Curiosità romane. Il mistero delle mani mozze sotto l’obelisco di Villa Celimontana

Un terribile incidente sul lavoro potrebbe essere accaduto durante lo spostamento dell’opera matteiana
Le mani sepolte sotto l’obelisco di Villa Celimontana: un mistero tra storia e leggenda.
Roma è una città che non smette mai di sorprendere. Tra i suoi vicoli, piazze e monumenti si intrecciano storie, aneddoti e leggende che attraversano i secoli, mantenendo intatto il loro fascino. Molti studiosi e appassionati hanno dedicato la loro vita alla ricerca di questi racconti dimenticati, portando alla luce curiosità e vicende poco note. Tra loro, Costantino Maes si distinse all’inizio del Novecento come uno dei più attenti esploratori delle storie nascoste della capitale. Attraverso i suoi studi, riuscì a far emergere episodi tanto affascinanti quanto inquietanti, e tra questi spicca una leggenda macabra legata a uno dei più antichi monumenti di Roma: l’obelisco di Villa Celimontana.
Quest’ultimo, risalente all’epoca del faraone Ramsete II, porta con sé un mistero che affonda le radici nei secoli e che ha suscitato non poche suggestioni. Si racconta infatti che, sotto la sua imponente struttura, siano sepolte delle mani, appartenenti a individui il cui destino è avvolto nel mistero. Un dettaglio che ha alimentato nel tempo numerose teorie, dalle più storicamente plausibili alle più fantasiose. C’è chi ha ipotizzato che si trattasse di un antico rito egizio legato al potere e alla sacralità dell’obelisco, chi ha parlato di una punizione esemplare inflitta a colpevoli di chissà quale delitto, e chi, ancora, ha visto in questa storia il retaggio di un’epoca oscura in cui superstizione e giustizia si mescolavano senza soluzione di continuità.
Ancora oggi, questa leggenda continua ad affascinare studiosi e appassionati, aggiungendo un ulteriore velo di mistero a un monumento già di per sé straordinario. Roma, con il suo passato millenario, non smette mai di raccontare storie, e forse è proprio questo il segreto del suo fascino senza tempo.
L’obelisco fa parte delle antichità della famiglia Mattei, conservate nella villa sul Celio. Esso proviene dalle rovine del Tempio di Iside in Campo Marzio e nel Medioevo fu collocato sul Campidoglio.
Nel 1582 fu donato a Ciriaco Mattei, che lo fece trasportare alla Villa della sua famiglia sul Monte Celio.
Nel 1820 la villa divenne proprietà del principe Emanuele Godoi, che decise di spostare l’obelisco in un altro punto della magione per consentirne il restauro. Secondo un racconto la cui veridicità è incerta, organizzò una festa per l’occasione, ma avvenne un raccapricciante incidente sul lavoro durante la sistemazione e traslazione dell’obelisco. Sembrerebbe infatti che un operaio abbia perso le mani a causa della rottura di una fune che teneva sospesa la struttura. Quest’ultima, cadendo, avrebbe tranciato gli arti al malcapitato mentre era intento a pulire il basamento di uno dei tredici antichi obelischi di Roma.
Si narra che il povero operaio in seguito al doloroso incidente sia impazzito e che il principe decise per compassione di mantenerlo economicamente per il resto della vita.
E a proposito di “mani”, lo scrittore francese Pierre Loti, che visitò l’attuale Museo del Cairo nel 1907, scrisse riguardo la mummia di Ramses II: “Un giorno, d’improvviso, con un gesto brusco, in mezzo ai guardiani che fuggivano urlando di paura ha alzato la mano che è ancora levata e non ha voluto più abbassarsi”.
Non si sa se la storia dell’incidente che causò la perdita delle mani del povero operaio sia vera, ma quel che è certo è che l’obelisco non fu più spostato.

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L’eredità di Pasolini rivive nel municipio XI a Roma: un percorso di arte e memoria a cinquant’anni dalla morte

Roma, 14 ottobre 2025 - A cinquant'anni esatti dalla sua tragica scomparsa, l'eco del pensiero e dell'opera di Pier Paolo Pasolini risuona ancora potente nei luoghi che ne hanno forgiato l'immaginario. Il Municipio Roma XI, cuore pulsante di quella periferia che il grande intellettuale, poeta e regista ha saputo immortalare, dedica all'artista un profondo percorso di arte, parola e memoria che ne ripercorre i simboli e i territori romani.
L’eredità di Pasolini rivive nel municipio XI a Roma: un percorso di arte e memoria a cinquant’anni dalla morte.
Roma, 14 ottobre 2025 – A cinquant’anni esatti dalla sua tragica scomparsa, l’eco del pensiero e dell’opera di Pier Paolo Pasolini risuona ancora potente nei luoghi che ne hanno forgiato l’immaginario. Il Municipio Roma XI, cuore pulsante di quella periferia che il grande intellettuale, poeta e regista ha saputo immortalare, dedica all’artista un profondo percorso di arte, parola e memoria che ne ripercorre i simboli e i territori romani.
L’iniziativa principale è la mostra intitolata Dentro la Roma di Pasolini, curata da Camillo Granchelli, con la supervisione artistica e narrativa di Dario Pontuale. L’esposizione sarà ospitata presso la Biblioteca Guglielmo Marconi, in via G. Cardano 135, e rimarrà aperta al pubblico dal 30 ottobre al 30 novembre 2025. Non si tratta di una semplice retrospettiva, ma di un progetto ambizioso che unisce con sapienza fotografia, racconto visivo e riflessione critica. L’obiettivo è chiaro: restituire l’impronta pasoliniana, analizzando come essa persista e si manifesti nei territori urbani di oggi e nel paesaggio umano che continua a narrare attraverso la sua opera.

La locandina
Il Municipio Roma XI non è stato scelto a caso. Questa porzione di città conserva infatti molti dei luoghi più intensi e vitali dell’immaginario di Pasolini, come il Trullo, la Magliana e Ponte Marconi. Questi spazi non sono stati solo una fonte di ispirazione per le sue opere più celebri, ma hanno anche accolto le riprese di film fondamentali come Uccellacci e uccellini e il set del romanzo Ragazzi di vita. È proprio su questo territorio, dove Pasolini ha raccontato con cruda lucidità la vita, la marginalità e la poesia dei quartieri romani, che il Municipio intende costruire una preziosa occasione collettiva di conoscenza e riflessione. L’iniziativa mira, in tal modo, a restituire valore ai luoghi e alla loro inestimabile memoria storica e culturale.
Il programma dell’anniversario si arricchirà anche con un ciclo di eventi pubblici, tra cui incontri, letture e conversazioni. Studiosi, artisti, attori e cittadini saranno coinvolti in un dialogo aperto per esplorare la poesia, il cinema e, soprattutto, la forza civile ineguagliabile del pensiero pasoliniano. Un’occasione per misurarsi con la sua eredità, rileggendo l’attualità alla luce delle sue profonde intuizioni critiche. Per chi desidera partecipare alle attività e agli incontri è richiesta la prenotazione, da effettuare inviando un’e-mail all’indirizzo [email protected]. L’omaggio al poeta si chiude, idealmente, con la sua stessa voce: “Io sono una forza del passato. Solo nella tradizione è il mio amore”, un pensiero che oggi, a cinquant’anni dalla sua morte, si rivela quanto mai attuale e stimolante.

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