Le statue parlanti di Roma, simbolo di resistenza alla censura, satirica e critica goliardica

Appartenenti a varie epoche, sono divenute la voce collettiva della città e rappresentano una significativa testimonianza della cultura popolare e della libertà di espressione in periodi di forti restrizioni, mediante le quali i romani sono riusciti a intavolare una forma di dialogo pubblico, spesso ironico e pungente.
Le statue parlanti di Roma, simbolo di resistenza alla censura, satirica e critica goliardica.
Appartenenti a varie epoche, sono divenute la voce collettiva della città e rappresentano una significativa testimonianza della cultura popolare e della libertà di espressione in periodi di forti restrizioni, mediante le quali i romani sono riusciti a intavolare una forma di dialogo pubblico, spesso ironico e pungente.

Una delle statue parlanti
Tra le meraviglie meno note della capitale, vi sono le “Statue Parlanti”, che non sono soltanto opere d’arte, ma sono state, per secoli, il canale mediante cui la popolazione romana ha comunicato la propria insoddisfazione, le critiche e pensieri in forma anonima. In passato la censura era molto severa e non era permesso mettere in discussione pubblicamente le autorità religiose o politiche, quindi le statue furono il mezzo ideale per fare sentire la propria voce senza rischiare ritorsioni. Costituiscono quindi un affascinante esempio di come l’arte possa divenire un mezzo di resistenza e ci ricordano l’importanza della libertà di espressione e del ruolo della satira nella società.
Le statue furono usate per affiggervi cartelloni e lettere anonime con critiche politiche e sociali, poesie, espressioni satiriche e lamentele che divennero una sorta di “voce di pietra” della popolazione.

Una delle statue parlanti
Ancora oggi, le statue parlanti sono un simbolo della capacità del popolo di farsi sentire e di mantenere vivo il dibattito sociale e politico. Passeggiando per Roma, è possibile imbattersi in questi antichi marmi e immaginare le voci del passato che, attraverso la pietra, continuano a raccontare storie e a esprimere opinioni.

Statua parlante
Le statue parlanti di Roma sono principalmente sei, ognuna con la propria storia. Vistanet ha parlato ampiamente in un precedente articolo di Pasquino, la statua più nota di età ellenistica del III secolo a.c. raffigurante Menelao col torso di Patroclo.
Pasquino divenne così famoso che è nato il neologismo “pasquinata”, per indicare nel linguaggio comune la satira pungente ed anonima. Si trova vicino piazza Navona, all’angolo di Palazzo Braschi

Statua parlante
Andiamo adesso a vedere tutte le altre.
Marforio: Fu rinvenuta in origine nel Foro di Marte (da cui probabilmente deriva il nome), questa statua rappresenta un dio fluviale, Nettuno o il Tevere sdraiato su un fianco. Marforio spesso “dialogava” con Pasquino, rispondendo alle sue critiche e alla sua satira. Attualmente si trova presso i musei capitolini.
Madama Lucrezia: È l’unica figura femminile tra le sei statue parlanti, un imponente busto d’epoca romana di circa tre metri situato tra Palazzo Venezia e la basilica di San Marco al Campidoglio. Diverse le ipotesi di identificazione: alcuni la attribuiscono ad una nobile romana del passato, altri alla dea Iside.
Abate Luigi: Si tratta di una statua romana antica dedicata forse ad un magistrato o un oratore, situata vicino a Piazza Vidoni, sul muro laterale della Basilica di Sant’Andrea della Valle. Ha subito numerosi vandalizzazioni con decapitazioni, talmente frequenti che attualmente il monumento è privo della testa.
Il Facchino: Questa è un delle più interessanti perché è più recente e a differenza delle altre, vi è raffigurata una persona comune che versa acqua da una botte. Fu realizzata nel 1580 da Jacopo Del Conte e si trova in via Lata, sulla facciata laterale del palazzo De Carolis Simonetti.
Il Babuino: È a lui che si deve il toponimo della via omonima dove si trova. L’opera è molto particolare e il nome potrebbe derivare non dalla scimmia, ma da una deformazione del termine popolare “babbione”, che indica una persona sciocca e credulona.
Foto Credit, Wikipedia:
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