Roma tra sacro e profano: “Figli di putt***, tirate!”
Dentro la Basilica romana di San Clemente un fumetto antichissimo con una parolaccia. La scena non solo racconta l’evento miracoloso, ma include un dettaglio che ha reso celebre l’affresco: uno dei primi esempi di uso di dialoghi in volgare italiano all’interno di un’opera d’arte sacra.
La Basilica di San Clemente, dedicata al Papa omonimo Clemente I, si trova nel rione Monti, tra l’Esquilino e il Celio, e rappresenta uno straordinario esempio di stratificazione storica e archeologica.
Il fumetto con la parolaccia
Nel corso dei secoli, l’edificio ha subito trasformazioni significative, adattandosi alle esigenze di diverse epoche.
La basilica superiore attuale fu costruita dal cardinale Anastasio nel XII secolo.
Al di sotto troviamo due livelli sotterranei: una basilica paleocristiana del IV secolo, demolita nella parte superiore ed interrata in profondità, ed un complesso di edifici romani di epoca post neroniana.
L’aspetto che vediamo adesso lo dobbiamo ad un significativo restauro effettuato dall’architetto Carlo Stefano Fontana, nipote del più noto Domenico Fontana.
Il fumetto con la parolaccia
Nella basilica inferiore di San Clemente, tra le meraviglie pittoriche che adornano le sue pareti, spicca un affresco medievale unico e noto per la sua narrativa vivace e il suo realismo popolare. L’opera rappresenta un miracolo attribuito a San Clemente, papa e martire del I secolo, che ha come protagonisti il santo e il prefetto romano Sisinnio. La scena non solo racconta l’evento miracoloso, ma include un dettaglio che ha reso celebre l’affresco: uno dei primi esempi di uso di dialoghi in volgare italiano all’interno di un’opera d’arte sacra.
La scena illustra un episodio tratto dalla Passio Sancti Clementis, un testo agiografico medievale che narra la vita e i miracoli del santo.
L’antefatto: Sisinnio è molto irritato per la conversione al Cristianesimo della moglie Teodora, decise quindi di pedinarla con alcuni servi e la trovano in una sala ad assistere ad una messa celebrata da Clemente.
Sisinnio ordina ai servi di arrestare Clemente e Teodora, ma Dio punisce Sisinnio e lo acceca insieme ai suoi aiutanti. Convinti di trascinare via Teodora e Clemente, in realtà stanno portando via delle colonne e se ne accorgono solo una volta giunti a casa.
La storia è raccontata in un modo che ricorda i fumetti moderni, con dialoghi che accompagnano le immagini dove Sisinnio urla: “Fili de le pute, traite. Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!”
E Clemente risponde: “Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis”.
La divertente traduzione “Figli di puttana, tirate! Gosmario, Albertello, tirate! Carvoncello, spingi da dietro con il palo!”. La frase di San Clemente: “A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi”.
L’affresco è un esempio straordinario dell’arte medievale che unisce il sacro al quotidiano.
L’opera, del resto, mette in scena non solo un evento miracoloso, ma anche il carattere vivace e talvolta umoristico della narrazione popolare. Questo equilibrio tra il sacro e il profano rende la Basilica di San Clemente un luogo capace di raccontare non solo la storia della fede, ma anche quella delle persone comuni che vi si identificavano.
Da un lato, infatti, celebra il potere miracoloso di San Clemente e la sconfitta del prefetto pagano Sisinnio, simboleggiando il trionfo del Cristianesimo sulle religioni pagane. Dall’altro lato, offre uno spaccato della lingua romanesca del Medioevo.
L’uso del volgare non solo riflette la transizione linguistica dall’uso esclusivo del latino all’emergere delle lingue locali, ma testimonia anche la volontà degli artisti medievali di rendere accessibili le storie sacre al popolo, spesso analfabeta, attraverso un linguaggio semplice e comprensibile.
In realtà le sorprese di San Clemente non sono nemmeno finite qui: a un livello ancora inferiore, infatti, ci sono alcune case di epoca romana, databili a poco dopo il famoso incendio di Nerone.
E proprio a queste strutture dedicheremo un nuovo successivamente: praticamente tutta la storia di Roma è raccolta all’interno di questa chiesa. Un motivo in più perché valga la pena una visita.
Credit foto:
1-2 Basilica di San Clemente
3 – Dudva, Concessione di licenza CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
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