Lo sapevate? Perché ancora oggi esistono dei luoghi comuni sui Sardi e la Sardegna?

Nelle pagine di Niceforo, su alcuni gruppi Facebook, in diversi siti internet, addirittura per bocca di Beppe Grillo, Paolo Villaggio e qualche anno fa a Striscia la Notizia con il Gabibbo: a intervalli periodici, da tempo, continuano gli insulti, i pregiudizi, i luoghi comuni e le accuse ai Sardi. Perché nel 2023 l'Isola e i suoi abitanti subiscono ancora questi stupidi attacchi gratuiti?
Lo sapevate? Perché ancora oggi esistono dei luoghi comuni sui Sardi e la Sardegna?
Nelle pagine di Niceforo, su alcuni gruppi Facebook, in diversi siti internet, addirittura per bocca di Beppe Grillo, Paolo Villaggio e qualche anno fa a Striscia la Notizia con il Gabibbo: a intervalli periodici, da tempo, continuano gli insulti, i pregiudizi, i luoghi comuni e le accuse ai Sardi. Perché nel 2023 l’Isola e i suoi abitanti subiscono ancora questi stupidi attacchi gratuiti?
Non per essere permalosi a tutti i costi ma sono ormai secoli che i Sardi sono bersaglio di accuse stupide e infamanti, dal sesso con le pecore, ai sequestri continui (triste verità questa ma non valida per tutti i Sardi), all’essere scontrosi e arretrati. Cominciarono i Romani, forse infastiditi dal fatto che non tutti gli isolani si fossero inchinati davanti al loro dominio, nel tempo hanno continuato altri dominatori e simili (impossibile dimenticare il famoso detto detto “pocos, locos y mal unidos”).
Nel tempo ha subito critiche persino la lingua sarda, da tanti definita stupidamente “un dialetto”, per giunta arretrato, arcaico, non unitario, ancorato alla tradizione agro pastorale (e di certo non la pensavano così Max Leopold Wagner il maggior studioso di lingua sarda, né Antonio Gramsci).
Più o meno velatamente la Sardegna e i Sardi sono stati spesso oggetto di scherno. Ma da dove arrivano questi luoghi comuni che francamente hanno stufato, tanto da apparire banali.
A fine Ottocento lo scienziato siciliano Alfredo Niceforo scrisse che i Sardi erano predisposti geneticamente a delinquere.
Niceforo, nel dicembre del 1898 pubblicò “Delinquenza in Sardegna” un’opera con la quale teorizzava che il banditismo fosse così diffuso nell’Isola perché i Sardi erano geneticamente predisposti a commettere delitti efferati.
In quel periodo in Sardegna il fenomeno del banditismo dilagava, le “Grassazioni” cioè le aggressioni a mano armata a scopo di rapina erano drammaticamente frequenti.
Niceforo, sulla scorta di teorie di lambrosiana memoria, trasse la conclusione che: «La varietà mediterranea ha un temperamento etnico formato da un insieme di caratteri psicologici tendenti ai reati di sangue». Definì i Sardi privi di quella «plasticità morale che fa mutare ed evolvere la coscienza sociale», affetti da «daltonismo morale» che per tratti genetici e condizioni geografiche erano uomini propensi alla vendetta e afflitti dalla inarrestabile ferocia tipica del «delinquente nato».
La popolazione sarda accolse l’opera di Niceforo come l’ennesimo insulto alla gente sarda, ne scaturì una polemica durata anni sostenuta dall’intellighenzia che combatteva contro la teorizzazione scientifica della “Razza maledetta”.
In verità non tutti gli intellettuali sardi dell’epoca però avversarono le teorie dello scienziato siciliano. Niceforo nella sua ricerca attribuisce la responsabilità del dilagare del banditismo anche agli apparati di sicurezza e agli amministratori della giustizia espressione delle scelte di uno Stato accentratore e autoritario. Gli intellettuali di fede socialista vollero leggere in questa denuncia un sostegno alle loro rivendicazioni regionalistiche e federaliste. Grazia Deledda per esempio dedicò a Niceforo La via del male che venne pubblicato qualche anno dopo.
