Accadde Oggi: 24 agosto 2016, il terremoto ad Amatrice e Accumoli in cui morirono 299 persone

#Italia A quattro anni dal sisma, Amatrice e Accumoli ricordano quella terribile notte che sconvolse la loro terra. Bilancio di vite umane altissimo: 299 i morti
Sono quattro gli anni trascorsi dal terremoto che nel 2016 ha spaccato il Centro Italia, uccidendo 299 persone, 249 solamente ad Amatrice e Accumoli. Insieme al dolore, ancora vivo, per il prezzo altissimo pagato in termini di vite umane (in tutto 299 morti), i piccoli borghi del Centro d’Italia, un tempo segnalati tra i più belli del Paese, attendono una ricostruzione che tarda a decollare. In alcune frazioni di Amatrice e Accumoli, infatti, il tempo sembra essersi fermato un attimo dopo quella manciata di secondi in cui il sisma piegò sulle ginocchia ogni cosa.
A quattro anni sono un’ottantina gli interventi di ricostruzione pubblica in fase di progettazione per oltre 120 milioni di euro. Ad Amatrice sono in corso i lavori dei primi grandi condomini privati e dell’albergo “Il Castagneto”. Nel paese la rimozione macerie è quasi ultimata ma nelle frazioni è ancora in ritardo.
Proseguono anche le inchieste e i processi. Ma soprattutto prosegue la vita di chi ha scelto di restare. Tra anziani che non vedono un futuro e giovani che si battono per costruirlo.

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Lo sapevate? Che cosa è il vomitorium romano?

Il termine “vomitorium” evoca immagini pittoresche e spesso fuorvianti rispetto al reale significato associato alla vita nell'antica Roma.
Lo sapevate? Che cosa è il vomitorium romano?
Il termine “vomitorium” evoca immagini pittoresche e spesso fuorvianti rispetto al reale significato associato alla vita nell’antica Roma.
Esiste una leggenda inesatta he identifica il “vomitorium” come una sala dedicata appositamente ai banchetti imperiali dove i patrizi si ritiravano per rigettare il cibo e poter continuare a mangiare. Questa interpretazione è un falso storico, frutto di un equivoco linguistico e di una certa fascinazione moderna per gli eccessi decadenti di Roma.
In realtà si trattava di elementi architettonici dei grandi edifici pubblici, come anfiteatri e teatri. Il termine deriva dal verbo latino vomere, che significa “vomitare” o “emettere con forza”, ma in senso figurato. I vomitoria erano infatti passaggi o corridoi progettati per permettere il rapido afflusso e deflusso degli spettatori.
Erano concepiti in modo ingegnoso per evitare ingorghi e facilitare l’accesso alle gradinate. Fu un sistema tanto efficace che ispirò la progettazione moderna degli stadi.
Uno degli esempi più noti si trova nel Colosseo, dove decine di passaggi radiali consentivano a migliaia di spettatori di entrare e uscire in pochi minuti. Questo dimostra l’altissimo livello di conoscenza ingegneristica raggiunto dai Romani in ambito urbanistico e architettonico.
Il fraintendimento sul significato del termine si diffuse soprattutto in epoca moderna, quando alcuni scrittori e storici del XIX secolo, forse suggestionati da racconti esagerati sull’opulenza romana, attribuirono ai vomitoria una funzione legata all’eccesso alimentare. Anche se i Romani praticavano il “vomitus” in certi contesti medici o rituali, non esistono fonti certe che attestino l’esistenza di stanze dedicate a questo scopo durante i banchetti.
Molti stadi e arene contemporanei, specialmente negli Stati Uniti e in Europa, adottano sistemi di accesso e uscita ispirati direttamente a questo modello romano. Il termine viene persino usato in ambito architettonico moderno per indicare corridoi di distribuzione rapida del pubblico. Ancora una volta, la Roma antica dimostra di essere stata non solo una civiltà spettacolare, ma anche sorprendentemente funzionale.
Questa capacità dei Romani di coniugare funzionalità ed estetica ha influenzato non solo lo sport e l’intrattenimento, ma anche l’urbanistica civile. I vomitoria sono diventati modelli di efficienza anche per grandi spazi come aeroporti, centri congressi e metropolitane, dove il flusso delle persone va gestito con precisione.
Inoltre, il termine continua ad affascinare scrittori, registi e studiosi, che spesso lo utilizzano per evocare il contrasto tra apparenza e realtà nella narrazione storica.
Studiare questi dettagli architettonici non è quindi solo una questione tecnica, ma anche un modo per capire come si costruiscono e si decostruiscono, i miti storici.
I Romani, del resto, non smettono mai di insegnare, anche attraverso un corridoio.

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