Lo sapevate? Perché i papi cambiano nome?

La tradizione di modificare il nome quando un cardinale diviene papa risale a diversi secoli fa e ha radici prettamente simboliche e spirituali. Quando viene eletto papa, egli può scegliere di assumere un nuovo nome pontificale, noto come "nome di regno". Ecco perché.
Lo sapevate? Perché i papi cambiano nome?
Il mistero del nome: perché i papi cambiano nome al momento dell’elezione?
L’elezione di un nuovo pontefice è un momento di solenne importanza per la Chiesa Cattolica e per milioni di fedeli in tutto il mondo. Ma c’è un rito che, pur essendo noto, conserva ancora un alone di mistero: il cambio del nome. Perché i papi cambiano nome al momento dell’elezione? Questo gesto, carico di un profondo significato simbolico, non è una semplice formalità, ma un atto che risale a secoli di tradizione e che ha le sue radici nella storia stessa del cristianesimo.
Il mistero del nome affonda le sue origini nell’Alto Medioevo. I primi papi, a differenza dei loro successori, mantenevano il loro nome di battesimo. Fu solo nel X secolo che la prassi di adottare un nuovo nome iniziò a consolidarsi, e il primo a farlo in modo documentato fu Giovanni II, nel 533 d.C., che scelse questo nome in quanto il suo nome di battesimo, Mercurio, era legato a una divinità pagana. Tuttavia, la vera e propria consuetudine si affermò più tardi, a partire dall’elezione di Papa Sergio IV nel 1009, il quale riteneva il suo nome di battesimo, Pietro, troppo importante per essere riutilizzato, in onore di San Pietro, primo papa.
Il cambio del nome rappresenta l’inizio di una nuova vita e di una nuova missione. Al momento dell’elezione, l’uomo che era prima, con la sua identità e il suo passato, cede il posto al Vicario di Cristo sulla Terra. Assumere un nuovo nome non è solo un segno di umiltà e di rottura con la propria vita secolare, ma anche un modo per onorare un santo, un predecessore o per indicare un particolare programma pastorale. Ad esempio, Papa Giovanni Paolo II scelse il suo nome in omaggio a due dei suoi più recenti e venerati predecessori, mentre Papa Francesco ha voluto onorare San Francesco d’Assisi, simbolo di povertà e umiltà, indicando così la direzione del suo pontificato.
Questo rito sottolinea la trasformazione interiore e la gravità del compito che il nuovo pontefice si accinge a svolgere. È un gesto che simboleggia la continuità con il passato e, al tempo stesso, la novità del pontificato. È un momento di profonda riflessione, in cui il neo eletto, di fronte al Collegio Cardinalizio, dichiara il nome con cui desidera essere conosciuto dal mondo intero. Un nome che non sarà solo un’etichetta, ma un simbolo e una promessa.
La scelta di cambiare nome da parte di un cardinale nel momento in cui viene eletto papa non è solo una curiosità storica, ma una tradizione carica di significato, che affonda le sue radici in secoli di spiritualità, simbolismo e continuità ecclesiastica. Questa consuetudine non è imposta da alcuna regola formale, ma si è consolidata nel tempo come gesto solenne e profondamente rappresentativo. Il nuovo nome, che viene definito “nome di regno”, segna l’inizio di una nuova missione spirituale e il distacco dall’identità precedente, quasi come a voler indicare la nascita di un nuovo uomo, completamente dedicato al servizio della Chiesa e dell’umanità. Il gesto di scegliere un nome differente richiama simbolicamente le grandi trasformazioni bibliche, come quelle di Abramo, Pietro o Paolo, che mutano nome nel momento in cui ricevono una chiamata divina. Così anche il papa, assumendo un nuovo nome, imprime alla sua figura un messaggio, una direzione, un’ispirazione che riflette il suo programma, il suo spirito, la sua visione. Da Giovanni Paolo a Benedetto, da Francesco a Pio, ogni nome racconta una storia, richiama predecessori illustri o santi venerati, e apre una nuova pagina nel lungo racconto della Chiesa.
All’uscita dal conclave, quando il nome del nuovo pontefice viene comunicato al popolo di Roma, viene annunciato l’Habemus Papam in latino, la cui traduzione è la seguente:
“Vi annuncio una grande gioia: abbiamo un Papa! L’eminentissimo e reverendissimo signore, signor [nome dell’eletto in latino], cardinale di Santa Romana Chiesa [cognome dell’eletto], che si è imposto il nome di [nome pontificale in latino]”
Il nome verrà adottato per tutta la durata del pontificato.
Questa usanza è dovuta al cambio di nome da Simone a Pietro stabilito da Gesù Cristo.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 16,13-20:
“Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo”.
La scelta del nome e può essere influenzata da una serie di fattori:
1) La continuità con i predecessori per onorarne il ricordo o per sottolineare una continuità nella leadership della Chiesa.
2) I nuovi nomi spesso hanno significati simbolici come ad esempio legati alla pace, giustizia, la misericordia o altri valori importanti per la Chiesa.
3) Per sottolineare un periodo di cambiamento o rinnovamento nella Chiesa.
4) Devozione personale: Alcuni papi scelgono un nome in base alla loro personale devozione verso un santo o un aspetto specifico della fede cattolica.
Un esempio famoso di cambio di nome è Papa Francesco (Jorge Mario Bergoglio), che ha scelto di onorare San Francesco d’Assisi, noto per la sua umiltà, dedizione ai poveri e amore per la natura.
In questo caso Bergoglio è stato il primo pontefice ad assumere, per la prima volta dopo undici secoli, (l’ultimo fu papa Lando) di adottare un nome mai usato da un predecessore.
Riportiamo il discorso ufficiale di Papa Francesco durante l’udienza ai rappresentanti dei media del 2013:
“Alcuni non sapevano perché il Vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco. Alcuni pensavano a Francesco Saverio, a Francesco di Sales, anche a Francesco d’Assisi. Io vi racconterò la storia. Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti.
E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. È per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? È’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! Dopo, alcuni hanno fatto diverse battute. “Ma, tu dovresti chiamarti Adriano, perché Adriano VI è stato il riformatore, bisogna riformare …”. E un altro mi ha detto: “No, no: il tuo nome dovrebbe essere Clemente”.
“Ma perché?”. “Clemente XV: così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù!”. Sono battute … Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto. E penso al vostro lavoro: vi auguro di lavorare con serenità e con frutto, e di conoscere sempre meglio il Vangelo di Gesù Cristo e la realtà della Chiesa. Vi affido all’intercessione della Beata Vergine Maria, Stella dell’evangelizzazione. E auguro il meglio a voi e alle vostre famiglie, a ciascuna delle vostre famiglie. E imparto di cuore a tutti voi la benedizione. Grazie.”

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