Ischia, bella e fragile. Un luogo magico da ripensare e salvare
Il disastro di Ischia ha ragioni ben precise. Si parla tanto di cambiamenti climatici, di abusivismo edilizio e infine di dissesto idrogeologico. Partiamo da quest’ultimo e per capire di cosa si tratta proviamo a ricostruire la storia geologica di quest’isola, quando è nata e cos’era in origine.
Ischia, bella e fragile. Un luogo magico da ripensare e salvare.
Il disastro di Ischia ha ragioni ben precise. Si parla tanto di cambiamenti climatici, di abusivismo edilizio e infine di dissesto idrogeologico. Partiamo da quest’ultimo e per capire di cosa si tratta proviamo a ricostruire la storia geologica di quest’isola, quando è nata e cos’era in origine.
E’ una delle tragedie più dure degli ultimi anni, quella della frana che sabato 26 novembre ha interessato il comune ischitano di Casamicciola, provocando morti e dispersi e distruggendo decine e decine di abitazioni. La frana, staccatasi dal monte Epomeo a causa delle fortissime piogge, ha travolto e trascinato con sé tutto ciò che ha incontrato sul proprio cammino verso il mare, e questa è ormai storia tristemente nota ai più.
Si parla tanto di dissesto idrogeologico, di fragilità del territorio, ma per cercare di capire meglio cosa questo voglia dire, può essere utile conoscere la storia geologica di quest’isola. La nascita di Ischia risale a circa 150 mila anni fa. Il territorio dell’isola fa parte del distretto vulcanico Flegreo e, 150 mila anni fa, era un’area emersa costituita da singoli edifici vulcanici. L’isola era quindi collegata al continente e al suo posto vi era un’enorme caldera creatasi dallo sprofondamento della camera magmatica.
L’innalzamento del livello del mare sommerse la conca ma, l’irrompere del nuovo magma fece risollevare il mare che formò quello che oggi chiamiamo monte Epomeo. La prova che un tempo l’isola era sommersa, è data dal fatto che su territori di montagna sono stati ritrovati numerosi reperti fossili di conchiglie e altri organismi marini. L’attività vulcanica dell’isola continuò almeno fino al 1301 con l’ultima violenta eruzione del vulcano Arso la cui lava finì dritto in mare dando origine all’odierna lingua di terra denominata Punta Molino, lungo la quale gli ischitani piantarono una pineta in segno di rinascita.
Si tratta dunque di un’isola vulcanica, composta sia da rocce dure che si trovano più in profondità che da rocce più friabili, situate in superficie e paragonabili per consistenza a sabbia o terriccio. Questo strato più superficiale è composto sostanzialmente da ceneri e lapilli di eruzioni passate e, in caso di violente piogge, è possibile che questo terreno non sia in grado di drenare l’acqua, dando vita ad una frana. L’attività vulcanica dell’isola continua ancora oggi, basti pensare alle sorgenti termali e alle fumarole, ma si ferma a questi fenomeni di lieve entità. La presenza di quest’attività fumarolica e idrotermale è legata alla presenza nel sottosuolo di masse magmatiche. L’isola d’Ischia è quindi terra viva e i suoi abitanti convivono con questi fenomeni da quasi sei mila anni.
Sparsi per tutta l’Isola d’Ischia vi sono più di 40 vulcani. Dal momento che l’Isola d’Ischia si è formata recentemente diversi vulcani sull’Isola hanno ancora una forma conica, non essendo stati erosi dagli agenti atmosferici. Il vulcano più bello e con una forma conica abbastanza accentuata è sicuramente il vulcano del Rotaro che si trova a Nord dell’Isola d’Ischia nel Comune di Casamicciola Terme.
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