Lo sapevate? I funerali di Enrico Berlinguer sono stati i più imponenti mai organizzati in Italia dopo quelli di Papa Giovanni Paolo II

Pochi uomini politici sono stati amati come Enrico Berlinguer. Quando morì, nel 1984, per andare ai suoi funerali a Roma si mobilitarono milioni di persone. Il suo funerale è stato il più imponente della storia d’Italia, dopo quello di Giovanni Paolo II.
Lo sapevate? I funerali di Enrico Berlinguer sono stati i più imponenti mai organizzati in Italia dopo quelli di Papa Giovanni Paolo II.
Pochi uomini politici sono stati amati come Enrico Berlinguer. Quando morì, nel 1984, per andare ai suoi funerali a Roma si mobilitarono milioni di persone. Il suo funerale è stato il più imponente della storia d’Italia, dopo quello di Giovanni Paolo II.
Il 7 giugno 1984, durante il comizio di chiusura delle elezioni europee a Padova, il segretario del Partito Comunista italiano Enrico Berlinguer si trova sul palco per il suo intervento.
A un certo punto inizia a perdere le forze, il respiro è affannato. Con fatica pronuncia le sue ultime parole con un fazzoletto bianco alla bocca prima di perdere conoscenza: “Compagni, proseguite il vostro lavoro…casa per casa…strada per strada…azienda per azienda, dialogando”.
Viene colpito da un ictus e quattro giorni dopo, l’11 giugno 1984, muore in ospedale all’età di sessantadue anni.
Il feretro viene condotto a Roma dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini che lo piange da “amico fraterno, figlio e compagno di lotta”.
Come riporta un vecchio articolo del sito Rai il 13 giugno si tengono i funerali a Roma, dove partecipano circa un milione e mezzo di persone divise in tre cortei che raggiungono piazza san Giovanni in Laterano, per assistere alla cerimonia.
Bandiere rosse, pugni chiusi e una commozione sincera, diffusa, sono i segni distintivi di una giornata che ha segnato una generazione.
Mai nell’Italia repubblicana si era avuta una manifestazione di tale ampiezza nei confronti di una figura politica.
Commovente fu il saluto di Pertini: il presidente si chinò con la testa sopra la bara, baciandola tra gli applausi dei presenti.
Sono presenti tutte le personalità politiche italiane e circa cinquanta delegazioni straniere, tra cui il premier cinese Ziyang, Michail Gorbaciov e Yasser Arafat. Ripercorriamo quei drammatici momenti attraverso le immagini dell’epoca da cui si nota l’immensa partecipazione popolare ad un vero e proprio dolore collettivo. Alla fine della giornata saranno circa 100 le persone colte da malore, tra cui anche una vittima per collasso cardiaco.
La famiglia fece sapere a Botteghe Oscure che Berlinguer, com’egli desiderava, sarebbe stato sepolto nel Cimitero di Prima Porta a Roma, e non nel mausoleo del Cimitero del Verano dove riposavano i massimi dirigenti del PCI come Togliatti, Longo e Amendola.
Enrico Berlinguer nasce il 25 maggio del 1922 a Sassari. Nella cittadina trascorre l’infanzia e l’adolescenza, frequenta il liceo classico Azuni e nel 1940 si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza. Nell’agosto del 1943 aderisce al PCI. Inizia allora il suo impegno politico con la partecipazione alle lotte antifasciste dell’Italia badogliana dove impera la guerra civile. Nel gennaio del 1944 viene arrestato con l’accusa di essere il principale istigatore delle manifestazioni per il pane, che si sono svolte nei mesi precedenti. Resta in carcere quattro mesi. A settembre si trasferisce a Roma con la famiglia, poi a Milano.
La sua carriera politica nel PCI comincia nel gennaio del 1948, quando a ventisei anni entra nella direzione del partito e meno di un anno dopo diventa segretario generale della FGCI, la Federazione giovanile comunista. È un uomo instancabile che gli amici descrivono timido e introverso. Un giovane dirigente comunista, lontano dalla mondanità e dai clamori della politica, che nel 1956 lascia l’organizzazione giovanile e l’anno dopo sposa a Roma Letizia Laurenti.
Sarà Segretario Regionale del PCI del Lazio dal 1966 al 1969. Eletto deputato, entra in Parlamento per la prima volta nel 1968 divenendo membro della Commissione Esteri; ben presto all’interno del partito arriva alla carica di Vice Segretario Nazionale. Al XIII Congresso Nazionale del PCI, svoltosi a Milano nel marzo del 1972, Berlinguer viene eletto Segretario Nazionale. È il 7 giugno 1984 quando si trova a Padova: durante un comizio per le elezioni europee un ictus cerebrale lo colpisce. Morirà pochi giorno dopo, l’11 giugno.
La ricetta Vistanet di oggi: s’Aranzada, dolce tipico della Sardegna. Con scorza d’arancia, mandorle e miele

