Folklore e leggende. “Is animeddas”: anche la Sardegna ha il suo Halloween
Per quanto oramai la più famosa – e commerciale – festa dedicata ai morti resti l’Halloween di origine celtica, in Sardegna la vera ricorrenza è quella de Is Animeddas. In un’isola con una tradizione folkloristica corposa come quella sarda, con
Per quanto oramai la più famosa – e commerciale – festa dedicata ai morti resti l’Halloween di origine celtica, in Sardegna la vera ricorrenza è quella de Is Animeddas.
In un’isola con una tradizione folkloristica corposa come quella sarda, con una indiscutibile sensibilità per il mondo dei morti, è ovvio che questo e quello dei vivi siano continuamente sovrapponibili. Proprio questo – secondo le leggende – accadrebbe nella notte dedicata ai trapassati, quella fra il 31 ottobre e il 1° novembre: le porte del purgatorio andrebbero aprendosi, lasciando alle anime penitenti la libertà di circolare liberamente fra i vivi.
Come nella più commerciale e nota festa di Halloween (almeno sino allo stop per la pandemia da Coronavirus), anche nella celebrazione de Is Animeddas i bambini – vestiti di stracci – compiono quindi i loro pellegrinaggi lungo le vie del paese, domandando a ogni porta – secondo formule che cambiano da una zona all’altra dell’isola – un piccolo dono per le anime più sfortunate. Nel tempo, poi, da arance, mandorle, limoni e pane di saba si è passati ai dolci della grande distribuzione, ma si è sostanzialmente conservato il senso del dono e dell’offerta.
La festa de Is Animeddas – così come la maggior parte delle tradizionali celebrazioni sarde – conosce poi diverse denominazioni in ciascuna area dell’isola: si parla per esempio di Su Prugadoriu in Ogliastra – celebre la festa di Seui – e di Su Mortu Mortu, a Nùoro. Ma quest’anno non se ne farà nulla, a causa del Coronavirus.
© RIPRODUZIONE RISERVATA