19 i Sindaci ogliastrini che non parteciperanno al voto, previsto per il 27 aprile, per l’elezione del Presidente e del Consiglio Provinciale della Provincia di Nuoro e che non presenteranno nessuna lista. Non si riconoscono in questo ente, spiegano, e ritengono che l’assetto istituzionale così definito non corrisponda alle necessita di sviluppo e crescita del proprio territorio.
“La non partecipazione al voto vuole essere un forte atto politico di un intero territorio che da tempo vede disconosciute le proprie istanze di crescita e partecipazione democratica ma soprattutto sta a significare la ritrovata volontà di essere protagonisti responsabili del proprio percorso di autonomia” si legge in un comunicato firmato a nome dei primi cittadini di Ussassai, Ulassai; Perdasdefogu, Osini, Cardedu, Tertenia, Arzana, Elini, Ilbono, Bari Sardo, Triei, Tortolì, Lanusei, Girasole, Talana, Jerzu, Urzulei, Villagrande Strisaili e Loceri.
Una profonda incertezza e senso di transitorietà si percepiscono, come affermano, intorno ai temi della definizione della architettura istituzionale del nostro paese: si parte dal referendum del maggio 2012 con il quale si abolirono le quattro province di più recente istituzione, passando attraverso la legge 56/2014 e la legge regionale 2/2016, sino ad arrivare al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. La necessità? Be’, serve una definizione chiara, certa e urgente.
“La stessa proposta di istituzione della nuova provincia del Nord est Sardegna non fa che ribadire la necessità di un superamento complessivo della legge 2/2016 in direzione di un quadro più funzionale e coerente con quelle che sono le legittime aspirazioni dei territori e le imprescindibili esigenze funzionali di sviluppo economico e sociale dell’intera Isola. Esiste, infatti, uno stretto rapporto tra assetto istituzionale e sviluppo, un rapporto che, nella ricerca di funzionalità e adesione ai paradigmi di una modernità complessa, veloce e interconnessa, per la parte che ci compete deve definire con chiarezza compiti e responsabilità di ciascun livello di governo”.
La domanda che si pongono i 19 Sindaci, e che ritengono abbia bisogno di una risposta urgente e inequivocabile, è la seguente: Chi fa cosa e con quali risorse?
“In questi anni di assenza della provincia Ogliastra, in questi anni di commissariamento grave e antidemocratico, abbiamo assistito ad un pericoloso scivolamento dei centri decisionali in luoghi sempre più lontani, tanti servizi sono stati messi in discussione, di altri siamo stati privati, mentre economia, disoccupazione, demografia continuano a esibire perfomance e indicatori negativi. Valutazioni di tipo economico, storico e culturale, ragionamenti sul legame tra competitività e assetto istituzionale, valutazioni sulla debolezza intrinseca delle Unioni dei comuni nella rappresentanza strategica di un territorio impegnano i sindaci ogliastrini” scrivono aggiungendo che da questo momento verrà elaborato un percorso condiviso, deciso e fermo. Obiettivo? “Una profonda rivisitazione della legge 2/2016 e dell’assetto istituzionale che da esse ne deriva affinché l’Ogliastra possa trovare la giusta veste istituzionale in grado di rispondere alla complessità delle sfide che il territorio affronta”.
“La richiesta decisa e forte è quella che, a partire da oggi, in seno al massimo organismo politico istituzionale sardo ovvero il Consiglio regionale della Regione Autonoma della Sardegna, si riapra il dibattito sugli enti intermedi tra Governo centrale e Comuni al fine di superare la fase di stallo che imperversa da troppi anni, così da restituire alla Sardegna un assetto nuovamente efficiente e funzionale all’interno del quale le giuste aspirazioni dell’Ogliastra siano riconosciute e sancite formalmente”.