Lo sapevate? Il saluto fascista è erroneamente chiamato romano

Comprendere la differenza tra i due gesti è essenziale per riflettere criticamente sulla manipolazione della storia.
Lo sapevate? Il saluto fascista è erroneamente chiamato romano.
Comprendere la differenza tra i due gesti è essenziale per riflettere criticamente sulla manipolazione della storia.
Esistono comportamenti, segni, gesti, spesso attribuiti per sbaglio ad una cultura. Uno di questi a quello che comunemente viene indicato come “saluto romano”, associato senza alcun fondamento all’antica Roma dalla propaganda fascista.
Controverso l’episodio di Elon Musk che, dopo la vittoria di Trump, in molti avrebbero visto un riferimento al saluto fascista. Il braccio teso con il palmo rivolto verso il basso è uno degli emblemi più controversi del periodo storico del regime di Benito Mussolini, ma l’associazione con la Roma antica è un’invenzione del regime. La confusione ha radici culturali e storiche, e va chiarita per evitare malintesi.

Saluto romano
Il saluto fascista (tristemente adottato anche dai nazisti accompagnato con l’espressione ‘Heil Hitler!’) non rappresenta né la tradizione né la cultura dell’antica Roma, ma un’interpretazione ideologica distorta, voluta per scopi di propaganda.
Secondo studi storici, era usanza nella Roma imperiale, salutare con “salve” o “ave”, accompagnato o meno dall’alzata della mano destra, ma non posizionando il braccio in senso orizzontale con il palmo rivolto verso il basso, come il regime utilizzava fare.
Il gesto aveva un carattere pratico e sociale, ed era utilizzato nelle cerimonie ufficiali o per esprimere sottomissione alle alte cariche.
Tra i soldati la gestualità era simile al saluto militare moderno, un atto simbolico che rappresentava deferenza e rispetto. Decisivo per la costruzione erronea del mito è il dipinto del 1784 di Jacques-Louis David dal titolo “Il giuramento degli Orazi” esposto al Museo del Louvre di Parigi, dove i protagonisti sono dipinti in una posa che ricorda questo tipo di saluto.
Nell’antica Roma esisteva una forma specifica del saluto correlato a un preciso valore politico o ideologico come accadde successivamente nel periodo fascista. Il gesto connesso alla “romanità” fu uno strumento di propaganda per evocare una continuità storica con l’impero romano e per trasmettere un senso di forza, disciplina e autorità, anche perché il regime intendeva ripristinare quella che considerava la “grandezza” dell’Italia. Mussolini utilizzò il saluto come simbolo di unione nazionale, mentre le masse venivano indotte a eseguire questo gesto in pubblico, soprattutto nelle parate e nelle occasioni ufficiali con l’intenzione di rafforzare l’immagine del regime come erede diretto della storia gloriosa di Roma.
Il saluto fascista venne utilizzato nel 1919, per la prima volta in Italia, dai legionari fiumani di Gabriele D’Annunzio che tenevano in mano un pugnale sguainato con fare tronfio. La posa du ripresa dalle camicie nere prima della marcia su Roma e adottata ufficialmente nel 1925 con Regio decreto nelle amministrazioni pubbliche italiane.
Ne parla anche Trilussa in una sua poesia che riportiamo, il quale ironizzava sul fatto che venne bandita la stretta di mano dapprima nel 1928 dal comandante generale dell’Opera Nazionale Balilla e poi da Achille Starace, che promosse una campagna negli anni Trenta per la sostituzione della “poco pulita”( in senso igienico) stretta di mano con il saluto “romano”-
“Quela de da’ la mano a chissesia
nun è certo un’usanza troppo bella:
te po succede ch’hai da strigne quella
d’un ladro, d’un ruffiano o d’una spia.
Deppiù la mano, asciutta o sudarella,
quanno ha toccato quarche porcheria,
contiè er bacillo d’una malatia
che t’entra in bocca e va nelle budella.
Invece, a salutà romanamente,
ce se guadagna un tanto co l’iggene
eppoi nun c’è pericolo de gnente.
Perché la mossa te viè a dì in sostanza:
– Semo amiconi… se volemo bene…
ma restamo a una debbita distanza.”
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la caduta del regime, il saluto fascista è stato messo al bando in Italia, ma la sua associazione con la “romanità” è rimasta nel tempo. Oggi, il termine “saluto romano” è spesso utilizzato in modo errato per riferirsi al gesto nazifascista, nonostante non abbia mai avuto un reale legame con la tradizione dell’antica Roma.
Ritornando al caso Musk, il saluto a braccio teso negli Stati Uniti d’America era già utilizzato nel giuramento di fedeltà alla bandiera sin dalla fine del 1800 ed era chiamato “saluto di Bellamy”, ma proprio per l’evidente somiglianza con il saluto fascista, venne abolito nel 1942 e sostituito con la mano sul cuore.
Credit: Wikipedia Commons

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