Ritrovata dopo 21 anni: l’ultima auto di Alberto Sordi va all’asta per la ricerca sull’Alzheimer

È un tesoro ritrovato dopo ventuno anni: l'ultima automobile appartenuta ad Alberto Sordi, un'icona del cinema italiano, verrà messa all'asta per finanziare la ricerca sull'Alzheimer presso la Fondazione che porta il suo nome.
Ritrovata dopo 21 anni: l’ultima auto di Alberto Sordi va all’asta per la ricerca sull’Alzheimer.
È un tesoro ritrovato dopo ventuno anni: l’ultima automobile appartenuta ad Alberto Sordi, un’icona del cinema italiano, verrà messa all’asta per finanziare la ricerca sull’Alzheimer presso la Fondazione che porta il suo nome.
Questa vettura, un’elegante Bmw 320 automatic coupé di un vibrante blu elettrico, era un oggetto di affetto particolare per l’attore romano. L’ha custodita come un vero gioiello, mai senza i suoi caratteristici guanti. Acquistata nel 1993, l’auto è stata un fedele compagno di vita per Sordi, accompagnandolo in ogni sua avventura, persino durante le sue frequentazioni religiose.
Solo una volta ha dovuto abbandonarla, e proprio per un evento inatteso legato a Ettore Scola. Durante una visita in ospedale al regista, Sordi ha scoperto di condividere sintomi simili a quelli dell’amico, risultando fortunatamente essere un segnale prezioso che gli ha salvato la vita da un’ernia strozzata. Mentre Sordi era sotto i ferri, la sua adorata Bmw è rimasta abbandonata in strada per giorni.
Il legame tra Alberto Sordi e le automobili è stato un elemento ricorrente nella sua vita e nella sua carriera cinematografica. Il film “In viaggio con papà” è solo uno dei tanti esempi in cui Sordi ha sfrecciato su schermo con eleganza e stile. Oltre ai suoi ruoli sul grande schermo, ci sono anche aneddoti personali, come il viaggio in auto con l’avvocato Giorgio Assumma, che ha dovuto ritirarsi sul sedile posteriore per fare spazio alle lunghe gambe dell’attore.
Quest’ultima auto di Sordi è stata donata dalla sua sorella Aurelia nel 2003 alla Fondazione che porta il suo nome, un gesto che riflette il desiderio di Sordi di contribuire alla ricerca medica. Paolo Matteucci, direttore della Fondazione, spiega che l’auto è stata mantenuta con cura per anni, proprio per destinare i proventi della vendita alla ricerca sulla malattia.

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