Il Rifugio Miki Pig, dove trovano posto gli ultimi: più di 50 animali salvati da fini orribili
È il rifugio dei deboli, degli animali “ultimi”, quelli destinati a fini atroci, a maltrattamenti e a macelli: ospita più di cinquanta animali tra cavalli, asini, maiali, cani, pecore, capre, conigli, tartarughe, pony, mucche.
«Garantire loro la miglior vita possibile è il mio scopo, oltre a quello di sensibilizzare quante più persone possibili aprendo il santuario alle visite.»
È il rifugio dei deboli, degli animali “ultimi”, quelli destinati a fini atroci, a maltrattamenti e a macelli. È un posto dove riassaporare l’aria pura, dove respirare libertà, dove riuscire a rotolarsi nel fango, nei ciuffi d’erba appena sbocciati. Ed è un posto dove chi ama natura e animali può concedersi una pausa di dolcezza, tra musi umidi e storie a lieto fine. Si chiama il Rifugio di Miki Pig, fondato nel 2020 da Alessia, una volontaria responsabile di sede per Lav Sassari, trasferitasi in Gallura – a Telti – nel 20219 con questa missione.
«Porto avanti questa mission da sola perché ad oggi non ho volontari né aiuti esterni, salvo le donazioni di qualche buona anima che crede nel progetto. Attualmente il rifugio ospita più di cinquanta animali tra cavalli, asini, maiali, cani, pecore, capre, conigli, tartarughe, pony, mucche.»
Il Rifugio prende il nome da Michele, un maiale che si salvò da solo. Era piccino, spaventato e con la sorte segnata quando, nel 2020 – prima del Covid – scappò dall’allevamento degli orrori dove era nato. Per giorni si destreggiò in strada, preda dei cani, poi una coppia lo salvò. E ora Miki è salvo.
«La Asl minacciava di abbatterlo poiché non aveva documenti,» racconta Alessia «quindi per poterlo salvare mi sono dovuta auto-denunciare allevatore abusivo di maiali e poterlo prendere in carico dopo aver pagato una sanzione abbastanza salata. Oggi Michele ha circa sei anni e vive felice e libero all’interno del santuario con tanti nuovi amici che negli anni a seguire sono arrivati.»
Più nessuna paura del macello, insomma, solo tanta, tantissima voglia di vivere.
«Molti degli altri animali arrivano da cessioni di proprietà da parte di persone che non se ne vogliono più occupare ma ci sono anche ritrovamenti di animali vaganti, sequestri di animali maltrattati. Sono spesso storie molto tristi di animali che hanno sofferto nella loro vita precedente: entrare nel santuario per loro significa avere una seconda chance per vivere una vita da animali liberati, con una propria individualità e la libertà di esprimere la propria natura e il proprio carattere. Tutto questo ovviamente fa parte della mia visione d’insieme in cui uomo e animale riescono a convivere pacificamente e non in un’ottica di sfruttamento o abuso.»
Alessia per poter mantenere gli animali e la struttura, che sorge in un terreno di 6 ettari dove si trova anche la casa, ha un lavoro a tempo pieno. Dal lunedì al venerdì la volontaria è impegnata, quindi per poter garantire un’esistenza migliore ai suoi amici a quattro zampe sacrifica tutte le ferie e i momenti liberi. Ma non si pente, mai. «Il mio solo scopo è vederli liberi e sapere che posso continuare ad aiutare altri animali in difficoltà, che hanno solo bisogno di persone che siano dalla loro parte. Il loro salvataggio e la loro liberazione sono fonte di grande gratificazione e gioia per me, allo stesso tempo sacrificare tutti se stessi per difendere la loro vita in un mondo che ancora li considera merce, cibo, vestiti, oggetti, mi riempie di profonda tristezza. A intristirmi è soprattutto la consapevolezza che fuori da qui le persone non riescono ancora a vederli per ciò che sono, animali che meritano di vivere.»
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