Canile comunale: la battaglia di Yassin per riavere i suoi cani. Dopo la morte in isolamento di Spenky l’uomo si batte per riavere Bou
Questa è la storia di Spenky e Bou, due cani meticci, fratelli, trovati abbandonati in un campo rom quattro anni fa e adottati da Yassin, un ragazzo emigrato dal Senegal all’Italia che ha fatto di Cagliari, dove presta servizio come
Questa è la storia di Spenky e Bou, due cani meticci, fratelli, trovati abbandonati in un campo rom quattro anni fa e adottati da Yassin, un ragazzo emigrato dal Senegal all’Italia che ha fatto di Cagliari, dove presta servizio come mediatore culturale alla Caritas verie volte a settimana, la sua nuova casa.
Il 24 marzo, la vita dei due animali è cambiata improvvisamente, e a ricostruire i fatti ci aiuta un gruppo di volontari che ha seguito da vicino la vicenda. Quel giorno la polizia irrompe per un controllo antidroga nello stabile di Viale La Playa che Yassin divide con altre persone. Nasce una colluttazione tra le forze dell’ordine e alcuni degli inquilini e i due meticci, assieme agli altri due cani che vivono in quella casa, vengono sequestrati perché, probabilmente spaventati, si mostrano aggressivi verso i militari. Yassin non è in casa in quel momento. Al suo rientro l’amara scoperta, e l’inizio di un’odissea per tentare di recuperare i suoi cani, che nel frattempo vengono portati prima al canile Dog Hotel e valutati come cani “di difficile gestione” e successivamente trasferiti al canile comunale di Cagliari.
Mentre uno dei loro compagni di sventure viene subito restituito a Valentina, altra inquilina dello stabile, Spenky, Bou e il terzo cane, che appartiene ad un amico del ragazzo senegalese, finiscono in isolamento al canile: la legge nega che dei cani di difficile gestione possano essere affidati a persone con precedenti penali, e Yassin ne ha uno relativo alla contraffazione di merce. La speranza per i due animali di poter tornare a casa dal loro padrone si accende quando la ASL veterinaria propone a Yassin, come condizione per la restituzione, il pagamento di un’assicurazione e la frequentazione di un corso rieducativo per i cani; Yassin accetta subito, ma poi la questura negherà anche questa possibilità. Passano i giorni, Yassin continua assiduamente a chiedere notizie dei suoi cuccioli, che si trovano soli nei loro box, ma segue il suggerimento datogli alla ASL di non andare a trovarli per non destabilizzarli.
Arriva venerdì 19 maggio. Spenky, dopo circa un mese e mezzo di isolamento, sta male ed è attaccato alla flebo. Così viene comunicato a Valentina e Yassin che, preoccupati, chiedono di vedere il cane: permesso negato perché, gli viene detto, è in corso la disinfezione dei box, e questo nonostante nel canile in quel momento vi siano diversi visitatori. La notizia non fa che accrescere l’ansia dei due padroni, che tuttavia vengono invitati a telefonare l’indomani. Ma il telefono squillerà a vuoto per due giorni ed il lunedì successivo, nonostante il personale sia presente in canile e solitamente vi si possa accedere per le emergenze, arriva l’ennesimo rifiuto di dare notizie sulla salute di Spenky o di poterlo vedere. Infine, il tragico epilogo: martedì 23 maggio Yassin e Valentina vengono finalmente accolti in canile, dove viene data loro la notizia della morte di Spenky per una gastroenterite fulminante.
Spenky è morto da solo, nel suo box, dove era stato ricollocato dopo alcuni passaggi in ambulatorio, senza entrare in terapia intensiva, senza poter ricevere un’ultima carezza da chi si era preso cura di lui per tanti anni e chiedeva di poterlo vedere da giorni. Vittima di un’infezione nonostante fosse in isolamento tanto tempo, fatto sul quale sono state date poche spiegazioni, sul suo corpo nessuno ha potuto piangere o richiedere un’autopsia, perché è stato immediatamente smaltito. Ora, oltre al dolore, Yassin e Valentina devono ancora affrontare l’angoscia data dal destino incerto di Bou, che rimane in isolamento in quello stesso canile e per la cui restituzione continuano a lottare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA