Santa Passera a Roma, la chiesa che ispirò Pasolini

Un nome che sembra frutto di uno scherzo, ma la chiesta esiste realmente e si trova in via della Magliana a Roma.
Santa Passera a Roma, la chiesa che ispirò Pasolini.
Un nome che sembra frutto di uno scherzo, ma la chiesta esiste realmente e si trova in via della Magliana a Roma.
Costruita all’inizio del V secolo d.c ed ubicata nel quartiere Portuense di Roma, l’origine del nome della Chiesa di Santa Passera è dubbio, anche perché, effettivamente, una santa che si chiama in questo modo bizzarro non è mai esistita.
Probabilmente si tratta della storpiatura di Abbàs Cyrus, ossia “padre Ciro”, diventato poi Appaciro, Pàcera e poi “Passera”. Successivamente il nome “Passera” fu associato a santa Prassede, tant’è che nell’edificio compare addirittura dipinta questa seconda santa ed il 21 luglio viene ancora festeggiata la ricorrenza per entrambe.
La struttura è stata edificata in onore del ritrovamento dei resti nel Tevere da parte di alcuni monaci, dei santi alessandrini Ciro e Giovanni, posizionata su un antichissimo mausoleo ed una cripta ipogea del 200 d.c. Per questo fu meta di pellegrinaggi durante tutto il Medioevo.
I due santi furono uccisi per decapitazione durante la persecuzione dei cristiani sotto l’imperatore Diocleziano a Canopo dopo aver confortato quattro donne cristiane arrestate e martirizzate a loro volta per la loro religione.
Quando erano in vita, Ciro era un medico proveniente da Alessandria di Egitto ed il suo discepolo Giovanni, invece, un soldato di Edessa. Per questo, per i credenti, sono considerati protettori dei malati e dei moribondi oltre che protagonisti di racconti miracolosi dove grazie alla loro intercessione, avrebbero guarito malati senza speranza, tra i quali un cieco a cui avrebbero restituito la vista.
Nei sotterrai della chiesa, alla porta di accesso della cripta dove venivano custodite le spoglie dei martiri, troviamo la scritta in latino: “Corpora Sancti Cyri renitent hic atqvee Ioannis quoae quondam Romae dedit Alexandria magna”, ossia “Qui risplendono i santi corpi di Ciro e Giovanni che un giorno la grande Alessandria dette a Roma.”
Secondo una leggenda medioevale, le ossa furono posizionate nella chiesetta da Teodora, matrona romana padrona della struttura, in seguito ad un sogno dove i due martiri le comparvero per chiederle degna sepoltura.
Santi Patroni di Vico Equense, Ciro e Giovanni sono festeggiati il 31 gennaio ed attualmente le loro reliquie si trovano a Napoli nella chiesa gesuita del Gesù nuovo.
L’edificio medioevale è suddiviso in tre spazi: la chiesa, l’oratorio e la cripta e vi possiamo ammirare anche bellissimi affreschi del 1300 ancora ben conservati, nonostante le frequentazioni inondazioni del fiume vicino.
Sulle pareti del sepolcro vi erano un tempo dei dipinti ormai cancellati come la rappresentazione della dea Dike, con in mano la bilancia, un uccello ed un pugile (di quest’ultimo sono rimasti visibili ancora gli arti inferiori).
Ci piace pensare, anche se la spiegazione più accreditata relativamente al nome della chiesa sia quella già spiegata in questo articolo, che esista in realtà un riferimento a quell’uccellino ormai scomparso.
Particolarità della chiesa è che è presente nel film “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini e secondo alcuni avrebbe anche ispirato il titolo della storia ambientata nella periferia romana.

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