Le campane di Roma: rintocchi tra storia, primati e curiosità

Ogni campana della città è intrisa di racconti popolari. Ma a chi si deve il loro utilizzo? Qual è la più antica? E il campanile più piccolo?
Le campane di Roma: rintocchi tra storia, primati e curiosità.
Ogni campana della città è intrisa di racconti popolari. Ma a chi si deve il loro utilizzo? Qual è la più antica? E il campanile più piccolo?
Conoscete la particolare campana in un chiostro tra palazzi?
Il suono solenne e penetrante delle campane romane costituisce da secoli un elemento caratteristico del panorama sonoro della Città Eterna. Dalle torri campanarie di chiese, basiliche e cattedrali, richiamano l’attenzione di cittadini, fungono da memento di ricorrenze, segnando il tempo e richiamando i fedeli alla preghiera.
La più antica campana romana è del 1069 e si trova nella chiesa di S. Benedetto in Piscinula a Trastevere. Pensate che è anche locata nel più piccolo campanile (45 cm di diametro) della città. Il Guinness dei Primati la indica come “la più antica campana da torre conosciuta”.
Vi invitiamo a leggere un altro articolo di Vistanet dove si parla dell’origine del termine “stai in campana” dovuto anche alla sua funzione allarmistica in caso di pericolo, come incursioni o incendi.
Nel corso dei secoli la fusione delle campane è diventata un’arte sempre più raffinata. La fonderia pontificia non si trova però a Roma, ma ad Agnone, dove i Marinelli operano da ben 1000 anni nella creazione di questi preziosi manufatti.
Tornando nella capitale, sono le campane del Campidoglio della torre di Aracoeli ad aver segnato momenti fondamentali della vita cittadina insieme alla storica “Grande Campana” di San Pietro.
Ma ogni campana della città è intrisa di racconti popolari che sembrano echeggiare ad ogni rintocco: con oltre 600 chiese, Roma ha il primato di avere il numero più alto di campane. Fonti diverse ne indicano 1260, altre oltre 1500.
Divertente l’aneddoto secondo il quale il popolo romano ha iniziato a dare voce alle campane.
Secondo questi racconti la campana di Santa Maria Maggiore sembra dire: “Avemo fatto li facioli, avemo fatto li facioli!”. E quella di San Giovanni risponde: “Con che? Con che?
E Santa Croce: “Co’ le cotichelle, co’ le cotichelle!”.
Mentre le campane di S. Maria in Trastevere chiedono: “’ndo’ se magna la pulenta? ’Ndo’ se magna la pulenta?”. Il campanone di San Pietro echeggia: “a Borgo, Borgo, Borgo”.
L’utilizzo della campana in chiesa la si deve a San Paolino, vescovo di Nola, che nel 400 a.c. decise di impiegarle nelle funzioni religiose sin dalla mattina.
“Con buona pace dei residenti in via Guido Castelnuovo nel quartiere Marconi” ci ricorda Anselmo C, 86 anni.
“In questa via vi era un tempo la parrocchia di S.S. Aquila e Priscilla, ora fortunatamente spostata verso Lungotevere Gassmann, ma non ricordo con piacere i rintocchi dal chiostro circondato da palazzi dove vivevo e vivo anche io” continua. “Ancora adesso però è visibile l’esterno della campana, ma per fortuna non funziona più” (ride, ndr).
Il nostro simpatico anziano ci ha invitato a vederla, abbiamo accettato ed abbiamo scattato una foto di questa particolarissima campana circondata da palazzi.
Abbiamo quindi chiesto: “Legata alle campane esistono ritualità, addirittura nomi propri: ad esempio quella della Minerva si chiama Maria Caterina. Anche questa campana ne ha uno?”
“Camilla, che rompe e che strilla. Ovviamente scherzo”.

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