Sampietrini della memoria a Roma. Inciampare nel ricordo per non dimenticare gli orrori del nazismo

A Roma alcuni sampietrini sono rivestiti d’ottone ed hanno incisi nome, data e luogo di morte dei perseguitati dal nazi-fascismo. Il messaggio che porta avanti dal 1995 l’artista tedesco Gunter Demnig è d’impatto ed efficace: inciampare nel ricordo per non dimenticare gli orrori verso ebrei, omosessuali, disabili, oppositori politici, Testimoni di Geova, Rom e Sinti.
Sampietrini della memoria a Roma. Inciampare nel ricordo per non dimenticare gli orrori del nazismo.
Articolo di Rita Chessa.
A Roma alcuni sampietrini sono rivestiti d’ottone ed hanno incisi nome, data e luogo di morte dei perseguitati dal nazi-fascismo. Il messaggio che porta avanti dal 1995 l’artista tedesco Gunter Demnig è d’impatto ed efficace: inciampare nel ricordo per non dimenticare gli orrori verso ebrei, omosessuali, disabili, oppositori politici, Testimoni di Geova, Rom e Sinti.
Nella capitale le “Stolpersteine”, ossia pietre d’inciampo, sono 330, ma è un progetto che coinvolge tutta Europa con più di 22.000 monumenti alla memoria incastonati nel terreno. Costringono a guardare verso il basso (metafora della parte più recondita ed immonda degli anfratti dell’animo umano) e contemporaneamente inducono ad un inchino verso il nome scolpito.
Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria e Roma ricorda con eventi, iniziative e tracce gli orrori della persecuzione verso ebrei, zingari, oppositori politici, omosessuali, Testimoni di Geova, disabili.
Per questa ricorrenza ci siamo recati a Trastevere per recuperare alcune storie legate a queste pietre. Ci troviamo a via Natale del Grande 21, un indirizzo che vede tristemente protagonisti padre e figlio: Adolfo ed Armando Mieli. Le pietre d’inciampo sono posizionate davanti ai portoni delle case dove vivevano prima di essere arrestati.
Dalle informazioni recuperate dal Centro di Documentazione ebraica risulta che Adolfo Mieli nacque a Roma il 26 luglio 1892, figlio di Zefania Mieli e Stella Di Nepi. Coniugato con Quinta Astrologo, fu arrestato il 15 aprile 1944, tredici giorni prima del figlio Armando, nato a Roma il 25 giugno 1929. Trattenuti al carcere di Regina Coeli, furono portati al campo di raccolta di Fossoli da cui partirono il 26 giugno 1944 con il convoglio numero 13 avente destinazione il campo di sterminio di Auschwitz.
Li immaginiamo insieme, un papà con suo figlio, “stretti stretti” l’uno all’altro nel terrore (se gli fu concesso) con la sola “colpa” di essere ebrei.
Agli occhi spiccano le date dove si evince che il giovanissimo Armando entrò nel treno della morte diretto in Polonia il giorno seguente il suo quindicesimo compleanno, ricorrenza che dovrebbe celebrare l’esistenza e che invece lo ha visto protagonista di uno dei crimini più crudeli della Storia.
Di Adolfo ed Armando è ignota la data del decesso, ma è certo che non sono sopravvissuti alla Shoah. Vorremmo riscrivere un finale diverso e vogliamo immaginare che siano riusciti a squarciare spazio e tempo “stretti stretti” l’uno all’altro, in un’altra dimensione, che si trova prima della morte e dopo la vita.
Sarebbe importante poter ripercorrere la storia di tutte le persone ricordate su queste pietre in Italia, Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Cecoslovacchia, Polonia, Paesi Bassi. Per tenere vivo il ricordo, per sensibilizzare le nuove generazioni. Decidiamo quindi di visitare la Sinagoga…

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