Quella volta in cui De Andrè, all’Agnata, preparò le aggiughe sott’olio
L'emozionante racconto che riportiamo è tratto dal libro di Brunella Lottero, "Fratello senza peccato - Filippo Mariotti, fattore dell'Agnata, racconta l'amico fragile Fabrizio De André"
«Fabrizio aveva degli amici a Castelsardo che, tutti gli anni, gli davano le sardine da mettere sotto olio. Prima, bisognava friggerle e, poi, metterle nel vaso sott’olio. Una volta, avevamo due cassette di sardine. Abbiamo passato due notti a pulirle. Bisognava tirar fuori la testa e far venir fuori le budella. Fabrizio le puliva e, poi, si è messo a friggerle, ma, invece di friggerle per bene, le passava appena nell’olio. Faceva solo una passatina. Non le lasciava neanche cuocere e le tirava via. Le metteva nel vaso con l’olio. Alla fine, puzzava tutto. Abbiamo dovuto buttare tutto, le sardine, i vasi e l’olio.
Fabrizio aveva delle ricette buonissime. Qualche volta, però, erano sbagliate. Qualche altra volta, non le seguiva. Come quella del salame nel vino. Fabrizio si era fissato. Voleva il vino buono, per metterci dentro il salame. Abbiamo comprato cento litri di buon vino. Anch’io facevo il vino. Compravo l’uva e facevo il vino buono, buonissimo. Un vino che, quando la gente veniva qui, all’Agnata, non se ne andava senza averlo bevuto. Nei cento litri di vino, abbiamo messo dentro il salame. Poi, abbiamo buttato via tutto, salame e vino. C’era una puzza spaventosa.
Una volta, Fabrizio mi dice: «Filippo, prendiamo le acciughe». Sono andato a prendere mezzo quintale di acciughe. Ore e ore sotto al rubinetto a pulire le acciughe, anche con l’aiuto di Carlo, il suocero di Fabrizio. Ho tagliato a metà la botte del vino e l’abbiamo riempita bene con le acciughe. Quella volta, sono venute benissimo. Le abbiamo mangiate per tre o quattro anni.
Ogni tanto, gli venivano bene le sue ricette e, quando gli venivano, erano buonissime. Fabrizio era preciso nel dosaggio. Era il suo carattere. Era preciso in tutto. Meticoloso. Sull’agricoltura, per esempio, era precisissimo. Passava le notti a studiare le piante, la terra, la potatura degli ulivi, la semina, le stagioni. Qui, all’Agnata, ci sono ancora tanti libri sulle piante. Fabrizio li ha letti tutti. Studiava sui libri delle piante. Lui voleva conoscere tutti i nomi locali delle piante che ci sono qui.
Fabrizio parlava in gallurese con me, perché non sempre l’italiano lo capivo. Dopo due anni di Sardegna, Fabrizio parlava bene il nostro dialetto. Non gliel’ho insegnato io. L’ha imparato da solo. E se c’era qualche parola che non capiva, allora sì, mi chiedeva cosa voleva dire. Fabrizio era un ragazzo studioso, preciso, meticoloso e di grande memoria. Quello che aveva letto di notte, tentava di spiegarmelo, anche se io non capivo bene tutto quello che lui mi raccontava».
Dal libro di Brunella Lottero, “Fratello senza peccato – Filippo Mariotti, fattore dell’Agnata, racconta l’amico fragile Fabrizio De André” – Paolo Sorba Editore.
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