Perché Dante spedisce i papi all’inferno?
Convinto critico della corruzione nella chiesa cattolica romana, nella Divina Commedia troviamo ben cinque pontefici condannati dal sommo poeta. Vediamo perché.
Perché Dante spedisce i papi all’inferno?
Convinto critico della corruzione nella chiesa cattolica romana, nella Divina Commedia troviamo ben cinque pontefici condannati dal sommo poeta. Vediamo perché.
Sia motivazioni personali che morali accompagnarono la coraggiosa motivazione di Dante Alighieri ad inserire diversi papi agli inferi.
La sua fu una denuncia vigorosa della corruzione della Chiesa medievale e dai suoi scritti emergono preoccupazioni etiche sulla relazione tra potere, spiritualità e giustizia.
Nel Canto III del Purgatorio Dante colloca, senza però nominarlo direttamente, Celestino V tra gli ignavi dell’Antinferno, scrivendo: “vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”.
Per Dante gli ignavi sono i condannati che in vita non agirono né in favore del bene e né del male, ma presero le parti per opportunismo del più forte: infatti posiziona tra loro anche gli angeli che, quando Lucifero si ribellò non si schierarono né con lui, né con Dio.
Infatti Celestino V, al secolo Pier da Morrone, fu nel 1294 il primo papa a dimettersi nella Storia e questo aprì le porte del pontificato a Bonifacio VIII. La giustificazione che Celestino V diede per la scelta di abdicare, ossia quella”di sentirsi inadeguato” fu considerata da Dante una fuga dalle responsabilità spirituali e politiche, oltre che una prova di debolezza dinanzi alle pressioni subite dai potenti per fare in modo che a subentrare fosse Bonifacio VIII.
Secondo Alighieri, quindi, Celestino avrebbe dovuto affrontare le difficoltà della sua carica con maggiore fermezza ed imporsi contro Bonifacio VIII ed i suoi sostenitori.
Non dimentichiamo inoltre un passaggio chiave: Bonifacio VIII, originariamente Benedetto Caetani, era un acerrimo nemico di Dante, artefice con le sue trame della vittoria dei Neri a Firenze e dell’esilio politico del poeta.
La terza bolgia dell’ottavo cerchio del canto XIX dell’inferno è riservato ai “simoniaci”, parola che trae origine da Simon Mago, personaggio degli Atti degli Apostoli che, appena battezzato, cercò di comprare da Pietro i suoi poteri, provocando la rabbia dell’apostolo. Da allora con “simonia” si identifica ogni tentativo di commercio di ciò che è sacro. E Dante sbatte nel fuoco dell’inferno coloro che secondo lui hanno corrotto la carica ecclesiastica per bramosia di potere e denaro. Lo effettua con un interessante stratagemma perché la Divina Commedia è ambientata nel 1300 e Bonifacio VIII non era ancora deceduto in quella data. In questo luogo i condannati sono conficcati a testa in giù dentro numerose fosse, hanno le gambe scoperte e continuano a scalciare disperati con i piedi torturati dalle fiamme. Ad un certo punto, Dante nota un dannato che scalcia più degli altri, scoprendo presto che quella è la cavità riservata ai papi. Si ritrova quindi a parlare con Niccolò III, un papa simoniaco che attende la venuta del prossimo, ossia Bonifacio VIII. Nella bolgia infatti c’è un regolamento secondo il quale in alto sono locati soltanto gli ultimi che sono giunti, per poi essere gettati nelle viscere in seguito all’arrivo di un nuovo reo. Con questa trovata geniale Dante può mettere all’Inferno anche i papi non ancora deceduti e quindi Bonifacio VIII e Clemente V.
Perché Dante piazza anche questi papi tra i peccatori? Niccolo III, discendente della famiglia nobile degli Orsini, divenne famoso per il suo nepotismo, in quanto spesso nominò nipoti e parenti prossimi per importanti incarichi, Clemente V invece fu accusato di cupidigia e lussuria, oltre che di simonia avendo favorito il re di Francia per opportunismo e soppresso l’ordine dei Templari.
Infine nel canto undicesimo, sull’orlo del sesto cerchio. troviamo la tomba di papa Anastasio che Dante sistema tra gli eretici.
La punizione di Dante nei confronti di alcuni papi riflette la visione critica della politica ecclesiastica del suo tempo ed il Maestro non esita ad esprimere la sua indignazione nei confronti di coloro che, secondo lui, hanno tradito la missione spirituale per perseguire il potere temporale.
Credit foto: Wikipedia
© RIPRODUZIONE RISERVATA