Quest’anno, purtroppo, a causa dell’emergenza Coronavirus la comunità ogliastrina dovrà rinunciare alla celebrazione dell’antica tradizione de Is Animas. Una ricorrenza molto sentita e riscoperta con ancora più dedizione negli ultimi anni.

A dare indicazioni in merito, con semplici post ma anche con precise ordinanze, molti dei comuni d’Ogliastra.

«Ci dispiace molto, in particolare, per i nostri bambini, che sappiamo attendevano con entusiasmo questa ricorrenza, ma proprio per tutelare i più piccoli, dobbiamo mantenere la massima sicurezza ed evitare occasioni che possano alimentare il diffondersi del virus – scrive il sindaco di Tortolì Massimo Cannas sulla pagina FB del Comune –  Dobbiamo avere pazienza e continuare a osservare comportamenti responsabili e seguire le regole di sicurezza. A nome dell’Amministrazione, ringrazio profondamente per gli sforzi e la grande responsabilità con cui la nostra comunità sta affrontando questo difficile periodo. Sono convinto che recupereremo questi momenti non appena usciremo dall’emergenza».

Per quanto oramai la più famosa – e commerciale – festa dedicata ai morti resti l’Halloween di origine celtica, in Sardegna la vera ricorrenza è quella de Is Animeddas.

In un’isola con una tradizione folkloristica corposa come quella sarda, con una indiscutibile sensibilità per il mondo dei morti, è ovvio che questo e quello dei vivi siano continuamente sovrapponibili. Proprio questo – secondo le leggende – accadrebbe nella notte dedicata ai trapassati, quella fra il 31 ottobre e il 1° novembre: le porte del purgatorio andrebbero aprendosi, lasciando alle anime penitenti la libertà di circolare liberamente fra i vivi.

Come nella più commerciale e nota festa di Halloween (almeno sino allo stop per la pandemia da Coronavirus), anche nella celebrazione de Is Animeddas i bambini – vestiti di stracci – compiono quindi i loro pellegrinaggi lungo le vie del paese, domandando a ogni porta – secondo formule che cambiano da una zona all’altra dell’isola – un piccolo dono per le anime più sfortunate. Nel tempo, poi, da arance, mandorle, limoni e pane di saba si è passati ai dolci della grande distribuzione, ma si è sostanzialmente conservato il senso del dono e dell’offerta.

La festa de Is Animeddas – così come la maggior parte delle tradizionali celebrazioni sarde – conosce poi diverse denominazioni in ciascuna area dell’isola: si parla per esempio di Su Prugadoriu in Ogliastra – celebre la festa di Seui – e di Su Mortu Mortu, a Nùoro. Ma quest’anno non se ne farà nulla, a causa del Coronavirus.