La raccapricciante storia della testa decapitata spedita a Roma
Un mistero inquietante, un'esecuzione avvenuta a Velletri e una testa mozza inoltrata a Roma in un canestro
Come già abbiamo avuto modo di approfondire in un precedente articolo di Vistanet, le esecuzioni a Roma erano frequenti e sanguinose, spesso legate a racconti e a leggende popolari.
Una di queste storie tramandate di bocca in bocca, è quella di un assassino condannato a morte nel 1691 che uccise in via Condotti Nicola Galli, il nipote di Merola, un generale del Vaticano. L’uomo fu decapitato a Velletri e la sua testa fu spedita a Roma in un canestro. Secondo Costantino Maes, la testa era destinata ad essere esposta presso la Porta Angelica nelle mura Leonine di Roma. Era usanza infatti mettere in mostra, sull’attico della porta, delle gabbiette in ferro destinate a contenere le teste dei giustiziati.
La porta è stata abbattuta nel 1888 insieme al tratto di mura che arrivava fino a Castel sant’Angelo, ma si trovava tra le attuali viale dei Bastioni di Michelangelo, Piazza Risorgimento e via di Porta Angelica, dove ora è possibile vedere uno stemma di papa Pio XI. Fu quest’ultimo infatti a realizzare la porta prima del 1563, divenendo poi luogo di transizione dei pellegrini che giungevano in città, allo scopo di arrivare a San Pietro, dalla via Cassia o dalla via Flaminia. Le teste avevano quindi la macabra funzione di avvertimento e monito.
Apparentemente stride la contrapposizione tra il nome della porta “angelica” (dovuta al nome di battesimo del papa Giovanni Angelo Medici) con l’immagine delle gabbie contenti le teste decollate, in realtà il ruolo degli angeli è sempre stato quello di “giustizieri” spesso rappresentati nell’iconografia mentre brandiscono una spada.
La teoria di Maes però non può essere confermata, in quanto secondo fonti storiche documentate, la prima testa ingabbiata a porta Angelica, risalirebbe al 4 luglio 1703, ed apparteneva a un tal Mattia Troiani, servitore di un monsignore della Curia da lui ucciso.
L’uomo invece, come abbiamo visto, fu condannato a morte nel 1691, mentre Maes a tal proposito fa riferimento al foglio numero 33 di Foligno riportante tale data:
“Roma 11 agosto (1691) In questo medesimo giorno fu mandata da Velletri in un canestro la testa di quello che uccise in istrada de’ Condotti Nicola Galli, nepote del capitan Merola.”
Rimane quindi il mistero del motivo per cui la testa del malcapitato dovesse essere spedita a Roma, forse come prova dell’avvenuta esecuzione.
Riguardo il ponte di Castel Sant’Angelo esiste un detto: “Ce so più teste mozze sulle spallette che meloni al mercato”, in quanto dal 1500 in poi venivano esposte qui le teste
dei condannati a morte. Chissà che invece non fu proprio questa la destinazione.
E anche qui c’è di mezzo un angelo.
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