Lo sapevate? Il Giudizio Universale di Michelangelo rischiò di andare distrutto
Accusato di immoralità per aver dipinto corpi nudi con i genitali esposti in uno dei posti più significativi della cristianità, fu avviata una campagna censoria.
Lo sapevate? Il Giudizio Universale di Michelangelo rischiò di andare distrutto.
Accusato di immoralità per aver dipinto corpi nudi con i genitali esposti in uno dei posti più significativi della cristianità, fu avviata una campagna censoria.
La Cappella Sistina è considerata una delle più grandi meraviglie artistiche di Roma e del mondo. Un progetto grandioso che si è compiuto in 4 anni tra il 1508 e il 1512, sommo simbolo del genio umano e d’eccellenza, uno dei più noti tesori culturali. Il suo nome deriva da papa Sisto IV della Rovere ed è qui che avvengono le cerimonie ufficiali del pontefice ed il conclave.
Ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo si recano in questo posto stupefacente per ammirare i sublimi affreschi di Michelangelo e le decorazioni di altri grandi artisti della Storia.
Numerosi sono gli aneddoti legati a questo luogo straordinario, ma in questo articolo ci soffermeremo a raccontare di una curiosità segnalata da Costantino Maes, secondo cui il Giudizio Universale rischiò di andare distrutto.
Un sacrilegio culturale la cui proporzione può essere spiegata dalle parole di Johann Wolfgang von Goethe, il quale affermava che “senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un’idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di ottenere.”
In realtà come già detto, all’interno della Cappella Sistina non vi ha messo mano solo Michelangelo, ma è la sua opera ad essere quella più famosa.
Antecedentemente gli interventi del genio del Rinascimento voluti da papa Giulio II, la volta era decorata con un cielo stellato, pittura tipica del medioevo, realizzato da Piermatteo d’Amelia.
Il Giudizio Universale fu oggetto di accesi alterchi tra il cardinale Carafa e Michelangelo Buonarroti. Quest’ultimo fu accusato di immoralità per aver dipinto corpi nudi con i genitali esposti in uno dei posti più significativi della cristianità. Il Carafa quindi avviò una campagna censoria denominata “campagna delle foglie di fico” con l’intento di far cancellare gli affreschi.
Purtroppo in seguito alla morte di Michelangelo, fu emessa una legge per coprire i genitali del dipinto e uno degli apprendisti del grande artista, Daniele da Volterra, fu incaricato a dipingere una serie di panneggi detti “braghe”, che gli valsero il soprannome di “Braghettone”.
Ma fu grazie a lui che possiamo ancora ammirare una delle espressioni più eccelse dell’arte, in quanto l’intenzione originaria era quella di far cancellare del tutto l’opera.
Giorgio Vasari, narra nel suo libro Vite de’ Pittori: “Tornato finalmente il Daniello a Roma, avendo papa Paolo IV volontà di gettare in terra il Giudizio di Michelangelo per gl’ignudi, che gli pareva che mostrassero le parti vergognose troppo disonestamente, fu detto da’ cardinali ed uomini di giudizio, che sarebbe un gran peccato guastarle; e trovarono modo che Daniello facesse loro certi panni sottili, e che le coprisse; che tal cosa finì poi sotto Pio IV, con rifare la santa Caterina ed il san Biagio, parendo che non istessero con onestà”.
Questo fatto storico, apparentemente distante dalla nostra epoca, concretamente non lo è affatto se pensiamo che solo nel 2021 è stata annunciata l’abolizione della censura cinematografica in Italia.
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