Monumenti napoletani: la chiesa di San Biagio Maggiore, dedicata al protettore delle persone malate alla gola

Si tratta di una chiesa piccolissima con un culto antico e diffuso in tutto il mondo. La seicentesca chiesa di San Biagio Maggiore, nel cuore del centro antico, si trova a Spaccanapoli, nel punto in cui si incrociano via San Gregorio Armeno e via San Biagio dei Librai (che deve il suo nome all’edificio religioso).
Monumenti napoletani: la chiesa di San Biagio Maggiore, dedicata al protettore delle persone malate alla gola.
Si tratta di una chiesa piccolissima con un culto antico e diffuso in tutto il mondo. La seicentesca chiesa di San Biagio Maggiore, nel cuore del centro antico, si trova a Spaccanapoli, nel punto in cui si incrociano via San Gregorio Armeno e via San Biagio dei Librai (che deve il suo nome all’edificio religioso).
San Biagio è protettore degli infermi di gola e il suo culto si divulgò grazie alle monache armene che, arrivate a Napoli nel VII secolo portarono con sé le reliquie del santo. La sua festa è il 3 febbraio: si benedicono i cibi e la gola con due ceri incrociati per ricordare le istruzioni che il santo diede alla madre di un bambino guarito.
La chiesa fu costruita nel 1631 per ospitare le reliquie del Santo accanto a quella di San Gennaro all’Olmo, unendo l’antica cappella di San Biagio e la sagrestia di San Gennaro. Furono proprio i librai attivi nella zona, riuniti in una Confraternita (alla quale apparteneva anche Antonio Vico, libraio e padre del grande filosofo Giambattista, nato in un palazzo poco distante e battezzato qui, a San Biagio Maggiore), a prendersi cura a lungo dell’edificio: al suo interno erano custoditi l’antica statua del Santo – poi trasferita nella vicina chiesa dei Santi Filippo e Giacomo – e il monumentale altare maggiore, opera di un artista ignoto. Nella chiesa sono conservate anche le ceneri del medico Aurelio Severino, morto per curare gli appestati.
La chiesa è rimasta chiusa per lungo tempo e riaperta solo nel 2007, dopo i lavori di restauro, grazie alla Fondazione Giambattista Vico che l’ha scelta anche come sede. La facciata esterna è molto semplice: intonaco bianco con una finestra e una targa che ne ricorda la storia, e un portale seicentesco in pietra di piperno. L’interno presenta una semplice aula stretta e lunga, di modeste dimensioni e che ha, come unica fonte di luce, la finestra del prospetto. Conserva un pavimento maiolicato e due tele seicentesche (una delle quali è stata restaurata nel 2021.

© RIPRODUZIONE RISERVATA