Alla scoperta della Roma nascosta: Gianicolo, l’altro volto del Fontanone, il giardino segreto

Andiamo alla scoperta della Roma segreta e proponiamo questo bell'articolo di Andrea Barcariol per Roma Capitale su uno degli angoli più amati dai Romani. È uno dei luoghi più amati da romani e turisti, anche per lo spettacolare panorama che offre. La Fontana dell’Acqua Paola, ben più nota come il Fontanone del Gianicolo, è uno dei monumenti simbolo della capitale nonché location di scene di celebri film, da “La grande bellezza” a “Spectre”.
Alla scoperta della Roma nascosta: Gianicolo, l’altro volto del Fontanone, il giardino segreto.
Andiamo alla scoperta della Roma segreta e proponiamo questo bell’articolo di Andrea Barcariol per Roma Capitale su uno degli angoli più amati dai Romani. È uno dei luoghi più amati da romani e turisti, anche per lo spettacolare panorama che offre. La Fontana dell’Acqua Paola, ben più nota come il Fontanone del Gianicolo, è uno dei monumenti simbolo della capitale nonché location di scene di celebri film, da “La grande bellezza” a “Spectre”.
Realizzata tra il 1610 e il 1614 dagli architetti Giovanni Fontana e Flaminio Ponzio e dallo scultore Ippolito Buzio, nasce come mostra terminale dell’Acquedotto Traiano-Paolo, che era stato appena restaurato e che attingeva l’acqua dalle sorgenti vicino al lago di Bracciano.

Il Fontanone del Gianicolo
Lo scopo era quello di approvvigionare d’acqua le zone della riva destra del Tevere: Vaticano, Borgo e Trastevere a cui, successivamente, si aggiunsero le fontane del centro, comprese quelle di piazza Navona, tuttora alimentate dall’acquedotto.
Inizialmente il Fontanone aveva cinque piccole vasche (vedi stampa sopra) in corrispondenza delle arcate, il prospetto fu modificato alla fine del 1600 dall’architetto Carlo Fontana (nipote di Giovanni) che conferì al monumento la forma attuale: un unico bacino marmoreo, in stile barocco, molto scenografico. La necessità di accrescere la portata dell’acquedotto portò alla scelta di mescolare alle acque sorgive quelle lacustri, facendo scadere notevolmente la qualità dell’acqua.
Da qui il detto trasteverino ricordato, lo scorso febbraio, in post su Instagram anche da Carlo Verdone: “Ricordo che da ragazzino ancora sentivo dire una frase dai vecchi romani: Vali come l’acqua Paola! Era un’offesa. Perché l’acqua di questa fontana viene dal lago di Bracciano. E quell’acqua, che era considerata di scarsa qualità, diventò sinonimo di persona o cosa che non valeva niente, che andava scartata”.
L’opera è ornata di draghi (nella foto in basso) e aquile, simboli araldici della famiglia del committente: Papa Paolo V Borghese.
Per la parte decorativa furono utilizzati marmi di spoglio provenienti dal Foro Romano e dal tempio di Minerva al Foro al Foro di Nerva, demolito proprio per rifornire il cantiere del Gianicolo, mentre quattro delle sei colonne della facciata appartenevano all’antica basilica costantiniana di San Pietro.
Danneggiata dai cannoni francesi nel 1849, la fontana subì un primo restauro nel 1859 e, successivamente, nel 1934 e negli anni Cinquanta. L’amministrazione Capitolina è intervenuta dal 2002 al 2004. “È stata realizzata una grossa operazione con pulitura, rimozione del calcare, revisione dell’impianto idraulico, stuccature e consolidamenti, mentre nel 2019 la fontana è stata sottoposta a una manutenzione straordinaria” – spiega Francesca Bertozzi, funzionaria della Sovrintendenza Capitolina.
Mentre l’iconica immagine del Fontanone è nota ovunque, non molti sanno che alle spalle del monumento, attraverso una piccola scalinata in via Garibaldi 30, si accede a un giardino segreto che inizialmente si estendeva fino alle Mura Gianicolensi e, nel 1660, fu destinato a sede dell’orto botanico. Per la distanza dal centro, le difficoltà di accesso, la mancanza di un edificio adatto alla custodia invernale delle piante e l’esposizione al forte vento di tramontana, si decise di spostare l’orto botanico che, nel 1883, fu trasferito nella sede attuale, nella vasta proprietà dei Corsini, lungo le pendici orientali del Gianicolo.
Il terreno abbandonato dietro al Fontanone subì notevoli trasformazioni nel Novecento e alla fontana restò solo il piccolo giardino esistente.
“All’ingresso, sopra al cancello, c’è l’iscrizione primo castello di divisione che sarebbe l’impianto di distribuzione dell’acqua alle fontane, al Vaticano, a Trastevere e a tutti i vari utenti che all’epoca erano i nobili e le persone che se lo potevano permettere” – spiega Bertozzi.
Da qui si può godere una meravigliosa vista sulla città e una prospettiva unica sulla fontana, che contiene 150 metri cubi d’acqua ed è interamente a ricircolo, con una portata di circa 117 litri al secondo.
Nel giardino sono presenti colonne, capitelli, un sarcofago, elementi lapidei e una fontana a ninfeo che risale alla fine del 1600 (nella foto in basso) in cui compaiono i simboli araldici dell’aquila e dei draghi di Paolo V, mentre lo stemma di coronamento con le tre pignatte in campo risale al pontificato di Innocenzo XII Pignatelli (1691-1700).
Sulle pareti del loggiato è possibile ammirare alcune iscrizioni murate insieme a stemmi papali. Partendo da sinistra si possono notare lo stemma con i leoni rampanti di Pio IX Mastai-Ferretti (1846-1878) e quello con la quercia di Sisto IV Della Rovere (1471-1484). Sono presenti anche un’iscrizione marmorea sull’Acquedotto Vergine (nella foto in basso); una porzione di lapide il cui testo frammentario fa riferimento al pontefice Innocenzo XI Odescalchi (1676-1689) e lo stemma con l’arme degli Orsini di papa Benedetto XIII (1724-1730).
Non solo. Nel loggiato è possibile vedere sopra la chiave dell’arco uno stemma con figura di donna; uno stemma cardinalizio settecentesco con campo quadrettato e una lapide con incisa la pianta dei condotti dell’Acqua Vergine (nella foto in basso) all’interno del giardino di Cristoforo Cenci, sito nei pressi di piazza Capo di Ferro.
Il giardino segreto si può visitare, su prenotazione, telefonando allo 060608 (tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 19).

© RIPRODUZIONE RISERVATA