La sedia stercoraria del Papa. Ai musei Vaticani l’oggetto tra storia e leggenda di una papessa
Oggi abbiamo intervistato la storica dell’arte Francesca Iacoangeli per conoscere l’origine di questa particolarissima sedia.
Il mistero della sedia stercoraria: tra leggende, rituali e simboli del potere papale.
Chi l’avrebbe mai detto che associate ad un oggetto ci fossero numerose leggende? Parliamo della sedia stercoraria, un manufatto unico, tanto enigmatico quanto affascinante, che oggi si può ammirare presso i Musei Vaticani, nel suggestivo Gabinetto delle Maschere. Di primo acchito può sembrare una semplice sedia di marmo, ma attorno a questo oggetto si intrecciano racconti antichi, miti popolari e simbolismi religiosi che affondano le radici nella storia millenaria della Chiesa. La tradizione più nota – e controversa – è quella secondo cui la sedia sarebbe stata utilizzata durante un singolare rito d’intronizzazione papale: un controllo fisico per verificare il sesso del neoeletto pontefice, nato come risposta all’antica leggenda della Papessa Giovanna, una donna che, secondo il racconto, sarebbe riuscita a salire al soglio pontificio nascondendo la propria identità. Da qui, la sedia – dotata di un foro centrale – avrebbe avuto una funzione simbolica e pratica nel confermare “in corpore” la mascolinità del nuovo papa. Sebbene molti studiosi ritengano che tale uso sia frutto della fantasia medievale, il solo fatto che l’oggetto sia giunto fino a noi e custodito in uno dei luoghi più sacri della cristianità lo rende testimone silenzioso di un’epoca in cui sacro, politica e superstizione si intrecciavano indissolubilmente. Oggi, la sedia stercoraria non è solo una curiosità museale: rappresenta un invito a riflettere su quanto il potere sia stato, nei secoli, legato a riti, credenze e simboli che ancora ci affascinano.
Oggi abbiamo intervistato la storica dell’arte Francesca Iacoangeli per conoscere l’origine di questa particolarissima sedia.
Che utilizzo se ne faceva?
“Il motivo di questi fori non è condiviso in maniera univoca, ma è probabile che la sedia venisse utilizzata in epoca romana per i bisogni corporali di personaggi illustri. Un’altra versione dice che fu utilizzata per agevolare le partorienti. Nel Medioevo fu scambiata per un trono e quindi considerata adatta per l’utilizzo anche dal papa”.
Quali sono le leggende collegate a questa sedia?
“I romani per goliardia iniziarono a diffondere la voce che il buco servisse per controllare il sesso del papa durante i riti di incoronazione, perché solo un uomo poteva avere questo ruolo. Una diceria nata dal mito medioevale della Papessa Giovanna, in realtà mai esistita. Secondo questp racconto una donna inglese si travestì da uomo e riuscì con l’inganno a diventare papa nell’855 dopo Cristo con il nome Giovanni VIII”.
Quale rito di incoronazione?
“Vero è che l’intronizzazione del papa avveniva nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ma non è vero che al papa controllassero i genitali. La sedia , tra l’altro, è molto più antica dell’855. Fu un rito frutto della fantasia di autori protestanti”.
Ci può raccontare brevemente questa storia?
“La papessa ad un certo punto rimase incinta di un servo e partorì davanti ad una folla dopo essere caduta da cavallo mentre era di ritorno dalla celebrazione di una messa. In una delle tante versioni della leggenda. fu per questo uccisa lapidata dal popolo che si sentì ingannato”.
Provoca tanta indignazione l’idea di una donna in un ruolo di potere, secondo lei perché?
“Questo ci dà la proporzione di quanto fosse difficile accettare l’idea di una donna in posizione dominante (ad esclusione dei sovrani) oltre che sessualmente attiva. Questo all’epoca era impensabile, figuriamoci per la chiesa”.