La preparazione è abbastanza semplice ma richiede tempo e pazienza, una volta comprate le arance ci vorranno alcuni giorni per poter ultimare il tutto, ma basteranno pochi minuti di tempo nei primi due giorni da dedicare a cambiare l’acqua della scorza delle arance, questo servirà a togliere l’amaro della scorza.
La ricetta Vistanet di oggi: s’Aranzada, dolce tipico sardo con scorza d’arancia, mandorle e miele.
S’Aranzada è un dolce tipico sardo, più precisamente del nuorese, un dolce a base di scorza d’arancia, miele e mandorle.
Come consiglia Giallo Zafferano la preparazione è abbastanza semplice ma richiede tempo e pazienza, una volta comprate le arance ci vorranno alcuni giorni per poter ultimare il tutto, ma basteranno pochi minuti di tempo nei primi due giorni da dedicare a cambiare l’acqua della scorza delle arance, questo servirà a togliere l’amaro della scorza.
Ingredienti
Per 14 dolcetti
150 grammi di miele
100 grammi di scorza d’arancia
50 grammi di mandorle pulite
palline di zucchero
Vi serviranno anche i pirottini di carta
Procedimento
Lavate bene le arance, meglio se utilizzate uno spazzolino per fregarle sotto l’acqua corrente, avendo la buccia porosa si riuscirà a pulirle meglio.
Una volta lavate bene sbucciatele stando attenti a non prendere anche la parte bianca. Dopo averle pelate tutte prendete un tagliere e tagliatele a listarelle sottilissime.
Mettete le scorze d’arancia in una ciotola e ricopritele d’acqua, tenetele in acqua per due giorni e cambiatela 3/4 volte al giorno. Passati i due giorni, sbollentate le scorze d’arancia due volte per 2/3 minuti circa, potete preparare due pentoline d’acqua, o scolarle, cambiare l’acqua e aspettare che bolla per ripetere l’operazione.
Dopo averle sbollentate per due volte e scolate, adagiatele su una tovaglietta e lasciatele asciugare per una notte. Tagliate in due le mandorle, poi tagliatele ancora a listarelle sottili, fatele tostare per qualche minuto al forno, tiratele fuori quando inizieranno a cambiare colore, devono essere leggermente dorate.
La mattina dopo, versatele in una pentola con fondo spesso, aggiungete il miele e accendete la fiamma, tenetela sempre bassa. Fate cuocere per 30 minuti circa, mescolando ogni tanto, passati 30 minuti il miele si sarà quasi totalmente assorbito, quindi potete aggiungere le mandorle tostate, fate cuocere ancora per 8/10 minuti. Finita la cottura versate subito nei pirottini prima che si continui ad asciugare, raffreddandosi troppo si farebbe fatica, aiutatevi con un cucchiaio e un cucchiaino.
Una volta riempiti i pirottini decorate a piacere con palline di zucchero.

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