Bonarcado, i nomi del sindaco Franco Pinna, di Giovanni Pes (assessore alle Attività produttive) e di un altro cittadino sono state scritte a caratteri cubitali sul muro di cinta del cimitero, accompagnate da alcune croci.

«Ancora una volta assistiamo a fatti contrari ai principi su cui si basa la vita di ogni comunità. Le minacce contro l’amministrazione comunale di Bonarcado, indirizzate in particolare  al sindaco Franco Pinna e all’assessore delle attività produttive Giovanni Pes, rappresentano una grave offesa alle fondamentali regole democratiche. Esprimo al primo cittadino e all’assessore la solidarietà, mia personale e di tutta la Giunta, per un’azione vile e vigliacca» lo dichiara il presidente Francesco Pigliaru in seguito alle intimidazioni subite dal sindaco e dall’assessore del Comune di Bonarcardo.

Il presidente Pigliaru ricorda che “per prevenire atti così odiosi  la Regione sta completando nei comuni dell’isola la rete di videosorveglianza  per la quale è imminente la pubblicazione del bando che riguarda l’ampliamento e il rafforzamento del sistema di monitoraggio e controllo del territorio”.

A Pinna e all’Amministrazione comunale solidarietà espressa anche dal presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana e dal segretario del Pd sardo Emanuele Cani.

I carabinieri del nucleo radiomobile della compagnia di Cagliari hanno denunciato (per tentata violenza sessuale aggravata e falsa attestazione a pubblico ufficiale sulla propria identità) un uomo di nazionalità pakistana di 29 anni (regolare sul territorio nazionale) disoccupato e pregiudicato.

L’uomo, intorno alle 19 circa di ieri sera, nel lungomare Poetto vicino al chiosco “Malibù”, è entrato in acqua tra i bagnanti dove ha iniziato a compiere atti osceni, atti di libidine e molestie, cercando addirittura di baciare e palpeggiare alcuni minori classe 2005, 2012 e 2011.

L’uomo è stato colto sul fatto dai genitori dei ragazzini che subito hanno chiamato il 112. Nonostante fosse stato scoperto il molestatore ha continuato con gli atteggiamenti di molestia denudandosi e masturbandosi pubblicamente anche dinanzi a loro.

Una volta giunti i militari operanti l’uomo, all’atto della sua identificazione ha fornito informazioni false sulla propria identità. I militari però lo hanno sottoposto ai rilievi dattiloscopici e fotografici, identificandolo con la sua reale identità.