Lo sapevate? Aldo Fabrizi era figlio di un vettorino e di una ‘fruttarola’ di Campo de’ Fiori

Un'intervista immaginaria all'immenso attore simbolo di Roma, orgoglioso delle sue umili origini. Fu anche poeta e dovette sin da piccolo contribuire al sostentamento della famiglia.
Lo sapevate? Aldo Fabrizi era figlio di un vettorino e di una ‘fruttarola’ di Campo de’ Fiori.
Aldo Fabrizi, l’anima di Roma nata tra i banchi di Campo de’ Fiori.
Dietro la maschera bonaria e inconfondibile di Aldo Fabrizi si cela la storia autentica di un uomo profondamente legato alla sua città, alla sua famiglia e a un’infanzia trascorsa tra la fatica quotidiana e la poesia del vivere popolare. Figlio di un vettorino e di una fruttivendola del mercato di Campo de’ Fiori, Fabrizi nacque nella Roma più verace, quella dei mestieri umili e delle voci genuine che rimbalzano tra i sanpietrini e i vicoli di un centro ancora intriso di vita vera. Cresciuto in un contesto dove ogni soldo contava, imparò presto il valore del lavoro e della responsabilità, contribuendo al sostentamento della famiglia già da bambino. Quella realtà semplice ma intensa lo forgiò artisticamente e umanamente, diventando la linfa vitale del suo talento. Ogni battuta, ogni gesto, ogni poesia recitata portava con sé l’eco di quelle mattinate romane tra i banchi di frutta, le grida dei venditori e gli odori intensi del mercato. Attore, poeta e regista, Fabrizi seppe raccontare come pochi l’Italia della sua epoca, rappresentando sul palco e sullo schermo una Roma fatta di cuore, dignità e ironia. Non si trattava solo di interpretare personaggi: Fabrizi li abitava, con quella sua voce che sapeva scivolare dalla comicità alla malinconia con una naturalezza disarmante. Nel suo percorso artistico non rinnegò mai le origini popolari, ma anzi le trasformò nella materia viva di un racconto collettivo, in cui l’uomo qualunque trovava finalmente il proprio spazio nella cultura nazionale. Aldo Fabrizi resta così non solo un monumento del cinema e del teatro italiani, ma anche un testimone prezioso di un’identità romana che oggi, più che mai, merita di essere ricordata.
“Mamma, oggi vengo ad aiutarti al banco di frutta e verdura a Campo de’ Fiori. Mi accompagna papà con la carrozza”.
Parole che immagino uscire dalla bocca di Aldo Fabrizi da bambino, che ha sempre parlato con orgoglio delle sue umili origini, essendo lui stesso un uomo semplice e simbolo di una romanità tipica del dopoguerra.
“Papà era un vetturino ed è morto quando avevo 11 anni a causa di una brutta polmonite in seguito ad una caduta da cavallo in un fosso romano palustre”.

Campo dei Fiori
Mentre passeggiamo per Trastevere e Campo de’ Fiori la nostra immaginazione galoppa sognando un’intervista con il grande attore protagonista di film memorabili con importanti registi come, tra gli altri, Monicelli. Rossellini, Steno, Scola ed altri dove fu lui stesso attore, sceneggiatore e regista.
“Nonostante fui costretto ad abbandonare gli studi dopo la morte di papà per contribuire al sostentamento della famiglia, la carriera cinematografica mi ha permesso di ottenere importanti riconoscimenti” continua nella nostra mente.
I premi a cui si riferisce sono il David di Donatello, due Nastri d’Argento, ed insignito alla Biennale di Venezia per meriti artistici.
“Anche mia sorella entrò a far parte di questo mondo, il suo nome era Elena Fabrizi, ma tutti la conoscono come “La Sora Lella”.
Ma fu anche poeta: appena ventenne riuscì a far recensire su Il Messaggero una raccolta di sonetti romaneschi “Lucciche ar sole”.
“Posso recitarvi una poesia?” Ormai è come sognare ad occhi aperti, siamo con lui a fare la spesa al banco della madre. Aldo recita a memoria i versi che ha dedicato all’insolenza romana.
“L’autentico romano è questo qui:
risparmia er fiato ar massimo che po’,
dondola la capoccia pe’ di’ ‘No!’
e abbassa l’occhi si ha da di’ de sì.
Pe’ risponne ar telefono fa: “Si…”
Si ha da chiama’ quarcuno, strilla: “Aò!”
E quanno co’ le mano forma un “O”
vordì du’ occhi o un bucio da ingrandì.
Invece si le mano, in quella posa,
pe’ due tre vorte l’arza e le riabbassa,
vò intenne che s’è rotto quarche cosa.
Insomma li romani, bontà loro,
so’ così igri ch’a ‘gni nòva tassa
dicheno solamente ‘tacciloro!’”
Alla fine tutto il mercato applaude e qualcuno dice a suo madre: “Deve essere orgogliosa ad aver avuto due figli come Aldo ed Elena”.
La risposta della madre è in romanesco: “Io so’ orgogliosa de’ tutti i fiji miei, ne ho sei”.
Smettiamo di sognare e Campo de’ Fiori torna ai giorni nostri, alcune persone si dissolvono, i bambini si trasformano in anziani ed indossano vesti attuali. Vorremmo che non tutto di quel periodo scomparisse. Ciao Aldo.
Foto 1 e 2 : Aldo Fabrizi in scena
Foto 3 : Campo de’ Fioori
Foto 4: Aldo Fabrizi accolto dalla madre di ritorno da un viaggio – foto dell’archivio dell’Istituto Luce

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