C’era una volta la “‘Nzegna”, la festa più divertente nel borgo più bello di tutti: Santa Lucia

Immaginate un corteo regale, sfarzoso e pomposo, con trombe e musica trionfale e poi immaginate un altro corteo, di scugnizzi e popolani che con putipù, scetavaiasse e tamburi percorrere i vicoli di Santa Lucia per giungere al mare e fare festa. È la ‘Nzegna, quando si celebrava la Madonna della Catena.
C’era una volta la “‘Nzegna”, la festa più divertente nel borgo più bello di tutti: Santa Lucia.
Immaginate un corteo regale, sfarzoso e pomposo, con trombe e musica trionfale e poi immaginate un altro corteo, di scugnizzi e popolani che con putipù, scetavaiasse e tamburi percorrere i vicoli di Santa Lucia per giungere al mare e fare festa. È la ‘Nzegna, quando si celebrava la Madonna della Catena.
Non c’è dubbio: doveva proprio essere uno spettacolo irresistibile, il corteo borbonico che veniva messo in scena, con estrema cura per i particolari, ogni fine di Agosto nel borgo di Santa Lucia, in occasione della ‘Nzegna. Tutto il Pallonetto di Santa Lucia era mobilitato nella storica e senz’altro farsesca rievocazione.
La ‘Nzegna era una delle feste più originali e spassose della Napoli dei Borboni. Con grande entusiasmo veniva organizzata questa mascherata che attraversava le vie del borgo e così i popolani, guappi, capere e maruzzari da sempre adusi a vivere nei vasci, tra vicoli e viuzze strette e maleodoranti, per un giorno assurgevano al rango di re, regine e dignitari di corte. I Luciani esprimevano così, riportando ogni anno in vita la ‘Nzegna, la loro inveterate fedeltà alla monarchia. Ferdinado IV, conosciuto come Re Nasone, che amava pescare nelle acque di Mergellina e si divertiva a camuffarsi da popolano, mescolandosi alla gente del borgo, era l’anima vera e propria di questa festa.
La celebrazione religiosa era in onore della Madonna della Catena, protettrice dei pescatori e marinai di Santa Lucia, la cui chiesa si erge nella via principale del borgo, via Santa Lucia per l’appunto. La leggenda racconta che la sua icona sia stata rinvenuta dai pescatori nelle acque antistanti, chiusa in una cassa legata da catene. Avendola adottata come propria protettrice, i marinai le avrebbero fatto edificare una chiesa, terminata nel 1576, l’ultima Domenica di Agosto, giorno in cui sarebbe poi stata celebrate la ‘Nzegna. La storia invece racconta che Ferdinando IV e la consorte erano soliti recarsi ad onorare con il loro seguito, in uno sfarzoso corteo, la Madonna della Catena, l’ultima domenica di Agosto di ogni anno: da qui la ricorrenza.
Dopo la sacra visita, i Borboni si dirigevano verso il porticciolo di Santa Lucia e prendevano posto sul palco galleggiante allestito perché potessero da lì assistere allo spettacolo della festa del mare. Dal vico Storto prendeva intanto le mosse l’altro corteo, quello rumoroso e straccione dei Luciani. In testa c’era il capo con uniforme a bastone dal pomo d’oro e a seguire, una pletora di donne, uomini e scugnizzi con gli strumenti di rito: tambura, fischietti e putipù.
Tra musica e canti il corteo giungeva al Borgo Marinaro dove una barca veniva data alle fiamme. Intorno ad essa si formava un girotondo che durava finché il fuoco non consumava tutto il legno dell’imbarcazione, e sul finire diveniva così concitato e frenetico che inevitabilmente si spezzava e allora, in un’estasi di gioia e allegria, si correva tutti in mare e si rievocava il rinvenimento dell’effigie della Madonna. Dopo la scomparsa dei Borboni, la ‘Nzegna sopravvisse fino al 1930, e negli ultimi anni si è tentato di riportare in vita questa antica festa, ma nulla può più ricordare la Napoli di un tempo.

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