Toponomastica romana. Vicolo delle Vacche: sapete perché si chiama così?
Roma un tempo era molto diversa da allora, spesso rivestita di verdi prati. Andiamo a scoprire l'origine di una via antica in pieno centro storico.
Roma è ricca di vie dal nome particolare e la rubrica di Vistanet “toponomastica romana” ricostruisce il loro significato spesso dalle origini molto antiche.
Vicolo delle Vacche si trova nel rione Ponte tra Piazza del Fico e Via della Vetrina.
Si trova in prossimità di Via dei Coronari e Via del Governo Vecchio ed in due minuti di passeggiata si può arrivare a piazza Navona. È vicino a diverse chiese come Sant’Agnese in Agone, Santa Maria dell’Anima, Santa Maria della Pace, Santa Maria in Vallicella, San Salvatore in Lauro, Profeta San Simeone e Santi Simone e Giuda.
Situato in una zona molto prestigiosa dove i prezzi medi al metro quadro residenziali, secondo immobiliare.it, oscillano tra i 4.000 €/m² a 7.825 €/m² (aggiornato ad ottobre 2023).
Per questo è ancora più interessante scoprire leggendo gli scritti di Benedetto Blasi, autore dello “Stradario romano” pubblicato negli anni trenta, che l’origine del nome della strada è dovuta ad un vaccaro che proprio nella via aveva la stalla dove vendeva il latte alla fine del 1500. Secondo Adolfo Leoni si tratterebbe di uno dei primi esempi di vendita diretta dal produttore di latte al consumatore, considerato che nella bottega-stalla mungeva le mucche per poi vendere direttamente il latte agli acquirenti.
L’arrivo del vaccaro deve essere stata una ghiotta novità considerato che nel rinascimento il latte fresco era consumato poco nel quotidiano, utilizzato soprattutto per il formaggio o dato ai convalescenti.
È più facile immaginare la presenza delle vacche in pieno centro storico a Roma se contestualizziamo la città in un modo molto diverso rispetto a come è oggi: un posto ricco di prati e greggi, senza la devastazione della cementificazione.
Un approfondimento interessante a riguardo lo dobbiamo ad Antonio Venditti di Specchio Romano, che ci spiega che l’esempio del vaccaro fu seguito da altri, al punto che anche un’altra via prese il nome di vicolo del Vaccaro per la presenza di un altro produttore di latte. Quest’ultima si estende da piazza SS. Apostoli a piazza della Pilotta.
Sempre a Roma era particolarmente nota, nel 1800, anche la vaccheria Serafini nel vicolo delle Bollette.
Ricordiamo che la pastorizzazione del latte fu proposta per la prima volta da Franz von Soxhlet solo nel 1886. Ergo il latte all’epoca poteva essere fonte, se non opportunatamente bollito, di infezioni.
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Giro d’Italia 2026: il grande arrivo ancora a Roma

All'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone è stato presentato il percorso del 109° Giro d'Italia, in programma dall'8 al 31 maggio.
Giro d’Italia 2026: il grande arrivo ancora a Roma.
All’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone è stato presentato il percorso del 109° Giro d’Italia, in programma dall’8 al 31 maggio.
La corsa maschile partirà per la sedicesima volta all’estero, con tre tappe in Bulgaria. In tutto saranno otto tappe di pianura, sette di media montagna e cinque di alta montagna con sette arrivi in salita. Il Passo Giau (2.223 metri) sarà la Cima Coppi del Giro. Si passerà anche dalla Svizzera, con la tappa interamente su strade elvetiche da Bellinzona a Carì. L’arrivo sarà a Roma per l’ottava volta nella storia, dopo 3.459 km con 50.000 metri di dislivello.
“Quattro anni fa abbiamo riportato il Giro d’Italia a Roma e ogni edizione è sempre un’emozione – ha commentato l’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Alessandro Onorato – Abbiamo vinto una scommessa quando nessuno ci credeva. Abbiamo dimostrato di essere affidabili ed efficienti, ora vogliamo che il Grande Arrivo nella Capitale sia una tradizione. È una festa popolare che coinvolge tutta la città, dal centro storico a Ostia, anche grazie a iniziative come la pedalata rosa gratuita con tante famiglie e bambini. Un grande evento che veicola un’immagine positiva di Roma, dà una grande visibilità all’estero con milioni di telespettatori in tutto il mondo, lascia legacy concrete come i murales alle stazioni della metropolitana e soprattutto genera ingenti ricadute economiche: secondo le stime della banca Ifis, nel 2025 l’indotto su tutto il territorio italiano è stato di 2,1 miliardi di euro”.
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