Lo Sapevate? A Cagliari via Napoli era “s’arruga de is Moras”: quando anche i sardi facevano i pirati nel Mediterraneo

Pochi sanno, forse, che questa strada, attraversata da file di turisti nelle mattine estive, era un "ghetto" di mori tenuti in schiavitù. Così come, in generale, tutto il rione Marina, a stretto contatto con il mare, i suoi tesori e purtroppo anche i suoi bottini, frutto di saccheggi ai danni di altri popoli.
Oggi è una delle più importanti “terre” di movida del centro cagliaritano. Alla Marina, infatti, i profumi di cucina e tradizione aleggiano per tutto il quartiere. E via Napoli non è certamente da meno, con la sua ricchezza di ristoranti e trattorie, insieme a negozi tipici.
Pochi sanno, forse, che questa strada, attraversata da file di turisti nelle mattine estive, era un “ghetto” di mori tenuti in schiavitù. Così come, in generale, tutto il rione Marina, a stretto contatto con il mare, i suoi tesori e purtroppo anche i suoi bottini, frutto di saccheggi ai danni di altri popoli.
Come riportato dunque dal capolavoro di Francesco Alziator, “L’Elefante sulla Torre”, nella via Napoli esisteva in tempi lontani la cosiddetta Moreria , luogo in cui venivano concentrate le schiave more. Ecco dunque che anticamente questa via era nota come “s’arruga de is Moras”.
Sembra infatti, sempre come riportato dall’Alziator, che ai tempi in cui i corsari barbareschi imperversavano nell’Isola, portando sciagure e saccheggi, rapendo donne e bambini, i sardi in qualche modo restituissero la pariglia. Alla stregua di quella saracena, dunque, esisteva anche una pirateria sarda, mirata alla cattura di africani e alla loro vendita sul mercato cagliaritano.
Salvataggio straordinario al Brotzu: una mamma e il suo bambino sopravvivono a una rara e gravissima infezione

Un caso clinico di importanza mondiale pubblicato sulla rinomata rivista internazionale Case Reports in Women’s Health
Salvataggio straordinario al Brotzu: una mamma e il suo bambino sopravvivono a una rara e gravissima infezione.
Un caso clinico di importanza mondiale pubblicato sulla rinomata rivista internazionale Case Reports in Women’s Health.
In un intervento che resterà nella storia della medicina moderna, il reparto di Ginecologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari ha affrontato e superato una delle emergenze più complesse e rare mai registrate, salvando la vita di una giovane donna incinta di dodici settimane e del suo bambino, in condizioni disperate a causa di un’infezione gravissima e altamente rara. La vicenda, che ha visto un lavoro di squadra tra ostetrici, chirurghi, ematologi e anatomopatologi, è stata così eccezionale da essere pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Case Reports in Women’s Health, attestando l’unicità e l’importanza di questo caso clinico a livello mondiale. La donna, una giovane cagliaritana, è arrivata in ospedale in condizioni critiche, con un quadro clinico di estrema gravità: un’infezione in corso, una profonda anemia e, soprattutto, una complicanza rarissima e drammatica – una gangrena estesa che minacciava di portare alla perdita sia della vita della madre che del bambino.
La diagnosi, immediatamente riconosciuta dai medici del Brotzu, si è rivelata essere la sindrome di Fournier, una forma fulminante di gangrena che distrugge rapidamente i tessuti, solitamente riscontrata nei pazienti di sesso maschile e raramente documentata in ambito femminile, tanto che si tratta di un caso unico nel suo genere. La sindrome di Fournier, causata da batteri altamente aggressivi, si manifesta con un rapido deterioramento dei tessuti, portando a condizioni di emergenza estrema. La complessità del caso era accentuata dalla presenza di una carenza cronica di globuli bianchi, cellule fondamentali per la difesa immunitaria dell’organismo, rendendo il quadro clinico ancora più difficile da gestire. La diagnosi tempestiva e corretta ha permesso ai medici dell’ospedale Brotzu di avviare un intervento chirurgico eccezionale, un’operazione di grande complessità che ha richiesto un approccio multidisciplinare e il massimo livello di competenza.
Il team di specialisti ha lavorato senza sosta, combinando le capacità di ostetrici, chirurghi, ematologi e anatomopatologi, sotto la guida del professor Antonio Macciò, ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Cagliari e direttore della Ginecologia Oncologica presso l’ospedale Businco. Grazie a questa sinergia e alla loro esperienza, è stato possibile eseguire un intervento di salvataggio che ha permesso di contenere la diffusione della gangrena, di stabilizzare la paziente e di continuare con un percorso di cura intensivo e mirato. La paziente ha così potuto affrontare con successo la gravidanza, portando a termine un parto cesareo che ha dato alla luce un bambino sano, che oggi ha già iniziato a mettere i primi dentini, simbolo di una rinascita e di un lieto fine in una situazione che sembrava senza speranza. La storia di questa donna rappresenta un esempio di come la competenza, la tempestività e la collaborazione tra specialisti possano fare la differenza, anche di fronte a condizioni mediche di rara complessità e gravità. La pubblicazione di questo caso clinico sulla rivista internazionale Case Reports in Women’s Health testimonia l’unicità del caso e il valore del lavoro svolto dagli staff medici dell’ospedale Brotzu, che continuano a essere all’avanguardia nella lotta contro le infezioni più aggressive e rare, e a offrire speranza e salvezza a pazienti in condizioni disperate. Questa vicenda sottolinea anche l’importanza di un’attenzione continua e di una diagnosi tempestiva, che possono fare la differenza tra la vita e la morte, e dimostra come la medicina moderna, quando supportata da competenza e collaborazione, possa affrontare anche le sfide più impossibili.

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