Il racconto è narrato anche da Giuseppe Gioacchino Belli, il quale dedicò un sonetto dal titolo “la papessa GGiuvanna (scritto con due “g”, non si tratta di un refuso).
Fu ppropio donna. Bbuttò vvia ’r zinale
Prima de tutto e ss’ingaggiò ssordato;
Doppo se fesce prete, poi prelato,
E ppoi vescovo, e arfine cardinale.
E cquanno er Papa maschio stiede male,
E mmorze, c’è cchi ddisce, avvelenato,
Fu ffatto Papa lei, e straportato
A Ssan Giuvanni su in zedia papale.
Ma cqua sse ssciorzo er nodo a la commedia;
Ché ssanbruto je preseno le dojje,
E sficò un pupo llí ssopra la ssedia.
D’allora st’antra ssedia sce fu mmessa
Pe ttastà ssotto ar zito de le vojje
Si er Pontescife sii Papa o Ppapessa.
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Latte fresco, un alleato per tutte le età: nasce la collaborazione tra centrale del latte di Roma e policlinico Gemelli

Restituire al latte fresco il suo valore originario, quello di alimento completo, equilibrato e adatto a ogni fase della vita. È questo l’obiettivo del progetto promosso dalla Centrale del Latte di Roma in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, un’iniziativa che unisce tradizione e ricerca scientifica per superare i falsi miti legati al consumo di latte e riportarlo al centro della quotidianità alimentare.
Latte fresco, un alleato per tutte le età: nasce la collaborazione tra centrale del latte di Roma e policlinico Gemelli.
Restituire al latte fresco il suo valore originario, quello di alimento completo, equilibrato e adatto a ogni fase della vita. È questo l’obiettivo del progetto promosso dalla Centrale del Latte di Roma in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, un’iniziativa che unisce tradizione e ricerca scientifica per superare i falsi miti legati al consumo di latte e riportarlo al centro della quotidianità alimentare.
L’accordo, presentato in occasione del centodecimoquinto anniversario della storica azienda romana, segna l’incontro tra un marchio simbolo della produzione lattiero-casearia italiana e una delle più importanti istituzioni sanitarie del Paese. L’iniziativa è stata ufficialmente lanciata durante un evento celebrativo ospitato nella Sala del Carroccio in Campidoglio, alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e della sanità. Tra i partecipanti, Barbara Funari, assessora alle Politiche sociali e alla salute di Roma Capitale, Antonio Gasbarrini, direttore scientifico della Fondazione Policlinico Gemelli, Maria Cristina Mele, direttrice dell’Unità di Nutrizione Clinica della stessa Fondazione, e Fabio Massimo Pallottini, presidente della Centrale del Latte di Roma.
Nel corso dell’incontro, un brindisi simbolico con un bicchiere di latte fresco ha rappresentato l’immagine più immediata di questa alleanza tra tradizione e scienza: un gesto semplice ma significativo per ricordare che il latte non è solo un alimento legato all’infanzia, ma un componente fondamentale di una dieta equilibrata, utile in ogni età e in diversi momenti della giornata. Il progetto, che proseguirà nei prossimi mesi, mira a diffondere una corretta informazione scientifica sulle proprietà nutrizionali del latte fresco, promuovendo una cultura alimentare consapevole e sostenuta da dati concreti. L’iniziativa prevede inoltre la realizzazione di strumenti divulgativi innovativi, tra cui contenuti multimediali e campagne digitali dedicate alla salute e alla corretta alimentazione. Pillole video, infografiche e materiali social racconteranno, con linguaggio chiaro e autorevole, i benefici di un consumo equilibrato di latte e il suo ruolo nella prevenzione e nel benessere quotidiano. L’unione tra la competenza scientifica del Policlinico Gemelli e l’esperienza produttiva della Centrale del Latte di Roma rappresenta così un passo importante verso una nuova consapevolezza nutrizionale, che riconosce nel latte fresco un alimento moderno, versatile e di valore per tutte le generazioni.
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