La Cagliari del passato. San Giuliano negli anni ’60-’70, ormai scomparso il monastero benedettino
Oggi è parte integrante di Monte Urpinu, ma tanti anni fa San Giuliano era una borgata sotto le falde di Monte Urpinu, nelle cui pendici sorgeva anche l'omonimo monastero benedettino, di cui non è rimasta alcuna traccia.
Tanti anni fa a Cagliari sotto le falde orientali di Monte Urpinu esisteva la borgata di San Giuliano, oggi parte integrante di Genneruxi e nome perpetuato dalla moderna via del rione. Sempre alle pendici del colle sorgeva, inoltre, l’omonimo monastero benedettino, di cui non è rimasta alcuna traccia.
Non molti sanno, però, che il nome San Giuliano è dato dal culto di un martire cagliaritano, attorno a cui nel corso della storia si è creata una certa confusione. Come riportato da Francesco Alziator, sembra che questa figura, alla quale oggi è dedicata una chiesa a Selargius, sia nata forse nel corso della famosa contesa seicentesca fra arcivescovi cagliaritani e sassaresi per il titolo ecclesiastico di primate. Dunque, probabilmente, mai esistita.
Nel 1614 l’arcivescovo sassarese Manca Cedrelles dichiarava, forse con un po’ di superficialità, di aver scoperto a Porto Torres le sepolture dei santi Gavino, Proto e Gianuario. Di contro, il collega cagliaritano Tosto iniziò a “saccheggiare” la necropoli di San Saturnino, tramutando in reliquia ogni reperto. Anni dopo, il teologo Dionigi Bonfant dà alla pubblicazione, non senza difficoltà, gli Acta dei “nuovi santi”. Come spiegato da Alziator, la “fantasia” dell’avvocato consisteva nel creare una contaminazione. Da una parte, infatti, la vita di un santo noto, dall’altra quella di un presunto santo sardo.
Con tale tecnica, sarebbe nata la figura di un nobile cagliaritano “Lianu”, cacciatore e conte per nomina dell’imperatore. In seguito alla sua conversione a Cristo, avrebbe subito il martirio quasi centenario. L’ispirazione potrebbe essere stata data dal San Giuliano Ospitaliere, festeggiato il 7 gennaio, o dalla figura del ricco cacciatore armato presente nel quadro attribuito a Juan Mates. Questo si trova nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari.
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