Addio a Sinisa Mihajlovic.

Il mondo del calcio è in lutto per la morte dell’ex calciatore e tecnico serbo, deceduto in un ospedale di Roma.

Mihajlovic nell’estate del 2019 aveva annunciato la scoperta della leucemia durante una conferenza stampa, che da subito aveva affrontato con coraggio.

Prima si era sottoposto al trapianto di midollo osseo al Sant’Orsola di Bologna, per poi riprendere in poco tempo la guida tecnica della squadra emiliana – sospesa durante le cure -.

All’inizio di quest’anno la ricomparsa della malattia, fino al comunicato di poco fa della famiglia, che ha addolorato gli appassionati di calcio e non solo. Infatti in questi anni in molti avevano apprezzato anche lo spessore dell’uomo Sinisa, nell’affrontare sempre a testa  la malattia, diventando un esempio per tante persone.

Da calciatore è stato un grande campione, prima sulla fascia ai tempi della Stella Rossa Belgrado – capace di vincere nel 1991 la Coppa dei Campioni – per poi approdare in Italia, prima alla Roma nel 1992, per poi vestire le maglie di Sampdoria, Lazio e Inter con la quale ha chiuso la carriera nel 2006.

Tante le vittorie in carriera, le più importanti con la maglia biancoceleste e con quella nerazzurra, così come resteranno indelebili nella memoria le sue micidiali punizioni dalla distanza: vero incubo per i portieri di tutto il mondo.

Appesi gli scarpini al chiodo, ha intrapreso la carriera di allenatore come vice di Mancini all’Inter, per poi esordire come tecnico al Bologna. In seguito, ha guidato Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Torino, Sporting Lisbona e poi il ritorno alla squadra felsinea – guidata fino a qualche mese fa -.  È stato commissario tecnico della Serbia.

L’Italia per lui era diventata la seconda patria dove, giovanissimo aveva sposato sua moglie Arianna e insieme hanno costruito una bellissima famiglia con cinque figli.