Lo sapevate? Nel Duomo di Napoli sono custodite numerose reliquie di San Gennaro

La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è il duomo di Napoli: al suo interno sono custoditi il veneratissimo sangue e parte del cranio di San Gennaro. Le due ampolle del sangue, fissate all'interno di una piccola teca rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico, sono conservate nella cassaforte dietro l'altare della cappella del Tesoro di San Gennaro. Parte del cranio è invece racchiusa nella calotta del capo del Busto reliquiario.
Lo sapevate? Nel Duomo di Napoli sono custodite numerose reliquie di San Gennaro.
La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta è il duomo di Napoli: al suo interno sono custoditi il veneratissimo sangue e parte del cranio di San Gennaro. Le due ampolle del sangue, fissate all’interno di una piccola teca rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico, sono conservate nella cassaforte dietro l’altare della cappella del Tesoro di San Gennaro. Una delle due è riempita per tre quarti, mentre l’altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo di Borbone che, divenuto re di Spagna, lo portò con sé a Madrid. Parte del cranio è invece racchiusa nella calotta del capo del Busto reliquiario di San Gennaro.
Il duomo sorge lungo il lato est della via omonima, in una piazzetta contornata da portici, e ingloba come se fossero cappelle laterali altri due edifici di culto sorti autonomamente rispetto alla cattedrale: la basilica di Santa Restituta, che custodisce il battistero più antico d’Occidente, quello di San Giovanni in Fonte, e la reale cappella del Tesoro di san Gennaro, che conserva le reliquie del santo patrono della città.
Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico. Tre volte l’anno ospita il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro.
La basilica più volte è stata modificata a causa di terremoti e restauri. Significativa, all’interno, e decisamente sontuosa è la seicentesca Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro, patrono della città, martirizzato nel 305 d.C. al tempo di Diocleziano: uno incredibile scrigno di opere d’arte e reliquie molto preziose.
Qui è possibile ammirare anche il busto d’argento intessuto d’oro e gemme contenente il cranio, e soprattutto le famosissime ampolle con il sangue del santo, che si scioglie tre volte l’anno, a maggio, settembre e dicembre, in occasione del rito del prodigio dello scioglimento del sangue di San Gennaro.
Il busto reliquiario di san Gennaro è un’opera scultorea in oro ed argento eseguita da Etienne Godefroy, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre nel 1305 e conservata presso la reale cappella del Tesoro di san Gennaro a Napoli.
Il busto d’argento fu commissionato ai maestri orafi provenzali, Etienne Godefroy, responsabile dell’atelier orafo di corte, Guillame de Verdelay e Milet d’Auxerre, dal re Carlo II d’Angiò per le cerimonie dell’anniversario dei mille anni dalla decapitazione del martire, avvenuta nel 305 d.C. e fu pagato, tra il 10 luglio e il 31 agosto del 1304, trentuno once e undici tarì. La figura di pregevole oreficeria fu realizzata in argento e in oro e rivestita di una ricca casula con pietre preziose e smalti raffiguranti le insegne araldiche degli angioini.
La sera del 16 dicembre del 1646, tre giorni dopo l’inaugurazione della reale cappella del Tesoro di san Gennaro e in occasione della data del terzo miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro, venne trasferito dalla cappella vecchia del tesoro alla nuova il busto reliquario in oro di san Gennaro del 1305.
Il busto di san Gennaro è solitamente esposto nella cappella omonima del duomo di Napoli e, in alcuni casi, è custodito in una cassaforte in argento donata dall’imperatore Carlo II di Spagna nel 1667, quella in cui viene custodita la teca contenente le ampolle con la reliquia del sangue. Le ossa del santo furono invece trafugate dal principe longobardo Sicone I di Benevento nel IX secolo e portate a Benevento, mentre a Napoli rimase parte del cranio che i tre artisti provenzali racchiusero nella calotta del capo, con un’apposita apertura che ancora oggi custodisce le reliquie.
Le due ampolle, fissate all’interno di una piccola teca rotonda realizzata con una larga cornice in argento e provvista di un manico, sono conservate nella cassaforte dietro l’altare della cappella del Tesoro di San Gennaro. Una delle due è riempita per tre quarti, mentre l’altra più alta è semivuota poiché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo di Borbone che, divenuto re di Spagna, lo portò con sé. Carlo di Borbone era devotissimo a San Gennaro e nel 1759 quando ritornò a Madrid per sedere sul trono di Spagna portò via parte del contenuto di una delle ampolle. Il sangue fu poi custodito nella cappella dell’Escorial a Madrid e Carlo III ogni 19 settembre faceva celebrare una messa per San Gennaro.
Tre volte l’anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l’ottava delle celebrazioni in onore del patrono; il 16 dicembre), durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall’arcivescovo, i fedeli accorrono per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro. La liquefazione del tessuto biologico durante la cerimonia è ritenuta foriera di buoni auspici per la città; viceversa la mancata liquefazione è considerata presagio di eventi drammatici. La Chiesa cattolica, pur approvandone la venerazione popolare, non ha mai riconosciuto il fenomeno come miracoloso, limitandosi a definirlo come prodigioso.
Una terza ampolla è conservata nella cappella reliquiaria del Complesso Monumentale Vincenziano, cui appartiene anche la vanvitelliana chiesa della Missione, nel borgo dei Vergini.

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