueto, strappo alle regole. Sono questi gli elementi che rendono il Carnevale una delle feste più belle e ricche di segni e simboli interessanti.

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