Le comunità di immigrati a Roma. La bangladese.
Si occupano principalmente di commercio e ristorazione, si offrono come lavoratori domestici e badanti, in molti gestiscono negozi di generi alimentari, ristoranti e piccole imprese che offrono prodotti e servizi sia alla loro comunità che alla popolazione locale. Questo ha contribuito non solo alla loro stabilità economica, ma anche alla creazione di legami con i residenti romani.
La presenza crescente di migranti provenienti dal Bangladesh a Roma, ha creato una comunità vibrante e attiva che ha arricchito il panorama culturale e sociale della capitale italiana. Questo fenomeno è la conseguenza della ricerca da parte dei bangladesi di un miglioramento di tipo economico e di opportunità di vita, che ha avuto inizio principalmente negli anni ’80 e ’90, quando molte persone hanno lasciato il proprio paese a causa di difficoltà finanziarie e politiche per recarsi in Europa. Inizialmente, i migranti bangladesi si stabilirono in altre città europee, ma con il passare del tempo, Roma è diventata una delle destinazioni principali per la comunità bangladese: sono quasi 40.000 nella sola Capitale, concentrati soprattutto tra il quartiere Esquilino, Tor Pignattara e Pigneto.
La comunità bangladese a Roma è nota per la sua vivace vita sociale e culturale: eventi come feste religiose, celebrazioni nazionali e manifestazioni culturali sono momenti importanti di aggregazione. Tra questi, il capodanno bengalese (Pohela Boishakh) e le festività musulmane come l’Eid al-Fitr e l’Eid al-Adha sono particolarmente sentiti e celebrati con grande partecipazione.
Secondo il calendario lunisolare il capodanno cade generalmente il 14 aprile, ma le comunità possono fissare i giorni di ritrovo durante diverse date e durare per giorni.

Si occupano principalmente di commercio e ristorazione, si offrono come lavoratori domestici e badanti, in molti gestiscono negozi di generi alimentari, ristoranti e piccole imprese che offrono prodotti e servizi sia alla loro comunità che alla popolazione locale. Questo ha contribuito non solo alla loro stabilità economica, ma anche alla creazione di legami con i residenti romani.
È infatti ormai di uso comune la troncatura nel linguaggio in “bangla” per definire un negozio gestito da qualcuno della comunità bangladese.
“Me ne vado dal bangla e prendo un po’ de frutta”, dice Piero.
Numerose sono le associazioni e le organizzazioni bangladesi attive a Roma e costituiscono un ruolo cruciale nel mantenere vive le tradizioni e i valori della cultura bangladese, mentre facilitano l’integrazione nella società italiana.
La comunità bangladese a Roma affronta anche diversi ostacoli per la discriminazione.
La canzone di Giancane “Sei in un paese meraviglioso” contro il razzismo ed il luogo comune infondato secondo cui gli immigrati verrebbero a rubare il lavoro inizia così “Gente di mare che se ne va, dove gli pare, ma non qua, a rubarmi il lavoro in questa giungla, e infrange il mio sogno che era aprire un bangla”.
Nonostante le problematiche che affliggono tutte le comunità di immigrati, la bangladese è una delle più integrate grazie ad un processo dinamico e reciproco, che ha dimostrato di essere capace di generare valore per tutti i membri della società ed è un esempio di come l’immigrazione possa arricchire una città non solo economicamente, ma anche culturalmente e socialmente.
Consigliamo la visione del film “Bangla” dell’attore e regista Phaim Bhuiyan, che racconta le vicende di un giovane ragazzo di origini bengalesi di 22 anni, nato a Roma e che vive nel quartiere romano di Torpignattara.
Credit immagine 1 dal film Bangla di Phaim Bhuiyan, Youtube
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