Monumenti sardi: la chiesa di San Pantaleo a Dolianova, uno degli edifici medievali più importanti della Sardegna

Andiamo alla scoperta di una delle chiese più belle e importanti dell'Isola, ricca di simbologia e mistero, con le sue ricche sculture e diverse decorazioni interne.
Monumenti sardi: la chiesa di San Pantaleo a Dolianova, uno degli edifici medievali più importanti della Sardegna.
Andiamo alla scoperta di una delle chiese più belle e importanti dell’Isola, ricca di simbologia e mistero, con le sue ricche sculture e diverse decorazioni interne.
L’edificio, in stile romanico con concessioni al gotico italiano, si trova all’interno di un’area recintata al centro del paese, accanto agli edifici dell’ex Monte Granatico recentemente restaurati.
Saltano all’occhio l’imponenza dell’architettura e il ricco ed esuberante decoro scultoreo, sia all’esterno sia all’interno, dove sono custodite importanti opere d’arte pittorica.
La chiesa sorge in un sito in cui la presenza cristiana, risalente al V-VI secolo, è testimoniata dal ritrovamento di una vasca battesimale e di un pilastrino databile alla seconda metà del X secolo.
La diocesi, come riporta Sardegna Cultura, esisteva già nel 1089, quando il vescovo Vigilius figura come testimone all’atto di donazione del giudice di Cagliari Costantino II ai monaci benedettini di San Vittore di Marsiglia.
L’ex cattedrale dell’antica Dolia (fino al 1503, anno in cui venne soppressa e inglobata nell’arcidiocesi di Cagliari) fu edificata in tre fasi tra il XII e il XIII secolo e conclusa tra il 1261 e il 1289 ad opera di maestranze provenienti dal cantiere della chiesa di Santa Maria di Bonarcado.
Al 1170 si riferiscono l’impianto trinavato, i pilastri cruciformi e tratti di muratura (fase in cui ebbe un ruolo importante il “magister Bonanus” citato in una delle iscrizioni della chiesa), mentre l’alzato è relativo al XIII secolo.
La chiesa (m 30 x 13, alta m 15 circa) è in pietra tufacea locale (arenaria). Ha pianta longitudinale trinavata con unica abside a S/E e copertura lignea derivante da una variazione del progetto originario che, vista la presenza di robusti pilastri, prevedeva volte in pietra.
A sud della facciata si erge il maestoso campanile.
Paraste d’angolo e lesene ritmano una divisione in specchi, mentre teorie di archetti semicircolari si contrappongono ad altri interrotti da un lobo. La stessa varietà interessa i peducci di imposta degli archetti, con soggetti fitomorfi, antropomorfi, zoomorfi e di fantasia, figure mostruose e geometriche. La ridondante decorazione si completa con l’architrave del portale d’ingresso, un marmo romano (un magnifico sarcofago) riutilizzato, con serpenti tra le canne in rilievo. All’interno si segnalano i capitelli decorati con scene del Nuovo Testamento e quello, ormai gotico, con foglie a “crochet”.
Sempre nell’aula si conservano gli affreschi medioevali dell’abside, quello con l'”Albero della Vita” (arbor vitae) sul fianco destro e il “Retablo di San Pantaleo”, realizzato tra la fine del ‘400 ed i primi del ‘500, opere pittoriche tra le più importanti della Sardegna per il periodo.

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