Benedetta non è stata ritrovata: è giallo sulla scomparsa della 12enne.

Contattato telefonicamente, il padre di Benedetta ha dichiarato: “Non è stata ritrovata, per favore aiutatemi.” Le ricerche della 12enne continuano; il telefono cellulare sarebbe stato lasciato dalla ragazza nella struttura prima di scomparire. Il padre ha ribadito: “Posso confermare che mia figlia non è ancora stata trovata.”

È stata rintracciata Benedetta Cristofani? Secondo le prime informazioni pervenute ieri mattina, sembrava che la giovane di 12 anni, originaria di Roma e scomparsa venerdì mentre si trovava presso una struttura di accoglienza a Tarquinia, nella provincia di Viterbo, fosse stata ritrovata. La ragazza si era allontanata durante il suo soggiorno presso il centro estivo della struttura. Gli operatori del centro avevano lanciato l’allarme. La Protezione Civile di Corchiano aveva annunciato il ritrovamento attraverso il proprio profilo Facebook domenica sera poco dopo le 23. Tuttavia, il post non è più disponibile.

Il padre ha spiegato che la notizia del presunto ritrovamento di sua figlia circolava già ieri sera, ma si è poi rivelata falsa. Ha rinnovato l’appello per la collaborazione: “Chiedo di nuovo aiuto per ritrovare Benedetta. Chiunque la avvisti deve immediatamente segnalarlo alla polizia.”

Dai primi resoconti, sembra che la ragazza sia scomparsa il 4 agosto intorno alle 19. Il padre aveva diffuso sui social media un appello con la sua foto e il numero di telefono, sperando di ottenere informazioni da chiunque avesse notato qualcosa. Il padre ha raccontato: “Mi hanno informato venerdì sera della scomparsa di mia figlia. Gli operatori del centro avevano già presentato una denuncia. Ho contattato la polizia e i carabinieri subito, ma non ho ancora ricevuto notizie. Ecco perché ho pubblicato un appello, sperando che qualcuno possa riconoscerla e darmi informazioni.”

Da allora, non ci sono state ulteriori notizie. Il padre ha spiegato: “Ho presentato denuncia telefonicamente quando gli operatori della struttura mi hanno informato. Non so come siano andate le cose da allora. So solo che venerdì alle 19 è scappata con il suo trolley e ha preso un autobus. È scomparsa, tutto qui.” Ha fatto tutto il possibile: “Ho informato tutti appena ho saputo.”

Riguardo al telefono di Benedetta, il padre ha affermato: “È rimasto alla struttura. Ho suggerito di consegnarlo alla polizia per verificare le ultime chiamate, perché è difficile sfuggire ai controlli e prendere un autobus senza che nessuno abbia contattato. Dobbiamo risalire alle ultime conversazioni.” Benedetta aveva trascorso due settimane presso la struttura e ora l’obiettivo principale è ritrovarla. Il padre ha fatto appello affinché la ragazza torni e ha espresso il suo desiderio di parlare con lei. Per chiunque abbia informazioni utili, è disponibile un numero di telefono da contattare: 335.8445356.

Il dialetto romano, conosciuto anche come romanesco e talvolta scherzosamente chiamato “romanaccio” dagli stessi abitanti della capitale, è una forma di espressione linguistica che caratterizza la città di Roma e le aree circostanti del Lazio. Questo dialetto ha radici profonde che risalgono all’evoluzione del latino volgare, la lingua parlata dal popolo nell’antichità. La sua storia è ricca e affascinante, riflettendo secoli di cambiamenti culturali, sociali e politici che hanno influenzato il modo di parlare dei romani.

Uno degli aspetti più curiosi e iconici del romanesco è la sua schiettezza, che si manifesta in un linguaggio diretto, senza filtri, e spesso condito da espressioni colorite, incluse parolacce e termini di turpiloquio. Questa caratteristica, che oggi viene percepita con ironia e affetto, trova le sue origini in un passato in cui la vita a Roma era dominata da un popolo vivace e talvolta ruvido, formato da artigiani, commercianti e altre classi popolari. Durante il periodo dell’era papalina, quando la città era al centro della politica religiosa e amministrativa, anche il modo di esprimersi rifletteva questa autenticità priva di formalismi e filtri.

Ciò che potrebbe sorprendere è che non solo il popolo adottava questo linguaggio, ma persino le classi più alte della società, come i nobili e il clero, non erano estranee a espressioni altrettanto vivaci e dirette. Questo dettaglio svela come il romanesco non fosse semplicemente il dialetto delle strade, ma anche una lingua capace di attraversare i confini sociali e di rappresentare, in modo unico, l’anima della città eterna.

Ha origine dal latino volgare, che era la forma parlata del latino classico e che iniziò a differenziarsi nei vari territori dell’Impero Romano. Nel corso dei secoli, l’interazione con popoli stranieri, le invasioni barbariche, le migrazioni e altre influenze linguistiche hanno contribuito alla formazione di dialetti regionali, incluso il romanesco.

Durante il periodo medievale il dialetto romano si sviluppò ulteriormente, ma la lingua predominante per la scrittura e la comunicazione formale continuò ad essere il latino. Nel Rinascimento, Roma e il Lazio furono al centro di importanti cambiamenti culturali e linguistici, ma il romanesco continuò ad essere principalmente una lingua parlata.

È nel corso del XVI e XVII secolo, che il romanesco iniziò ad apparire nella letteratura e nel teatro romano. Opere di autori come Giuseppe Gioachino Belli, Trilussa, e Giovan Battista Marino scrissero poesie e opere in dialetto romanesco, contribuendo a preservare e diffondere la lingua.

Il dialetto ha subito un processo di fiorentinizzazione nel periodo antecedente l’unità d’Italia e questo lo ha reso molto simile all’italiano, pur presentando una varietà notevole di espressioni colorite.

Nel corso del Novecento, con la diffusione dell’italiano standard come lingua nazionale, il romanesco ha inizial­­mente perso terreno, soprattutto nelle aree urbane. Tuttavia, alcuni scrittori, poeti, e registi continuarono a utilizzare il dialetto nelle loro opere, contribuendo a mantenerne viva l’identità culturale. L’italiano standard, insegnato a scuola e utilizzato nei mezzi di comunicazione, ha avuto un impatto sulla diffusione dei dialetti regionali, inclusi quelli parlati a Roma. Nonostante ciò, il romanesco rimane una parte preziosa del patrimonio culturale e linguistico della città eterna.

Oggi, il romanesco è ancora parlato e rappresenta una parte importante della cultura romana e laziale. In riferimento al gergo delle periferie, si parla di neoromanesco.