Blitz al presidio contro il Tyrrhenian Link a Selargius: sequestrata l’area, sgombero dei manifestanti

Il blitz segna una svolta nella vicenda, ma lascia aperte questioni rilevanti.
Questa mattina, un blitz delle forze dell’ordine ha posto fine al presidio organizzato da attivisti a Selargius, nella città metropolitana di Cagliari. Da mesi il gruppo protestava contro l’esproprio di un’area destinata alla realizzazione della stazione di conversione elettrica del Tyrrhenian Link, un corridoio sottomarino che collegherà Sicilia, Sardegna e la penisola italiana.
Gli attivisti si oppongono alla rimozione di alberi d’ulivo presenti nella zona, sostenendo l’importanza della loro tutela. Terna, la società responsabile del progetto, ha però annunciato che circa 230 ulivi saranno ripiantumati per compensare gli interventi nell’area. Nonostante questa promessa, la protesta è proseguita per mesi con presidi, manifestazioni davanti ai municipi e iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica.
Le operazioni di questa mattina sono state coordinate dalla Digos. Gli agenti hanno identificato i manifestanti e sequestrato l’area, mettendo fine al presidio. La protesta, benché pacifica, aveva bloccato l’accesso all’area in cui sono previsti i lavori per la stazione di conversione.
Il Tyrrhenian Link, un’infrastruttura strategica per il futuro energetico dell’Italia, sarà lungo circa 970 km e avrà una capacità di 1000 MW. Il tratto ovest, che interessa la Sardegna, collegherà Fiumetorto, in Sicilia, a Terra Mala, nel comune di Quartu Sant’Elena, per una lunghezza di circa 480 km. Il progetto mira a migliorare l’efficienza della rete elettrica nazionale, riducendo i costi energetici e favorendo la transizione verso fonti rinnovabili. Tuttavia, gli oppositori sollevano dubbi sull’impatto ambientale e sociale dell’opera.
Il blitz segna una svolta nella vicenda, ma lascia aperte questioni rilevanti. Da un lato, l’importanza strategica del Tyrrhenian Link per l’infrastruttura energetica italiana; dall’altro, le preoccupazioni degli attivisti per la tutela del paesaggio e degli alberi storici. Con il sequestro dell’area, i lavori potrebbero proseguire, ma la vicenda potrebbe non essere ancora conclusa, soprattutto sul fronte legale e politico.

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