Lo sapevate? I bassi di Napoli, e’ vasci in dialetto, esistono sin dal Medioevo

Una lunga storia di miseria e povertà. I bassi: quanti se ne vedono nei vicoli di Napoli? Tantissimi e diffusi in ogni quartiere della città. Quello che in dialetti viene chiamato ‘o vascio ha origini molto antiche. Alcuni dicono Medioevo, altri addirittura prima. Eccovi qualche accenno storico.
Lo sapevate? I bassi di Napoli, e’ vasci in dialetto, esistono sin dal Medioevo.
Una lunga storia di miseria e povertà. I bassi: quanti se ne vedono nei vicoli di Napoli? Tantissimi e diffusi in ogni quartiere della città. Quello che in dialetti viene chiamato ‘o vascio ha origini molto antiche. Alcuni dicono Medioevo, altri addirittura prima. Eccovi qualche accenno storico.

(Foto Napoli Turistica).
Da che età esistono i bassi a Napoli? Rispondere a questa domanda non è facile, dato che testi storici che trattino di questo specifico argomento non ve ne sono. Più utile dare uno sguardo invece alla produzione letteraria che nei secoli ha avuto autori che dei bassi e dei vicoli ci hanno descritto l’inconfondibile atmosfera. Con una sufficiente dose di certezza, libri alla mano, possiamo affermare che tali realtà abitative risalgano già al Medioevo, trascinatesi nei secoli successive nel tessuto urbano fino ai nostri giorni, non senza evidenti cambiamenti ed evoluzioni sia nella struttura propriamente abitativa che nella composizione sociale dei suoi abitanti.
Ma torniamo alla questione interessante delle origini. I bassi esistono sin dal 1200, alcuni studiosi ipotizzano anche prima, facendoli risalire all’epoca greco-romana. Si trattava in origine di locali usati come stalle o depositi per il commercio delle merci provenienti dal mare, diffusisi negli anni dalla zona del porto a tutto quanto il centro storico della città. In questi angusti e bui locali i più indigenti, in mancanza d’altro e soprattutto in inverno, per non dormire all’addiaccio, si adattavano a viverci. Presenti in vicoli bui e stretti, dove in non rari casi in poco più di una dozzina di metri viveva una famiglia di almeno otto persone, la funzione di questo locale, ieri come oggi, era in alcuni casi quella di casa e a un tempo di bottega. In altri casi invece, dati gli spazi ridotti, la funzione era praticamente quella di mero dormitorio, dato che l’attività lavorativa, spesso fatta di piccoli espedienti, era vissuta lungo i vicoli, sì da conferire a questi ultimi un carattere di intimità e suscitando nel visitatore la sensazione di trovarsi non in una strada, bensì in una pullulante e caotica grossa abitazione.
Quest’atmosfera, tipica dei vicoli napoletani, è stata raccontata da tantissimi scrittori e poeti e ritratta da altrettanti pittori: molti l’hanno decantata e sublimate, alcuni, soprattutto tra Otto e Novecento, si sono invece soffermati sulle misere condizioni di vita della popolazione. Ma chi fu il primo scrittore a parlarci dei bassi? Il primo grande scrittore è stato Giovanni Boccaccio. Siamo nel 1321, il novelliere fiorentino è a Napoli per studiare e rimane stupito dalla bellezze della città e delle sue vie e viuzze. Eccone un accenno nel Decamerone: “….guardo quelle che siedono presso la porta delle loro case in via Capuana; di ciò gli occhi porgendo grazioso diletto..”. Anche se nel suo capolavoro non c’è traccia del termine “basso”, è indubitabile che negli atteggiamenti, nelle abitudini di alcuni personaggi di certe novelle, vi sia lo spirito e la mentalità degli abitanti d’e’ vasci , come dimostrano le righe che abbiamo citato.

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