Location cinematografiche romane. “Amore Tossico” di Claudio Caligari, tra Centocelle e Ostia

Un film cult girato tra la periferia romana ed il litoraneo laziale. Una pellicola sull'eroina da uno dei potenziali eredi morali di Pierpaolo Pasolini.
Gli anni ‘80 furono caratterizzati da una forte percentuale di giovani che facevano uso di eroina. Nelle periferie romane (e non solo) si faceva letteralmente slalom tra le siringhe. Il film di Claudio Caligari “Amore tossico” del 1983 racconta parte di questo spaccato, con protagonisti un gruppo di giovani tossicodipendenti che passa la propria esistenza tra il quartiere di Centocelle e la spiaggia di Ostia. È una vita fatta di espedienti, spesso illegali, volta a procurarsi le sostanze stupefacenti, ad arrabattarsi uno spazio nel mondo. Caligari coinvolge attori non professionisti, veri eroinomani, e lo fa recuperando la memoria pasoliniana: tra i protagonisti c’è Patrizia Vicinelli, poetessa e performer ammiratrice di Pasolini, ex membro del Gruppo ’63; alcune scene furono girate nel punto in cui morì il grande poeta, all’Idroscalo dove è visibile il monumento dello scultore Mario Rosati dedicato allo scrittore. Essendo gli attori veri tossicodipendenti, la realizzazione del film non fu di facile gestione, alcuni pezzi furono girati al Sert di piazza dei Mirti (che all’epoca si chiamava Sat), considerato l’ombelico del quartiere Centocelle. Quando fu girato il film, la fermata ferroviaria omonima alla piazza era stata soppressa da un anno, trasformandosi all’epoca per un lungo periodo in un luogo di aggregazione e spaccio, soprattutto nei giardinetti circostanti.
Un film neorealista che non fa sconti, del resto furono anni dove molti giovani furono falcidiati non solo da overdosi spesso frequenti, ma anche dallo spettro dell’Aids.
In quel periodo storico lo stigma sociale verso i sieropositivi era enorme, fortunatamente i progressi della medicina ora consentono di controllare la malattia fino a rendere la carica virale quasi nulla e numerosi sono i movimenti di lotta alla discriminazione verso le persone Hiv positive. Non dimentichiamo però che Il Lazio già nel 2019 risultava ancora al secondo posto della classifica di consumo di droga e per numero di sequestri eseguiti dalle forze dell’ordine.
Nel film numerose sono le scene ad Ostia: in particolare il pontile (oltre al già citato idroscalo e le sue baracche), il lungomare Paolo Toscanelli, piazza di Tor San Michele, Piazza Gasparri e Lungomare Duca degli Abruzzi, la pineta, la stazione di Ostia Lido (anche quest’ultima luogo effettivamente molto trafficato all’epoca).

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Truffa nel parcheggio di un centro commerciale a Roma, «Sono caduti i soldi a terra», ma la vittima sventa il colpo

Una truffa ben nota e purtroppo sempre più frequente torna a colpire nel litorale sud di Roma, questa volta a Pomezia, nel parcheggio del centro commerciale "16 Pini".
Truffa nel parcheggio di un centro commerciale a Roma, «Sono caduti i soldi a terra», ma la vittima sventa il colpo.
Una truffa ben nota e purtroppo sempre più frequente torna a colpire nel litorale sud di Roma, questa volta a Pomezia, nel parcheggio del centro commerciale “16 Pini”.
Il meccanismo è quello ormai tristemente conosciuto come la truffa delle finte monetine: «sono caduti i soldi a terra», dicono i malviventi, che gettano alcuni spicci sull’asfalto per attirare l’attenzione della vittima. A quel punto, mentre una persona si china a controllare, il complice entra in azione aprendo lo sportello dell’auto e tentando di rubare borse e oggetti di valore. Un sistema semplice ma efficace, che ha già permesso a diverse bande di mettere a segno colpi in varie zone della Capitale e nei comuni limitrofi, soprattutto ai danni di persone anziane o di chi è appena uscito dal supermercato. L’ultimo episodio risale al 14 agosto ed è stato segnalato in un gruppo di quartiere: «Fate attenzione – scrive una donna – nel parcheggio coperto del centro commerciale “16 Pini” hanno cercato, con la scusa che mi fosse caduto qualcosa dal bagagliaio, di prendermi la borsa. Solo che io avevo chiuso l’auto, quando sono scesa a controllare». La prontezza della signora ha evitato il furto e ha costretto i malviventi a rinunciare al colpo.
Secondo la sua testimonianza, ad agire sarebbero state tre donne, descritte come «capelli lunghi neri, raccolti e vestite con dei camicioni», che dopo il tentativo fallito si sarebbero allontanate raggiungendo i negozi. La vittima ha subito avvisato la vigilanza dell’ipermercato, consentendo un rapido controllo della zona. La dinamica rientra perfettamente nello schema già osservato in altri casi simili: nei giorni scorsi, infatti, un episodio analogo si era verificato in un altro ipermercato della stessa città, dove una donna di 70 anni era stata derubata della sua borsa, con dentro contanti, documenti e cellulare, caduta nello stesso inganno. Il fenomeno continua dunque a destare preoccupazione e a richiamare l’attenzione sulla necessità di mantenere alta la guardia, perché basta un attimo di distrazione, un gesto istintivo come chinarsi a raccogliere delle monete, per trasformarsi in una facile vittima di un raggiro tanto banale quanto insidioso.

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