Personaggi Romani: Bartolomeo Pinelli, er pittore de’ Trastevere
Citato anche da Belli, ebbe una vita non facile e visse in condizioni economiche piuttosto precarie, la sua produzione artistica è un'importante testimonianza visiva della vita e della società romana di fine Settecento e inizio Ottocento.
Personaggi Romani: Bartolomeo Pinelli, er pittore de’ Trastevere.
Citato anche da Belli, ebbe una vita non facile e visse in condizioni economiche piuttosto precarie, la sua produzione artistica è un’importante testimonianza visiva della vita e della società romana di fine Settecento e inizio Ottocento.
A lui sono attribuiti più di quattromila incisioni e diecimila disegni dove il tema centrale è la città di Roma ed i suoi personaggi. È a lui che dobbiamo alcune immagini che ci restituiscono l’aspetto di una Roma d’altri tempi, come piazza San Cosimato a Trastevere in aperta campagna.
Bartolomeo Pinelli, nato nel 1781, è stato un incisore, pittore e ceramista italiano molto noto nella Capitale quando era in vita, anche per l’eccentricità delle sue vesti e per il fatto che si aggirasse per la città sempre accompagnato da due mastini.
Fin da giovane sviluppò un talento per il disegno, che perfezionò all’Accademia di San Luca e poi presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna.
Pinelli nelle sue opere raccontava scene di vita quotidiana e il folklore popolare, si concentrava particolarmente su scene di borgata romana, con personaggi come contadini, briganti, pescatori e venditori ambulanti, riuscendo a catturare con straordinaria vividezza i dettagli della loro vita, degli abiti e degli atteggiamenti. Tra queste segnaliamo le cinquantadue tavole che realizzò per il Meo Patacca, opera in versi di Giuseppe Berneri scritta in dialetto romanesco, Raccolta di Costumi di Roma, raffigurazioni dei Costumi di Roma, de Il carnevale di Roma e la “Istoria Romana” (ma anche greca, napoletana, studi sui costumi della Svizzera).
Si dedicò a disegnare La storia degli Imperatori, cominciando da Ottavio, ma anche illustrazioni ce la Divina Commedia di Dante, La Gerusalemme Liberata de Il tasso, L’Orlando Furioso de l’Ariosto e l’Eneide di Virgilio.
Morì in povertà nella sua amata Roma nel 1835 e a Trastevere troviamo un busto commemorativo nel posto dove un tempo è vissuto, ma la sua casa ora non esiste più.
Il poeta Giuseppe Gioacchino Belli gli ha dedicato un sonetto, il giorno dopo la sua morte dal titolo “La morte de zor Meo”:
Sì, quello che pportava li capelli
Ggiù pp’er gruggno e la mosca ar barbozzale,
Er pittor de Trestevere, Pinelli,
È ccrepato pe ccausa d’un bucale.
V’abbasti questo, ch’er dottor Mucchielli,
Vista ch’ebbe la mmerda in ner pitale,
Cominciò a storce e a mmasticalla male,
Eppoi disse: “Intimate li Fratelli.”
Che aveva da lassà? Ppe ffà bbisboccia.
Ner Gabbionaccio de padron Torrone,
È mmorto co ttre ppavoli in zaccoccia.
E ll’anima? Era ggià scummunicato,
Ha cchiuso l’occhi senza confessione…
Cosa ne dite? Se sarà ssarvato?
Attualmente musei, enti, pinacoteche, ville ospitano le sue opere, ma nonostante la sua proficua attività non è tra gli artisti più conosciuti.
Pinelli ebbe una vita non facile e visse in condizioni economiche piuttosto precarie, ma la sua produzione artistica influenzò molti artisti successivi e rimane un’importante testimonianza visiva della vita e della società romana di fine Settecento e inizio Ottocento.
foto: Rita Chessa
illustrazioni: Wikipedia
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