Gli insulti alla Sardegna e ai suoi abitanti hanno quindi una lunga tradizione.
Nel 2006 Vittorio Emanuele di Savoia venne intercettato al telefono col suo collaboratore Narducci e disse che i sardi erano capre e puzzavano e basta, mentre l’assistente ribattè che erano figli di p… deficienti.
Paolo Villaggio durante la trasmissione “Brontolo” condotta da Oliverio Beha nel 2012 affermò che “in Sardegna la natalità è scarsa in quanto ci si accoppia con le pecore”. Una battuta che però non piacque a molti. Poi a modo suo chiese scusa.
Altre frasi infelici furono quelle di Augusto Guerriero, un giornalista campano di grande notorietà negli anni ‘60, che scriveva sulla terza pagina del Corriere della Sera e firmava articoli su riviste e quotidiani come Epoca, Oggi, Il Tempo. Proprio su Epoca, nel 1969, Guerriero scrisse, commentando il tema dell’Anonima sequestri sarda: “in Sardegna bisogna fare una vera e propria spedizione militare. Le zone impervie delle montagne devono essere vietate ai civili; si deve sparare a vista contro chiunque vi sia sorpreso. Una volta che la zona sia stata evacuata dai civili, si possono usare anche le armi che in guerra sono vietate dal diritto internazionale. Non si riesce a scovare i banditi ed i loro amici? Ebbene si scovino con i gas!”.
Il popolare cantante e fondatore dei Bluvertigo Morgan ha una figlia avuta da una giovane di Olbia nel 2012 e l’anno dopo dichiarò “non vengo a Olbia per non essere assediato dai mamuthones”.
Per rimanere ai giorni nostri, di Beppe Grillo si disse che in occasione di una serata in un disco pub avrebbe affermato in presenza di testimoni (secondo un giornalista del Messaggero): “Belìn, c’è una puzza di ascelle che neanche nel Partito sardo d’azione”.
La Lega Nord, che oggi sembra entusiasmare anche molti Sardi, tanto da essere alleata del nostro Governatore, spesso ha dato esempio di razzismo spicciolo contro la Sardegna e i suoi abitanti. Qualche anno fa ci ha pensato il discutibilissimo Gabibbo a sfoderare i soliti pregiudizi sulla Sardegna in una pessima gag “comica” di pochi secondi.
Il pastore Urgu (Benito Urgu) non è altoatesino, ma “bassoatesino”. E per giunta puzza perché “si lava una volta ogni lustro”. Queste furono le sue parole, condite da insulsi luoghi comuni sui pastori sardi pronunciati a Paperissima Sprint, su Canale 5, rimarcati per giunta da una delle conduttrici.
Il luogo comune, dal latino locus comunis, il luogo dove ci si soffermava a parlare, è inteso come una frase fatta, un detto, un proverbio o anche un’opinione che rappresenterebbe una verità sacrosanta. In qualche caso ha anche un qualche fondamento di verità, ma nella maggior parte dei casi si tratta solo di semplificazioni o stereotipi, opinioni, spesso negative.
Luoghi comuni e stereotipi si sono stratificati nel tempo (in aggiunta a reali complessi di vergogna e inferiorità) e sono frutto principalmente di ignoranza.
Anche i mezzi di comunicazione di massa e il cinema hanno contribuito a screditare in qualche modo la Sardegna. Tante volte abbiamo sentito in ambito militare un graduato minacciare un subordinato dicendogli “Ti sbatto in Sardegna!”.
Che tutto ciò appaia come una stupidaggine non è scontato, soprattutto agli occhi dei più piccoli. Inutile elencare i tanti pregi dei Sardi per spazzare via questi pregiudizi. Forse basterebbe semplicemente studiare, conoscere e leggere di più. E magari entrare in contatto con questa terra e chi la abita.
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