In carcere et vinculis: storia delle prigioni di Roma

La storia delle prigioni a Roma è antica e complessa e riflette i cambiamenti sociali, politici e culturali che hanno segnato la città nel corso dei secoli. In questo articolo viaggio tra i principali luoghi di detenzione di oggi e di ieri nella città eterna.
In carcere et vinculis: storia delle prigioni di Roma.
La storia delle prigioni a Roma è antica e complessa e riflette i cambiamenti sociali, politici e culturali che hanno segnato la città nel corso dei secoli. In questo articolo viaggio tra i principali luoghi di detenzione di oggi e di ieri nella città eterna.
Dall’epoca romana fino ai giorni nostri, le prigioni di Roma hanno subito trasformazioni significative, sia nella loro funzione che nella loro struttura.
Nell’antica Roma era rara la prigionia a lungo termine, i Romani preferivano punizioni più immediate come la pena capitale, la schiavitù o il lavoro forzato nelle miniere.
Le prigioni erano spesso sotterranee, buie e malsane, si trattava principalmente luoghi di detenzione temporanea per i prigionieri in attesa di giudizio o esecuzione.

foto: Wikipedia Commons, lalupa, Pixabay
Il Carcere Mamertino (o Tullianum), è il più antico di Roma ed è situato nel Foro Romano a ridosso della via Sacra. Questa prigione era nota per le sue condizioni dure e veniva usata per detenere nemici dello Stato, prigionieri illustri, criminali importanti e prigionieri di guerra tra i quali i Sanniti Ponzio, il re dei Galli Vercingetorige, Pietro apostolo, i congiurati di Catilina.
Durante il Medioevo, l’utilizzo delle prigioni a Roma cambiò decisamente con l’arrivo del potere papale. In questo periodo storico, la tortura e le esecuzioni pubbliche erano comuni, e le prigioni servivano più come luoghi di detenzione per i colpevoli di crimini gravi, eretici, o prigionieri politici. La Chiesa cattolica aveva un proprio sistema carcerario per detenere gli eretici e coloro che sfidavano l’autorità ecclesiastica. Molte di queste prigioni si trovavano all’interno di monasteri o conventi, ma vi erano anche prigioni appositamente costruite, come quelle gestite dall’Inquisizione.
Le prigioni medievali erano di frequente situate in castelli, torri o edifici religiosi.

foto: Wikipedia Commons, lalupa, Pixabay
Castel Sant’Angelo, mausoleo romano e struttura difensiva, aveva numerosi ambienti nel Castello destinati a uso carcerario: nel Cortile del Teatro, vi troviamo le Prigioni Storiche volute da papa Alessandro VI Borgia. Tristemente nota è la cella Sammalò, dove il condannato veniva inserito dall’alto in posizione piegata in quanto vi era pochissimo spazio e il povero prigioniero non poteva né stare in posizione eretta e né sdraiarsi. Sempre Castel Sant’Angelo vi erano anche prigioni di lusso, come La Cagliostra, che abbiamo avuto modo di approfondire in un precedente articolo che invitiamo a visionare.
Tordinona fu un temutissimo carcere romano, il cui nome derivava dal fatto che rappresentava la nona torre che si incontrava venendo da Porta Flaminia ed anticamente era parte delle mura di cinta a difesa della città. Sono state le principali prigioni di Roma dal principio del XV secolo insieme a quelle di Corte Savella. Vi furono reclusi personaggi come Benvenuto Cellini (che fu anche detenuto a Castel Sant’Angelo), il riformatore toscano Pietro Carnesecchi, i fratelli di Beatrice Cenci, Giacomo e Bernardo, e Giordano Bruno, del quale abbiamo già parlato in occasione in un articolo a lui dedicato. Nel carcere Tordinona venne rinchiuso anche Caravaggio in quanto girava per città armato di spada anche se il papa lo aveva vietato ai cittadini comuni.
Si trovava nei pressi dell’attuale lungotevere omonimo, tra piazza Sant’Angelo e piazza di ponte Umberto I e nel 1670 venne trasformato nel primo Teatro Tordinona.
Le Carceri Nuove furono costruite intorno al 1652 per volontà di Papa Innocenzo X Pamphilj che si rese conto delle condizioni disumane in cui vivevano i prigionieri delle Carceri di Tordinona e decise quindi di costruire loro una nuova prigione nel Rione Regola a via Giulia.
Durante il Rinascimento e l’età moderna, le prigioni di Roma riflettevano i cambiamenti nei sistemi giuridici e nelle concezioni della punizione. Alcune prigioni vennero ampliate o ristrutturate per contenere il crescente numero di detenuti. Con la centralizzazione del potere papale, la Città del Vaticano ebbe anche le proprie strutture carcerarie.
Regina Coeli, ubicata nel rione Trastevere, in via della Lungara, è un complesso edilizio del 1654 ex convento e convertito in carcere nel 1881. Attualmente è il principale e più noto carcere di Roma e dal punto di vista amministrativo costituisce la casa circondariale della capitale italiana.
Sorto su un complesso del 1642, fu un convento convertito all’uso attuale nel 1881. Recepì il nome della struttura religiosa, dedicata a Maria, Regina Coeli. Alla fine dell’Ottocento fu adibito a carcere femminile, popolarmente noto come Carcere delle Mantellate e in epoca fascista ospitò oppositori politici, fu tristemente noto perché vi furono prelevati la maggior parte degli uomini uccisi nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, nonché campo di concentramento della Repubblica Sociale Italiana.
Attualmente una delle prigioni più significative a Roma ed in Italia è il Carcere di Rebibbia, inaugurato nel 1972 e concepito secondo criteri moderni di detenzione e riabilitazione. Rebibbia ospita diverse sezioni, tra cui una sezione femminile, una maschile, e un carcere di massima sicurezza. Si tratta del carcere con maggiore capienza della Nazione con una capacità complessiva di oltre 2000 detenuti.
Oggi, il sistema carcerario romano, come quello italiano in generale, è al centro di dibattiti per quanto riguarda il sovraffollamento, le condizioni di detenzione, e la necessità di riforme per migliorare il trattamento dei detenuti e favorire la loro reintegrazione nella società.
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