Alla scoperta delle antiche porte di Roma: oggi aperte e maestose, un tempo utili strumenti di difesa.

Oggi Roma Capitale si estende su una superficie di quasi 1300 chilometri quadrati ma un tempo era molto più piccola e soprattutto fortificata. L’accesso alla città avveniva attraverso grandi porte. Alcune sono state demolite. Altre, invece, sono sopravvissute e oggi sono porte aperte che solide e imponenti ancora osservano dall’alto il viavai di veicoli e persone.

Andiamo alla scoperta di queste porte fortificate riproponendo un bell’articolo di Roma Capitale.
La funzione difensiva di mura e porte
Non è semplice immaginare oggi come fossero le porte all’epoca dell’imperatore Aureliano, quando la minaccia delle invasioni era concreta. La cinta muraria è stata integrata nel tessuto urbano e a volte ne rimangono solo tronconi, mentre le porte sono state a più riprese rimaneggiate. Può anche capitare di attraversarle senza più rendersi conto dell’antica funzione difensiva.

Le porte aperte delle mura aureliane, costruite a partire dal III secolo a.C., si trovavano in corrispondenza delle principali arterie stradali dalle quali derivavano il nome. Le maggiori, Portuense, Ostiense, Appia, Flaminia, avevano due arcate, ridotte a una con la ristrutturazione realizzata dall’imperatore Onorio tra il 401 e il 403. Solo la Porta Portuense rimase a due fornici ma fu poi distrutta e sostituita dall’odierna Porta Portese.

Porta San Sebastiano
Il suo nome antico era Appia, che nel Medioevo divenne Daccia o Dazza, per cambiare poi definitivamente in porta San Sebastiano. E’ tra le più monumentali e con un miglior stato di conservazione. Ospita il Museo delle Mura con un allestimento didattico che ripercorre la storia delle fortificazioni a Roma.
Ma nella sua lunga storia è stata anche abitazione e studio privato del segretario del partito fascista Ettore Muti, alloggio di servizio per il custode e la sua famiglia. Fu poi trasformata per ospitare un Ufficio speciale dell’Appia Antica e solo nel 1970 adibita per la prima volta a Museo collegato ai camminamenti fino alla via Cristoforo Colombo. Dal 1989 è uno spazio museale di Roma Capitale.
Nel corso dei secoli Porta San Sebastiano ha subito nel tempo moltissime trasformazioni. L’antica facciata di travertino con due archi gemelli è diventata ad un unico fornice e ne sono stati potenziati gli aspetti funzionali alla difesa nel Medioevo, con la realizzazione degli imponenti bastioni e con l’innalzamento sia delle torri che dell’attico sopra l’ingresso.
Porta del Popolo o Flaminia
E’ lo spartiacque tra l’area del centro storico che si apre con l’ampia piazza del Popolo e piazzale Flaminio. Un tempo si chiamava Porta Flaminia e aveva due arcate affiancate da due torrioni. Nel V secolo fu modificata ad un solo fornice, con camere di manovra sovrastanti per gestire la saracinesca che la chiudeva e un terrazzo merlato. La conformazione architettonica attuale, con doppie colonne ai lati del fornice e stemma dei Medici in alto, si deve al 1561, forse anche con il contributo di Michelangelo e del Vignola.
Nel 1638 vengono aggiunte le statue di S.Pietro e di S.Paolo, e poco dopo Gian Lorenzo Bernini ricevette da papa Alessandro VII, l’incarico di realizzare la facciata interna.
Una curiosità, dopo l’Unità d’Italia, gli ambienti sopra la porta vennero adibiti a caserma. Successivamente, tra il 1877 ed il 1879, su progetto di Agostino Mercandetti furono aperti i due fornici laterali più bassi che vediamo tuttora.
Porta Tiburtina
La porta Tiburtina, proprio all’altezza di via Tiburtina Antica risale al 5 a.C. e la sua origine è legata all’acqua. Con un arco di travertino permetteva a tre condotti sovrapposti delle acque Marcia, Tepula e Iulia di scavalcare la via Tiburtina. Durante l’edificazione delle mura venne trasformata in porta fortificata con due torri al fianco, poi venne rialzata e dotata di una saracinesca. Sul lato interno si arricchì di una contro porta monumentale verso la città.
Porta Asinaria e Porta San Giovanni
Sulle mura aureliane all’altezza dell’attuale Basilica di San Giovanni si apriva la Porta Asinaria, un’entrata secondaria, che proprio per questo venne realizzata a un solo fornice tra il 270 e il 273 dall’imperatore Aureliano. Venne man mano monumentalizzata, con l’aggiunta di torri semicircolari al fianco di quelle quadrate, e con controporta e cortile di guardia. Anche l’altezza raddoppiò.
Fu attraverso Porta Asinaria che fecero il loro ingresso a Roma Belisario (536) e i Goti di Totila (546).
La sua importanza si accrebbe durante il Medioevo ma a seguito di un importante innalzamento del livello del terreno divenne scomoda, perché sotto il livello stradale.
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