Nuova vita in Italia per il bimbo senza arti simbolo del dramma siriano
Una gara di solidarietà partita da Siena li ha portati in Italia: qui verranno assistiti e curati nel centro protesi di Bologna
Munzir e Mustafa, il papà e il figlio siriani mutilati nelle gambe e nelle braccia a causa dei bombardamenti, sono stati i protagonisti dello scatto “Hardship of Life”, che ha commosso il mondo intero diventando immagine simbolo del dramma siriano.
Ora, con la mamma Zeynep e le due sorelline, sono in Italia. ù
Qui resteranno in un alloggio messo a disposizione dalla Caritas e dall’Arcidiocesi e grazie a una gara di solidarietà senza precedenti portata avanti dalla città di Siena, si faranno una nuova vita e seguiranno un percorso di cure nel Centro Protesi Vigoroso di Budrio (Bologna).
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Rubrica Interviste ai cittadini. Di cosa avrebbe bisogno il tuo quartiere per migliorare? Seconda Puntata – Quartiere Trieste Salario (Coppedè)
Eccoci al nostro secondo appuntamento per la nuova rubrica dove intervisteremo cittadini che vogliano presentare la propria zona o quartiere e proporre, segnalare iniziative, idee, progetti per migliorare, un pezzetto alla volta la città. Spesso chi vive a Roma si lamenta della condizione in cui versa la Capitale, la sfida è quella di non attenersi esclusivamente alla critica di ciò che non funziona, ma di attivarsi concretamente effettuando delle richieste specifiche. Abbiamo incontrato Noemi Euticchio di Trieste Salario e l’abbiamo fatto in uno dei luoghi più suggestivi di Roma, il quartiere progettato da Gino Coppedè.
Rubrica Interviste ai cittadini. Di cosa avrebbe bisogno il tuo quartiere per migliorare? Seconda Puntata – Quartiere Trieste Salario (Coppedè)
Eccoci al nostro secondo appuntamento per la nuova rubrica dove intervisteremo cittadini che vogliano presentare la propria zona o quartiere e proporre, segnalare iniziative, idee, progetti per migliorare, un pezzetto alla volta la città. Spesso chi vive a Roma si lamenta della condizione in cui versa la Capitale, la sfida è quella di non attenersi esclusivamente alla critica di ciò che non funziona, ma di attivarsi concretamente effettuando delle richieste specifiche. Abbiamo incontrato Noemi Euticchio di Trieste Salario e l’abbiamo fatto in uno dei luoghi più suggestivi di Roma, il quartiere progettato da Gino Coppedè.
Già Vistanet ha dedicato doversi articoli a questo straordinario pezzo di Roma, ricco di storia ed esoterismo. Avevamo passato anche una notte in questo gioiello nell’isolato compreso fra via Tagliamento, via Arno, via Ombrone, via Serchio e via Clitunno, ammirando la fontana delle rane, i villini delle fate, il palazzo del ragno. Ci siamo lasciati trasportare dalla sua atmosfera fiabesca scelta come ambientazione per i film di Dario Argento, Richard Donner, Francesco Barilli. Lo stesso Coppedè si ispirò per la sua progettazione al film “Cabiria” di Giovanni Petrone del 1914 scritto da Gabriele D’Annunzio. Noemi ci accoglie con la frizzatezza tipica di chi nella vita di occupa di stand-up comedy.
Noemi, cosa vorresti per il quartiere?
“Coppedè è una zona unica in tutta Italia. Per quanto mi riguarda proporrei, come cittadina, di fare un piccolo quadrante pedonale. In modo che non solo nel week end ma anche durante la settimana si possa avere accesso a queste architetture meravigliose”.
Cosa ti piacerebbe proporre?
“Questo luogo vive soprattutto di giorno, la sera è meno attivo, ma sarebbe utile per gli abitanti del luogo, soprattutto per i giovani, creare dei gruppi di aggregazione sociali e culturali.
Io mi occupo di stand up comedy ed ho scoperto che è possibile fare critica sociale anche in questo modo divertendoci. Del resto qui siamo anche circondati dal verde, abbiamo villa Borghese, Villa Ada e soprattutto nei mesi estivi sarebbe bello creare dei gruppi di creativi”.
Hai altre idee?
“Il quartiere Salario-Trieste è un luogo elegante, è un posto dove ci vivono anche persone altolocate, qui ci sono le sedi di quasi tutte le Ambasciate. Sarebbe utile proporre ai tanti bar e locali, in questo caso al municipio di poter fare dei dehor comuni. Mi piacerebbe che diventasse realtà l’idea di dare un’immagine coordinata alla parte all’aperto di bar o ristoranti, spesso sul marciapiede di una via o in una piazza, attrezzata con tavolini e sedie per i clienti. Questo restituirebbe un’estetica migliore e più decorosa, degna del territorio in cui viviamo”.
C’è un posto della zona a cui sei legata particolarmente?
“Sicuramente via Salaria, sede della mia università, ogni volta che passo lì davanti mi commuovo pensando al passato”.
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