Lo sapevate? Il papa dipinto come un diavolo nella chiesa dei cappuccini

In uno dei luoghi di culto più particolari e macabri di Roma, troviamo una delle opere più significative di tutti i tempi di Guido Reni. La Chiesa Santa Maria della Concezione dei Cappuccini di via Veneto (alla quale Vistanet ha dedicato un articolo), oltre a contenere le ossa di oltre 4000 scheletri, disposte in un macabro cimitero, ha anche la particolarità di esporre un dipinto di Guido Reni dove è raffigurato papa Innocenzo X come Satana.
Lo sapevate? Il papa dipinto come un diavolo nella chiesa dei cappuccini.
In uno dei luoghi di culto più particolari e macabri di Roma, troviamo una delle opere più significative di tutti i tempi di Guido Reni.
La Chiesa Santa Maria della Concezione dei Cappuccini di via Veneto (alla quale Vistanet ha dedicato un articolo), oltre a contenere le ossa di oltre 4000 scheletri, disposte in un macabro cimitero, ha anche la particolarità di esporre un dipinto di Guido Reni dove è raffigurato papa Innocenzo X come Satana. Si tratta di un olio su tela del 1636, delle dimensioni di 293×202 cm, nel quale è rappresentato l’arcangelo Michele che schiaccia il diavolo.
La chiesa si trova al civico 27 di via Veneto, vicino Palazzo Barberini e fu costruita per volere di papa Urbano VIII per onorare suo fratello Antonio Barberini, frate appartenente dell’ordine dei Cappuccini.
C’è da dire che un simile azzardo da parte dell’artista sia dovuto al fatto che Giovanni Battista Pamphilj, divenuto poi papa Innocenzo X, non fosse stato ancora eletto come papa: all’epoca era solo un cardinale appartenete alla nobile ed eminente famiglia Pamphilj, pur discendendo, dalla parte paterna, direttamente da papa Alessandro VI Borgia.
Il rapporto tra la famiglia dei Pamphilj e quella dei Barberini era all’epoca piuttosto conflittuale e Guido Reni, uno dei massimi esponenti del classicismo seicentesco, si ritrovò a lavorare per i secondi. Inoltre sembrerebbe che il cardinale Giovanni Battista Pamphilj avesse offeso con parole sgradevoli e diffamazioni il Reni, al punto che quest’ultimo decise di dipingerlo come Satana, compiacendo anche in questo modo i Barberini.
L’opera è celebrata in tutto il mondo come esempio di bellezza ideale, il Reni in uno scritto afferma di aver avuto “pennello angelico o forme di Paradiso per formare l’Arcangelo o vederlo in Cielo; ma io non ho potuto salir tant’alto ed invano l’ho cercato in terra. Sicché ho riguardato in quella forma che nell’idea mi sono stabilita”. Un capolavoro sulla lotta tra bene e male, evoluzione iconografica religiosa di quella che in ambito pagano era rappresentata dalla dea della giustizia.
È possibile quindi, ma non accertato, che in qualche modo l’artista, al di là delle vicissitudini personali e di palazzo, volesse contrapporre la spiritualità del messaggio cristiano all’incoerenza di alcuni esponenti ecclesiastici, in un confronto tra umano e divino, bellezza ideale e orrore, luce ed ombra che albergano in ogni individuo.
Dopo gli anni del Rinascimento, le influenze di Caravaggio e Raffaello, Reni matura una personale visione della pittura e del mondo e “San Michele arcangelo che sconfigge Satana” rientra tra le opere pittoriche più significative di tutti i tempi.

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