Lo sapevate? Nell’Anfiteatro Flavio furono mandati a morire 500 mila uomini e un milione di animali

Lo sapevate? Nell’Anfiteatro Flavio furono mandati a morire 500 mila uomini e un milione di animali. Gli spettacoli nell’antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti
Lo sapevate? Nell’Anfiteatro Flavio furono mandati a morire 500 mila uomini e un milione di animali.
Gli spettacoli nell’antica Roma erano numerosi, aperti a tutti i cittadini ed in genere gratuiti; alcuni di essi si distinguevano per la grandezza degli allestimenti e per la crudeltà.
I Romani frequentavano di preferenza i combattimenti dei gladiatori, quelli con bestie feroci (venationes), le riproduzioni di battaglie navali (naumachia), le corse di carri, le gare di atletica, gli spettacoli teatrali dei mimi e le pantomime.
Il primo spettacolo con gladiatori si svolse probabilmente nel 264 a.C. Nel 105 a.C. i giochi divennero pubblici. Il numero degli spettacoli gladiatorii aumentò enormemente durante l’Impero. La dinastia Flavia, iniziata con l’imperatore Flavio Vespasiano, fece costruire il più grande e più famoso anfiteatro del mondo, l’anfiteatro Flavio, successivamente conosciuto con il nome di Colosseo. Qui, secondo un conteggio approssimativo, si conta che morirono 500 mila uomini e almeno un milione di animali.
Lo spettacolo preferito era quello delle corse dei cavalli.
Quando l’imperatore appariva nel circo, nell’anfiteatro o nel teatro, la folla lo salutava levandosi in piedi e agitando fazzoletti bianchi, omaggiandolo e manifestandogli la propria presenza e la compartecipazione emotiva, quasi religiosa, al suo assistere allo stesso spettacolo che si svolgeva alla vista comune.
Come riporta uno studio Focus, la mattina era dedicata alle venationes: la caccia e l’uccisione di animali selvatici e la lotta all’ultimo sangue tra loro e gli uomini. Era un momento molto partecipato dal pubblico, che amava l’esposizione di animali rari, la ricostruzione di paesaggi esotici sullo sfondo e la perizia dei cacciatori che a piedi o a cavallo affrontavano tigri e leoni.
Non è chiaro però dove fossero tenute le bestie prima di uscire nell’arena. I sotterranei del Colosseo non erano sufficienti a contenere le centinaia di animali coinvolti nelle venationes. Secondo un’ipotesi erano radunati in una caserma poco distante dal Colosseo: da lì raggiungevano l’anfiteatro passando per un apposito corridoio.
Conclusa la grande caccia, la temperatura saliva. Dopo che gli addetti avevano rimosso carcasse ed eventuali cadaveri della venatio e spruzzato acqua e zafferano nell’aria per depurare l’ambiente, si passava infatti alla fase più cruenta: le esecuzioni, intervallate da gare di atletica e intermezzi comici.
A venire uccisi erano sia cittadini romani, sia stranieri o schiavi. Per i primi la fine era veloce e avveniva con un colpo di spada. Gli altri invece potevano essere condannati al supplizio della croce (crucifixio), essere bruciati vivi (ad flammas) o gettati in pasto alle fiere (ad bestias). Il momento più atteso della giornata però erano i combattimenti tra gladiatori. I duelli si svolgevano di norma in un unico tempo e proseguivano finché un atleta non si arrendeva o moriva.

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