Caldo e afa: allarme topi e insetti a Roma

Con il termometro che raggiunge livelli record, e la Capitale che affronta l'emergenza dei cumuli di rifiuti, i cittadini si trovano ad affrontare un rischio crescente di contrarre malattie. Tuttavia, il pericolo non è limitato solo ai roditori.
Caldo e afa: allarme topi e insetti a Roma
Con il termometro che raggiunge livelli record, e la Capitale che affronta l’emergenza dei cumuli di rifiuti, i cittadini si trovano ad affrontare un rischio crescente di contrarre malattie. Tuttavia, il pericolo non è limitato solo ai roditori. Gabbiani, zanzare e altri insetti rappresentano ulteriori sfide. Quindi, oltre a dover sudare per fronteggiare le altissime temperature, dobbiamo anche combattere una vera e propria battaglia per garantire l’igiene.
L’invasione di rifiuti a Roma è diventata una situazione insostenibile, e la crescita costante delle temperature estive rende tutto ancora più complicato: l’aria è irrespirabile, le strade si trasformano in discariche a cielo aperto e l’incidenza di topi, gabbiani, zanzare e insetti aumenta in modo preoccupante.
La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) mette in guardia sull’importanza di affrontare seriamente la lotta all’igiene. Secondo gli esperti, l’estremo caldo che sta colpendo l’Italia, favorito dai cambiamenti climatici e dall’aumento delle temperature medie, non solo incrementa la presenza di insetti come zanzare e zecche, ma favorisce anche la proliferazione dei topi nelle aree urbane. Questo è particolarmente vero nei luoghi dove i rifiuti sono abbandonati e lasciati esposti al sole cocente.
I topi sono animali sensibili al freddo, ma trovano terreno fertile per moltiplicarsi in condizioni di caldo estremo. Ciò comporta una serie di pericoli igienico-sanitari per la popolazione, che potrebbero avere conseguenze gravi se non affrontate prontamente ed efficacemente.
Il non trattamento adeguato dei cassonetti stracolmi di rifiuti, le erbacce in crescita incontrollata e le pozze d’acqua favoriscono l’aumento delle minacce igieniche.
La città eterna, ambita meta turistica durante i mesi estivi, affronta ora una sfida senza precedenti. La popolazione è chiamata a mobilitarsi per combattere questa emergenza, con la consapevolezza che luoghi sensibili come parchi, ospedali e aree di ritrovo devono essere attentamente monitorati per prevenire il peggioramento della situazione.
Solo con un’azione tempestiva e coordinata sarà possibile affrontare efficacemente questa crisi dei rifiuti a Roma e garantire la sicurezza e l’igiene per tutti i cittadini.
(Foto Agi).

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19 luglio 1992: strage di via D’Amelio, muoiono Emanuela Loi e Paolo Borsellino

Il 1992 segna l’anno orribile della tragica lotta tra Stato e Mafia. Cade sul campo la giovanissima Emanuela Loi, prima donna poliziotto uccisa dalla mafia. Faceva parte della scorta del magistrato Paolo Borsellino. In via D’Amelio, a Palermo, perderà la vita il giudice e quasi tutta la scorta. «È il mio lavoro. Non posso tirarmi indietro», le ultime parole di Emanuela a mamma e papà
Articolo di Mario Fadda.
Il 19 luglio 1992 è per tutti i sardi la data iconica in cui l’ideale di libertà è immolato tra i roghi dell’ordigno di via D’Amelio a Palermo, quello di Emanuela Loi, ventenne di Sestu, prima agente della Polizia di Stato italiana ad essere stata uccisa da mano mafiosa in servizio.
L’avventura di coraggio di Emanuela inizia per il grande senso della famiglia. È una maestra elementare quando decide di presentare la sua domanda in Polizia per seguire la sorella Claudia che però non sarà ammessa alla Scuola Allievi. La formazione avviene a Trieste dove la solare fanciulla campidanese conclude brillantemente. Motivazione e serietà la portano a non escludere un battesimo professionale che sarebbe stato sogno e obiettivo di ogni entusiasta idealista: per Emanuela lo è. Prima destinazione Palermo, la Palermo dei primi anni ’90, scenario d’eccellenza della lotta sanguinosa tra Stato e Mafia.
Il primo servizio affidatole, anche se all’epoca alla gran parte degli italiani non diceva troppo e oggi in pochi lo ricordano, fu la scorta di Sergio Mattarella attuale Presidente della Repubblica Italiana. All’indomani della strage di Capaci, che tolse la vita al giudice Giovanni Falcone, lo spirito è ancora alto, coraggio e determinazione quelli dei primi giorni. È lei a dare forza a mamma Alberta Lai e papà Virgilio che vivono col fiato sospeso tra l’orgoglio e il timore quotidiano della propria ragazza, poco più che bambina.
Il tempo si ferma quel torrido pomeriggio di luglio. Emanuela non è più. È strage. Unica donna cade nell’adempimento del proprio dovere al seguito del magistrato anti mafia Paolo Borsellino. Emanuela entra nella storia. La toponomastica parla di lei in tutta Italia. Non si contano più città e paesi che scelgono di dedicare un monumento, una via o una piazza alla ragazza di Sestu esempio per tutti i giovani. Emanuela Loi, a ventiquattro anni, lasciava per sempre il fidanzato Andrea, il fratello Marcello e la sorella Claudia che ne tiene viva la memoria portando il messaggio di giustizia e integrità morale in tante scuole d’Italia assieme all’associazione contro le mafie “Libera”.
«È il mio lavoro. Non posso tirarmi indietro», le ultime parole di Emanuela a mamma e papà. Parole che oggi risuonano come un testamento morale di memoria inscalfibile.

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