Com’era il matrimonio nell’antica Roma? Vediamolo insieme

Vi siete mai chiesti come fosse la vita matrimoniale nell’antica Roma e a quali norme e convenzioni sociali rispondesse? Il matrimonio nell'antica Roma era un'istituzione sociale e legale molto importante, regolata da norme ben definite e con un significativo impatto sulla vita pubblica e privata.
Com’era il matrimonio nell’antica Roma? Vediamolo insieme.
Vi siete mai chiesti come fosse la vita matrimoniale nell’antica Roma e a quali norme e convenzioni sociali rispondesse?
Il matrimonio nell’antica Roma era un’istituzione sociale e legale molto importante, regolata da norme ben definite e con un significativo impatto sulla vita pubblica e privata.
Innanzitutto esistevano varie tipologie di matrimonio. Uno di questi è il “matrimonio cum manu”, dove la donna passava da sotto la tutela del pater familias a quella del marito, perdendo qualsiasi legame legale con la propria famiglia d’origine e tutti i suoi beni economici passavano al marito.
Nel caso del “matrimonio sine manu”, invece, la donna restava sotto la tutela del proprio pater familias, mantenendo i suoi diritti patrimoniali e la propria famiglia d’origine. Questo tipo di unione divenne più diffusa durante l’età imperiale. Anche se la donna romana in questo caso poteva godere di una certa autonomia e influenzare le decisioni familiari, rimaneva però sotto la tutela maschile e la sua funzione principale era quella di gestire la casa e allevare i figli.
Usanza diffusa era che la famiglia della sposa fornisse una dote, che sarebbe servita a contribuire al mantenimento del nuovo nucleo familiare.
Ma qual erano le procedure ed i riti che accompagnavano l’unione matrimoniale tra due persone all’epoca?
Prima del matrimonio vero e proprio, esisteva un fidanzamento formale, chiamato “sponsalia”, durante il quale gli sposi si scambiavano le promesse di matrimonio.
La sposa indossava una tunica bianca e un velo rosso, chiamato “flammeum”.
La cerimonia matrimoniale, detta “nuptiae” era piuttosto complessa e caratterizzata da diversi riti, tra cui il congiungimento delle mani destre (“dextrarum iunctio”) e l’offerta di un sacrificio agli dei. Dopo la cerimonia, era usanza tenere un banchetto nuziale.
Un aspetto legale che può sembrare ovvio, ma che non sempre è stato condiviso nelle diverse epoche e differenti culture (anche contemporaneee), era la “concordia”, ossia il matrimonio richiedeva il consenso sia degli sposi che delle relative famiglie.
Anche se in Italia il divorzio fu introdotto solo nel 1970, nell’antica Roma era possibile divorziare: a disciplinare questo tipo di separazione fu Augusto: la donna che tradiva era punita con la perdita della metà della dote e poteva finire esiliata su un’isola. Il divorzio poteva essere richiesto da entrambi i coniugi, anche se era più frequente che fosse l’uomo a sciogliere il matrimonio.
Segnaliamo inoltre che inizialmente i matrimoni tra patrizi e plebei erano proibiti ma con la “Lex canuleia” del 445 a.C. venne permesso il matrimonio anche tra differenti classi sociali.
Il matrimonio romano, quindi, era una complessa unione regolata non solo da sentimenti personali, ma anche da aspetti legali, economici e sociali.
In foto: Matrimonio Aldobrandini, Wikipedia

© RIPRODUZIONE RISERVATA