Viaggio nei bassifondi dell’antica Roma.
Roma è da sempre stata una città fatta di contrasti profondi tra miseria e opulenza. Troppo poco si è parlato della Roma delle classi meno abbienti e la storiografia tradizionale si è spesso concentrata più che altro sulla Roma dei papi ed imperiale. Accanto alla maestosità dei suoi monumenti e l’organizzazione della vita pubblica, l’Urbe aveva anche un lato oscuro, dove le persone lottavano per la loro quotidiana sussistenza.
I bassifondi romani si trovavano principalmente nelle insulae, ossia strutture abitative multi-piano somiglianti ai condomini attuali, ma con condizioni di vita assolutamente peggiori. Mal progettate e costruite con materiali di pessima qualità, erano caratterizzate da una notevole densità abitativa. I piani più alti erano accessibili solo tramite scale scomode, strette e costante era il pericolo di crollo per l’instabilità delle costruzioni. Frequente il rischio di incendi per le condizioni lontanissime dai nostri parametri di sicurezza.
Vi vivevano più che altro proletari, artigiani, schiavi e immigrati provenienti da tutte le province dell’impero. Le case erano di piccole dimensioni, sovraffollate, e prive di servizi come l’acqua corrente e le fognature: ciò poteva causare la diffusione di malattie anche per le pessime condizioni igienico-sanitarie.
Per poter sopravvivere le persone che vivevano nelle insulae spesso di arrangiavano con lavori precari o illeciti, fiorente era il mercato nero con merci rubate o contrabbandate. Molto diffusa la corruzione, la prostituzione che si consumava nei lupanari (invitiamo a leggere un precedente articolo di Vistanet al riguardo) ed il lavoro minorile.
Meta di emarginati e banditi, la violenza era un fenomeno capillare, soprattutto nelle zone più degradate e nei vicus (vicoli) più nascosti, veri e propri labirinti dove si celavano banditi e malfattori.
Allora come ora, gli abitanti dei bassifondi era comunque molto solidali tra loro e spesso ci si sosteneva allo scopo di fronteggiare le avversità. Fondamentale il ruolo della religione, capace di offrire conforto spirituale nella povertà. Non mancavano in questo contesto le feste popolari, talmente vivaci che spesso anche personaggi di altre classi sociali vi partecipavano per divertimento e per spezzare l’ordinaria quotidianità.
Per chi volesse approfondire, riferimenti di questo spaccato della vita sociale romana li possiamo trovare nei testi di Decimo Giunio Giovenale, poeta satirico che descrive la vita a Roma anche dei bassifondi. Nelle sue orazioni e nelle lettere, Cicerone spesso esprime preoccupazione per il potenziale di instabilità sociale rappresentato dalle masse urbane impoverite. Gaio Petronio Arbiter, autore del “Satyricon”, descrive personaggi eccessivi provenienti anche dai ceti bassi della società romana e Plino il Vecchio Plinio fu tra coloro che descrisse le condizioni malsane delle insulae.
In foto: Insulae di Ostia, Wikipedia Commons
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