Tyrrhenian Link, continua la protesta dei comitati cittadini
Un progetto che da oltre un anno ha scatenato la protesta, ancora in atto, di diversi comitati "No Tyrrhenian Link" cittadini.
Un doppio cavo sottomarino pronto a collegare Sardegna e Sicilia, da lì la Campania. 970 chilometri di corridoio elettrico al centro del Mediterraneo per il trasporto di 1GW all’ora di energia. Questo, in sintesi, è il Tyrrhenian Link della società operatore di trasmissione Terna. Un’imponente infrastruttura, il cui approdo è previsto a Terra Mala. Un progetto che da oltre un anno, e ancor di più nelle ultime settimane, ha scatenato la protesta, ancora in atto, di diversi comitati “No Tyrrhenian Link” cittadini.
“Nel febbraio 2023, a Selargius, all’opposizione comunale e alla consigliera Francesca Olla era arrivata la bozza di delibera, che doveva andare in consiglio, sul progetto di Tyrrhenian Link. – spiega la portavoce del comitato selargino Rita Corda – Una trattativa fra le amministrazioni e Terna andata avanti senza il coinvolgimento della comunità. Da lì è iniziata la protesta dei comitati”.
Una serie di proteste dunque portate avanti da circa un anno e mezzo, il cui culmine si è raggiunto lo scorso giugno, quando Terna, come spiegato dai comitati, “ha iniziato a espropriare i terreni nelle zone interessate a quei proprietari che non avevano precedentemente venduto”. Da qui un presidio permanente nell’agro selargino. “Su Pardu rappresenta un luogo storico e un territorio identitario, – spiega Rita Corda – che oltre a essere una zona molto produttiva, è considerata a rischio idrogeologico. Per la quale esiste anche un progetto di intervento per mitigare questo rischio, con un finanziamento della Città Metropolitana deliberato dalla giunta nel 2019. Elemento che tra l’altro è valso il ricorso al capo dello Stato fatto dallo stesso comune di Selargius, con un ordine del giorno del consiglio, sollecitato dal comitato. Ma ancora non sappiamo nulla”.
Il progetto di Terna intanto va avanti. “Quello che abbiamo denunciato, noi dei comitati, tramite esposto alla Procura della Repubblica, è il fatto che il dibattito pubblico tra popolazione ed ente aggiudicatore dell’appalto sia stato svolto all’oscuro e in maniera poco partecipativa, in violazione delle norme sulla consultazione pubblica previste dalla legge italiana ed europea”, spiega la portavoce del comitato di Quartu, Giulia Lai. “Sappiamo solamente che saranno fatti espropri e imposte servitù di passaggio, – spiega Lai – e in questi mesi abbiamo così deciso di informare la comunità attraverso assemblee pubbliche”.
L’approdo del cavo sottomarino proveniente dalla Sicilia è previsto a Terra Mala. “Questo cavo andrà a sfociare in mare. Per cui Terna ha chiesto l’interdizione cinquantennale. – spiega Giulia Lai – L’impatto per il territorio? Il problema più grosso è proprio capire e sapere dalle amministrazioni quale sia”. Dal comitato selargino Rita Corda aggiunge: “A Selargius sono coinvolti 17 ettari di agro, dove l’amministrazione aveva progetti di sviluppo. Ora invece, secondo una serie di autorizzazioni e progetti, ci vogliono installare 100 containers di batterie di accumulo e parchi fotovoltaici. Una devastazione senza precedenti”.
Previste da parte di Terna anche delle compensazioni in opere pubbliche per i comuni interessati. “Adeguate? Questo è un altro punto interrogativo. Per noi un cavo del genere in Sardegna non ha alcun senso, se non funzionale alla speculazione energetica”, il commento di Giulia Lai, che aggiunge “Perché per Quartu sono previsti 500mila euro, mentre per altri comuni si parla di altre cifre, nonostante l’impatto non sia differente? A queste domande sindaci e amministrazioni devono darci risposte”.
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